Questo ottobre al cinema Arsenale tornano sul grande schermo i film del regista giapponese Hayao Miyazaki. La rassegna prevede la proiezione dei 4 film più famosi prodotti dallo Studio Ghibli, fondato dal regista insieme a Isao Takahata nel 1985. Questa settimana è stato proiettato il primo film della rassegna Spirited Away, in italiano La città incantata, uscito nel 2001.
L’universo Miyazaki, in cui per la prima volta mi sono trovata catapultata, affronta le tematiche più disparate. I suoi film sono trainati, per esempio, da temi legati alla natura, al pacifismo, al materialismo. Ogni protagonista affronta una ricerca personale che viene accompagnata da un intensa poetica e soprattutto da una profonda morale. Il tutto sullo sfondo di animazioni e dettagli che il regista ha curato in modo quasi maniacale.

Un incanto da Oscar
La città incantata è il film dello Studio Ghibli più celebre e infatti è stato l’unico film di animazione giapponese ad aver vinto un Oscar. La storia racconta delle avventure di Chihiro, una bambina che si sta trasferendo con i suoi genitori in una nuova città.
I tre si ritrovano catapultati nel mondo degli spiriti nel momento in cui sbagliano strada e decidono, spinti dalla curiosità, di entrare in un cunicolo. Avendo trovato una città ricca di ristoranti e locali, i genitori decidono di fermarsi a mangiare. I due si abbuffano talmente tanto da essere trasformati per punizione in maiali. In questo modo compare il primo elemento ricorrente nella maggior parte dei film dello Studio Ghibli: la cucina giapponese.

Cibo, cibo e ancora cibo
Durante il film, infatti, sono numerose le scene che vengono dedicate ai piatti tradizionali giapponesi. Oltre alla carne e al pesce saltano all’occhio gli onigiri, polpette di riso con alga nori, che vengono consegnati rivisitati in forma di consolazione alla protagonista per la trasformazione dei genitori in maiali.

Per salvarli Chihiro dovrà prestare servizio all’interno di un complesso magico gestito dalla potente maga Yubaba. Qui avrà modo di affrontare molte disavventure che la porteranno ad affrontare un vero e proprio percorso di crescita, assistendo così al passaggio dall’infanzia all’età adulta. Le scene, accompagnate dalla musica di Joe Hisaishi che conferiscono un velo di malinconia alla storia, presentano molte chiavi di lettura.
Uno sguardo alla società del tempo
La critica più diretta è quella rivolta alla società capitalistica e allo sfrenato consumo di risorse da parte degli esseri umani. In primis lo si vede con la trasformazione dei genitori in maiali e poi con i vari visitatori che giungono al complesso. Primo tra tutti il visitatore Senza Volto che elargisce pepite d’oro a chiunque egli incontri in cambio di cibo e devozione. Questo personaggio però tende a ingrassare sempre di più ogni volta che viene nutrito tanto da trasformarsi in un mostro che ingoia chiunque incontri. Chihiro è immune sia all’incantesimo dei maiali che alla creatura Senza Volto perché è ancora una bambina e quindi il suo animo puro e innocente è libero da ogni logica di accumulo di capitale che invece caratterizza il mondo adulto.

Alla protagonista viene anche affidato il compito di pulire lo Spirito del Cattivo Odore, un mostro di melma pieno di rottami. Altro tema ricorrente nei film di Miyazaki è, infatti, quello legato alla questione ecologica. Il mostro risulta, una volta pulito, lo spirito di un fiume che era stato inquinato dagli uomini. La cura che Chihiro dedica alla pulizia del mostro è un invito rivolto agli spettatori a eliminare l’inquinamento di paesaggi naturali.
L’importanza dei personaggi
Importantissimo è, infine, il personaggio di Haku, un ragazzo-drago servitore di Yubaba, per il quale la protagonista prova sin da subito una forte attrazione. I due scopriranno infatti di essersi già conosciuti in passato. Haku è, infatti, lo spirito del fiume che la salvò da piccola quando rischiò di morire annegata.

La particolarità dei personaggi fantastici di Miyazaki è quella di non essere facilmente classificabili in dicotomie bene-male. Sono, infatti, personaggi estremamente dinamici e anche se alcuni di questi possono sembrare cattivi all’apparenza, in realtà presentano un fondo di bontà. Lo si vede, in particolare, con il personaggio del visitatore Senza Volto, destinato a continui cambiamenti nel corso del film.

Riflessioni personali
Questo film è considerato una delle colonne portanti della cultura anime giapponese e questo perché, a mio parere, ha una forte carica attrattiva dovuta ai colori, agli ambienti e agli elementi ipnotici che caratterizzano l’animazione che vanno a coinvolgere non solo i bambini ma anche il pubblico adulto. É molto facile immedesimarsi nella protagonista qualsiasi età si abbia. Chihiro affronta un vero e proprio periodo di transizione e ci mostra come i cambiamenti facciano parte della nostra vita e questi vadano costantemente accettati.

Al contrario, alcune scene come quelle che ho spiegato precedentemente, richiedono tempi di riflessione più lunghi. La città incantata è ricca di allegorie e non tutte sono facili da cogliere immediatamente. Ma nonostante questo è molto facile lasciarsi trasportare dalla storia e dalla cultura giapponese, protagonista in tutte le sue opere, e elemento di forte attrattiva soprattutto per lo spettatore occidentale.
Per lasciarsi nuovamente incantare dal disegno di Miyazaki e dal mondo dei film di produzione Ghibli l’appuntamento al cinema Arsenale è durante tutto il mese di ottobre con la proiezione de la Principessa Mononoke (1997), il Porco Rosso (1992) e, infine, Il Castello Errante di Howl (2004).

Autore: Giulia Demuro
Ascolta la musica da quando era nella pancia della mamma ed è abbonata a Spotify dal 7 maggio 2002. Negli ultimi anni si appassiona, grazie al padre, alla musica in vinile. Studia Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione presso l’università di Pisa.