CinefiLife – Cosa aspettarci da Thor: Love And Thunder

Thor, il dio asgardiano del MCU sta ormai per tornare nelle sale (6 luglio), ma questa volta non sarà il comprimario ubriacone degli avengers, ma, a giudicare dai trailer, tornerà ad essere l’adone dai capelli biondi e gli occhi azzurri, in perenne crisi esistenziale.

Thor: Love and Thunder è il quarto film della saga sul vichingo spaziale più famoso di sempre, ma cosa possiamo aspettarci da questo capitolo? Di questo oggi parleremo qui nella rubrica CinefiLife di Radioeco.

Paragrafi che troverai nell’articolo:

  1. Di cosa parlerà il film?
  2. Ci possiamo fidare di Taika Waititi?
  3. Ci sarà da piangere!

Di cosa parlerà il film?

Il film riprende dopo gli eventi di Avengers: Endgame, con il Dio del tuono che si è ritirato dalla vita da eroe sulla Terra, frequentando i Guardiani della Galassia e facendo un po’ di ricerca interiore. Ma naturalmente, non dura molto prima che sia coinvolto nella sua ultima missione.

I Marvel Studios hanno pubblicato un entusiasmante primo teaser , con, ovviamente, un’altra canzone rock classica ionica.

Thor ha dovuto affrontare diverse difficoltà durante il suo viaggio Marvel, quindi ha senso che stia cercando di prendersi una pausa. Dopotutto, ha perso sua madre, suo padre, suo fratello, il suo migliore amico, la patria, la corona e molto altro ancora lungo la strada. Ma, almeno, il suo senso dell’umorismo è ancora intatto. E il suo nuovo taglio non potrebbe sembrare migliore. Ma le sorprese non finiscono qui, visto che a fare compagnia a Thor ci sarà anche il ritorno di Jane Foster, un ritorno che non ha creato fermento solo per la partecipazione di Natalie Portman, che non rivedevamo ormai da un bel po’, ma anche perché, a sorpresa di tutti, solleverà il martello, vestendo i panni di Lady Thor.

Questo, assieme alla presenza di Gorr il “macellatore di Dei” (Christian Bale) come cattivo, fa intuire che Love And Thunder si assumerà il compito di adattare una delle più belle run fumettistiche del figlio di Odino, quella di Jason Aaron. Una Run a fumetti che oltre a presentare un nemico temibile e tragico (Gorr è un padre che ha perso la propria famiglia sotto l’incuria degli dei ai quali giura vendetta), introduce una tra le più drammatiche storyline Marvel, quella della stessa Jane Foster, costretta a lottare con un nemico ben più temibile di Gorr: il cancro.

Se, inoltre, la trama del film si atterrà ai fumetti, ogni volta che Jane usa i suoi poteri azzererà tutti i risultati della chemioterapia, ammalandosi sempre di più. Tutto ciò crea dunque delle potenzialità notevoli per Love And Thunder che potrebbe rivelarsi a sorpresa come il film più drammatico dell’MCU.

C’è, tuttavia, solo un piccolo, possibile, problema: il regista.

Ci possiamo fidare di Taika Waititi?

Taika Waititi torna alla regia dopo i fasti di Thor: Ragnarok, il film che aveva segnato il suo debutto nell’universo Marvel, un debutto senz’altro molto appariscente dato che il regista neozelandese, aveva scelto di abbandonare l’anima shakespeariana dei capitoli precedenti e schiacciare l’acceleratore su una comicità totalmente demenziale. Evitando i toni apocalittici e abbracciando siparietti da Buddy movie tra Thor e Hulk.

Certo l’obiettivo di Waititi era quello di non prendersi troppo sul serio e indubbiamente ci è riuscito, saltando dal cinepanettone alle combo da videogioco, che per niente si confacevano agli eventi terribilmente drammatici messi in scena, distruggendo ogni minima parvenza di pathos. Ricordiamoci che in Thor: Ragnarok muore Odino, vengono uccisi gli amici di Thor e l’intero pianeta natale del dio asgardiano viene fatto saltare in aria, ma tra battute sulle dimensioni del pacco di Hulk e il famigerato “Ano del diavolo” tutto ciò era passato terribilmente in sordina.

Insomma, se queste sono le premesse, non ci sarebbe da aspettarsi il meglio, eppure, sono molto in hype. Aspettative basse? In realtà, no.

Dobbiamo infatti ricordarci che, con Ragnarok, Waititi si portava sulle spalle un peso incredibile, ovvero quello di rilanciare un frachise morente. Infatti, nonostante il primo film di Kenneth Branagh non fosse stato poi così male nel proporre un dramma tra fratelli dalle atmosfere amletiche, di certo non brillò particolarmente, tra un successo mediocre di critica e pubblico e degli incassi al limite del flop. Ma ad assestare la mazzata definitiva fu il secondo film di Alan Taylor (Thor: The Dark World) che non migliorò per niente le condizioni precedenti, facendo capitolare le recensioni, spingendo addirittura Chris Hemsworth a poco dal ritiro dal ruolo.

L’ingaggio di Waititi era dunque una scelta disperata, un cambio radicale di rotta per rilanciare l’immagine di un personaggio che, ormai, non aveva più nulla da dire.

Ecco spiegato l’eccesso delle tinte umoristiche, al limite della parodia metacinematografica: iconica è la scena della compagnia teatrale di Asgard che metteva in scena, con fare molto ironico, gli avvenimenti drammatici dei primi due film. Mettiamo anche in conto che Waititi aveva dovuto adattare una sceneggiatura ormai completata già da prima del suo ingaggio, e che del resto come si è visto, difficilmente poteva accomodarsi al suo stile ultra pop e comico. Tant’è che molte delle scene viste nel film erano fuori copione.

Questa volta, invece, Waititi sarà libero da ogni vincolo creativo, potendo fare completamente un suo film: la sceneggiatura di Love And Thunder è infatti firmata da lui e Jennifer Kaytin Robinson. Un fatto che senz’altro potrà far ben sperare su delle atmosfere più equilibrate. Taika Waititi del resto non è il primo degli sprovveduti, ha, infatti, una filmografia degna di nota (Boy, What We Do In The Shadows, Selvaggi In Fuga, sono tutti film che ti consiglio di recuperare) ed è riuscito ad accaparrarsi un premio Oscar per miglior sceneggiatura non originale nel 2020 per Jojo Rabbit.

Ci sarà da piangere

Stando alle anticipazioni degli addetti stampa che hanno avuto la possibilità di vedere Love And Thunder in anteprima, il film sarà «un lungometraggio con tanto cuore ed emozione. Un film sincero che mi ha fatto piangere e anche ridere» (The Playlist) o ancora «abbiamo riso e pianto. A Natalie Portman è stato finalmente dato ciò che le spettava» (Insider).

Insomma sembra proprio che, questa volta, potremo aspettarci un Taika Waititi sulla falsa riga di un Jojo Rabbit (che personalmente ho adorato) e con il quale ha dimostrato di saper scrivere proprio un film che bilanci perfettamente ironia e dramma.

Perciò, oltre a portarvi i pop corn in sala, armatevi anche di fazzoletti!


Nato nel 1999 e circondato dal mare, prima dell’isola d’Elba e poi della Sardegna, Tommaso dalle poltrone della sala, approda finalmente a quella davanti alla tastiera, per scrivere di ciò di cui ha sempre amato parlare: il cinema, in tutte le sue forme. Studente di filosofia e da poco in Radioeco, puoi trovarlo su Instagram come @tomcorsetti_

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