Buongiorno e ben tornati su Rad(Y)oSex 2.0, la rubrica sul sesso e l’educazione sessuale di RadioEco! Oggi siamo qui per parlare di un argomento molto “infuocato” e attuale: cosa sta succedendo all’aborto negli USA? A cosa porta l’annullamento della sentenza Roe vs. Wade?
L’aspetto interessante – o quasi – è come su questo tema, il mondo non smetta mai di sorprenderci.
Nell’articolo non parleremo degli aspetti tecnici dell’aboro, per quello vi lascio i due articoli precedenti che hanno trattato del tema:
- https://radio-eco.it/index.php/2022/04/20/radiosex-2-0-aborto-e-liberta-cosa-sta-succedendo/
- https://radio-eco.it/index.php/2020/06/24/aborto/
Cosa sta succedendo?
La Corte Suprema statunitense, il 24 giugno 2022, ha deeciso di annullare la sentenza Roe vs. Wade.
Questo significata che l’aborto è diventato illegale su tutto il suolo statunitentense? Non proprio.
L’aborto non è mai stato un diritto inserito nella costituzione americana, ma era proprio la sentenza sopracitata a garatirne la possibilità di attuazione a livello federale.
Seppur con limitazioni terriroriali, l’aborto non è mai stato considerato “illegale”, almeno tra il 1973 e il 2022, anche se non legato alle condizioni di salute della donna o del feto.
Quando i 6 voti favorevoli della Corte Suprema hanno deciso di far dichiarare nulla la sentenza del ’73, i loro ‘sì’ hanno reso l’aborto non più una questione legata alla giustizia ma a discrezione dei singoli stati/governatori.
Ciò significa che sarà il governatore del singolo Stato americano a poter decidere se rendere l’aborto legale o illegale, con tutte le limitazione e problematiche che subiranno i suoi cittadini.
Se il Texas e il Missouri hanno già manifestato la volontà di rendere illegale la pratica, lo stato di New York, Washington e della California ne assicurano la praticabilità.
La sentenza Roe vs. Wade
Alla base della polemica scatenatasi nel mondo, vi è l’annullamento della sentenza Roe vs. Wade.
A questo punto dobbiamo fare un salto nel passato, per l’esattezza al 22 gennaio 1973, data in cui la Corte Suprema sancì il diritto delle donne di interrompere la gravidanza per qualsiasi motivo, non solo legato a motivi di salute.
Il nome della sentenza deriva da Jane Roe (pseudonimo di Norma McCorvey) che nel 1970 rimane incinta per la terza volta del marito, un uomo violento e con problemi di alcolismo, e porta avanti la sua decisione di non portare a termine la terza gravidanza. Fu l’avvocato Henry Wade a rappresentare lo Stato del Texas nel processo.
Quando il caso venne sottoposto davanti alla Corte Suprema, 7 dei 9 giudici si espressero a favore di considerare la decisione dell’aborto come parte della sfera intima della donna, non solo legata allo stato di salute della madre o del feto (come in precedenza). I giudici favorevoli si appellarono al Quattordicesimo emendamento, riguardante il diritto alla privacy, constatando che negare la possibilità di abortire ad una donna potrebbe avere ripercussioni fisiche, mentali ed economiche periclose.
Con questa sentenza, per circa mezzo secolo, le donne sono state libere di poter scegliere cosa fare del proprio utero, corpo e della propria vita.
Seppur la sua caduta non abbia determinato l’impossibilità di interrompere volontariamente una gravidanza in tutti gli USA, ne ha fortemente limitato l’esecuzione.
Basti pensare che prima del ’73 e della sentenza, in 30 Stati americani l’aborto era considerato illegale per qualsiasi motivo.
Quali sono i problemi che ne derivano?
Di seguito cercheremo di identificare quali saranno le problematiche principali a cui le donne – e le famiglie – andranno incontro dopo questa decisione.
In primo luogo abbiamo un forte limitazione della libertà personale e sessuale della donna. L’impossibilità delle donne di poter mantenere un figlio o portare a termine una gravidanza, porta a ridurre o regolare drasticamente la frequenza dei rapporti sessuali.
Abbiamo poi la questione politica-morale. La decisione che dovrebbe spettare alla madre, diventa un affair politico e morale nelle mani dello Stato. Così, le dispute politiche utilizzano quello che dovrebbe essere un diritto delle cittadine stuatunitensi, come un’arma di retorica ai ballottaggi.
Forse la conseguenza più importante, riguarda le problematiche fisiche, mentali ed economiche a cui le donne saranno costratte:
- Le problematiche fisiche che alcune donne avranno, derivanti dalla gravidanza stessa, potrebbero essere fatali. Soprattutto se alcuni Stati decideranno di rendere l’aborto illegale in qualsiasi situazione.
- A livello mentale, la mancanza di volontà di arrivare fino al parto e/o di mantenere un figlio non desiderato potrebbe condurre a problematiche psicologiche molto gravi.
- L’aspetto economico, considerando il costo della vita (soprattutto della sanità e dell’istruzione) in America, può causare enormi difficoltà nella vita del bambino e della madre/famiglia.
Cosa non va in questa decisione
In linea generale, è la decisione stessa ad essere sbagliata.
Scendendo nel particolare, abbiamo una forte limitazione della libertà personale della donna, soprattutto quella legata al proprio corpo.
Soprattutto se consideriamo che la caduta della sentenza ha visto 6 voti favorevoli su 9 dei giudici, e 5 di questi erano uomini.
Sono tre i giudici ad aver firmato la cosiddetta dissenting opinion: Stephen Breyer, Sonia Sotomayor ed Elena Kagan (in foto). Il The New Republic scrive che non si sono limitati a dissentire dai ragionamenti dei loro colleghi, ma hanno descritto le azioni e le conseguenze della maggioranza della Corte come illegittime (fonte: Il Post)

(Photo by Erin Schaff / various sources / AFP)

Nonostante il concetto di democrazia legato all’elezione dei vari governatori, nelle mani di cui risiede la scelta dell’illegalità o meno dell’aborto, non è detto che l’intero Stato accetti la limitazione che verrà imposta in alcuni casi.
L’aspetto più importante, le donne che ricorreranno sempre più spesso a tipologie di aborto clandestino, spesso non riuscendo a sopravvivere all’operazione.

Autore: Michela Berti
Ho vent’anni ma sento di essere rimasta ferma ai miei amati 18. Matricola sia di Radio Eco che dell’Unipi, sono innamorata dell’arte e della scrittura, potreste chiudermi in un museo e non vedermi più uscire. Parlo di qualsiasi cosa, anche se cerco sempre una scusa per nominare Alberto Angela o i miei fervidi ideali femministi. Vorrei fare la scrittrice, ma anche la giornalista, e la divulgatrice, o la direttrice di un museo, e tante altre cose.