Buongiorno e bentornati nella rubrica sul sesso e l’educazione sessuale di RadioEco: Rad(Y)oSex 2.0! Dopo l’articolo dello scorso mercoledì, oggi vorrei parlare di un argomento abbastanza delicato: vivere il sesso e la sessualità alla luce dei disturbi alimentari.
Nell’articolo mi riferirò a questi ultimi come DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare)
Cercheremo di scoprire l’aspetto sia del cambiamento biologico sia di quello emotivo e quanto i disturbi alimentari abbiano un impatto centrale nella vita sessuale della coppia o della singola persone che ne è affetta.
Cosa sono i Disturbi del Comportamento Alimentare?
I DCA sono delle patologie che vedono un alterato rapporto riguardo l’alimentazione, l’esercizio fisico e il proprio corpo.
Nonostante l’età minima dell’inizio della patologia si sia abbassata al periodo della pubertà, il picco delle diagnosi viene registrato durante l’adolescenza, con una prevalenza del sesso femminile su quello maschile (nostante si registrino sempre più casi di uomini affetti da DCA).
I sintomi possono essere molto vari e diversi in base alla singola persone, ma ne riportiamo i più comuni: (crediti https://disturbialimentariveneto.it/i-disturbi-del-comportamento-alimentare-dca/)
- la diminuzione dell’introito di cibo
- il digiuno
- le crisi bulimiche (ingerire una notevole quantità di cibo in un breve lasso di tempo)
- il vomito per controllare il peso
- l’uso di anoressizzanti, lassativi o diuretici allo scopo di controllare il peso
- un’intensa attività fisica
I Disturbi alimentari più frequenti
I DCA più frequenti sono l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il BED (binge eating disorder); ma i manuali diagnostici ne riportano delle sotto classificazioni, quali i disturbi della nutrizione e i disturbi alimentari sottosoglia.
Purtroppo, i DCA stanno aumentano velocemente la loro incidenza sulla popolazione: gli studi sulla prevalenza dei disturbi dell’alimentazione indicano che nella popolazione femminile la frequenza è circa dello 0,3-0,5% (un caso ogni 200-300 persone) per l’anoressia nervosa e dell’1-2% (un caso ogni 50-100 persone) per la bulimia nervosa. Se analizziamo però solo i dati della popolazione in età adolescenziale e giovanile, le percentuali sono purtroppo più alte: si stima che nel corso della vita, fino al 2% delle donne si ammali di anoressia nervosa e il 4% di bulimia nervosa.
Questo aumento è dovuno – almeno in parte – agli impossibili e imporbabili standard estetici che la società odierna pone sul piedistallo della bellezza.
Anche l’aumento di altre patologie psicologiche (come disturbo d’ansia generalizzato o la depressione) possono favorirne la comparsa.
L’essere affetti da un DCA ha un impatto esorbitante sulla vita della persona. I problemi che ne conseguono non hanno un’inlfuenza soltanto fisica, ma soprattutto psicologico.
Le azioni quotidiane possono diventare difficili e le situazioni che, fuori dal disturbo, sono relativamente “normali”, possono trasformarsi in fonte di ansia e profondo disagio.
Dalle nostre radici primitive
Alcuni psicologi hanno analizzato come l’atto del cibarsi e l’atto sessuale sono interconnessi. Risalgono, infatti, alla sfera del piacere primario dell’uomo; entrambi intesi come atti basilari della nostra vita.
Possiamo ben capire come il rinunciare ad uno di questi due atti possa influire in modo indelebile anche sull’esecuzione dell’altro.
Il piacere derivato dalle due azioni viene negato e represso e visto come un qualcosa a cui rinunciare.
Spesso l’atto sessuale può essere inteso in quanto attività in grado di far bruciare calorie. Allo stesso tempo, il piacere e l’intimità vissuta durante il rapporto viene meno, a livello fisico ed emotivo.
Nell’anoressia nervosa, in molti casi il rifiuti del cibo si accompagna a un rifiuto integrale della sessualità.
Possiamo vedere come il bisogno di controllo che spesso accompagna la malattia e un rifiuto integrale del proprio corpo, abbia come conseguenza un allontanamento dalla sfera sessuale. Il senso di vergogna e l’incapacità di lasciarsi andare porta a ripudiare il contatto sessuale.

Nella bulimia nervosa, le cose sono ben diverse.
La capillarità dei momenti delle abbuffate, poi rinnegate mediante episodi di eliminazione, porta a vivere il sesso e la sessualità in maniera diversa dal caso dell’anoressia.
Una persona affetta da bulimia, seppur caratterizzata da un’insicurezza corporea sostenuta dalla dispercezione fisica, ricerca il rapporto sessuale in modo compulsivo.
La necessità dell’affermazione in quanto sé e corpo, porta ad avere rapporto sessuale sregolati. Proprio come nel caso dell’abbuffata, questi rapporti sono spesso seguiti da una sorta di “negazione”, coscienti della mancanza di affettività ricercata.
Ovviamente, questa mancato controllo del desiderio sessuale può portare ad atti incoscienti, come l’uso di alcool o droghe; oppure ad esser contagiata da malattie sessualmente trasmissibili e/o riptrovarsi i n gravidanze indesiderate.
Nel caso del BED, abbiamo un rapporto alterato con il cibo, che consiste principalmente in ingerire gran quantità di alimenti, senza nessun atto di eliminazione come nel caso della bulimia.
L’aumento del peso, che spesso causa il BED, oltre che a un rinnegamento del proprio corpo e all’evitamento del contatto sessuale, porta a delle complicanze a livello biologico.
La dispercezione provocata dai disturbi alimentari
Oltre le problematiche legate al rapporto tra eros e cibo, vi dobbiamo aggiungere quella che viene chiamata dispercezione corporea.
La dispercezione corporea è un disturbo percettivo che porta a vedere un’immagine del proprio corpo alterata, ed è uno dei fattori di mantenimento nei DCA.
Soffrire di questo disturbo è una lotta contro se stessi. Soprattutto nel caso dell’anoressia, in cui uno degli obbiettivi è la magrezza, il mancato realismo visivo del proprio corpo è causa di una falsificazione della propria immagine.
Ciò porta a una continua perdita di peso che può portare ad effetti irreversibili.
All’interno del nostro articolo, possiamo vedere come la dispercezione corporea sia centrale nell’atto sessuale e nel vivere la propria sessualità.
Un rifiuto di quello che il paziente vede essere il proprio corpo (ma che in realtà non è) influenza la volontà di potersi inserire all’interno di un rapporto sessuale.
Il mostrare ciò che è fonte di disagio e di rifiuto, è un atto estremamente doloroso e faticoso per coloro che vivono costantemente con i DCA.
Una persona che soffre di sisturbi alimentari si riflette nello sguardo altrui. Ciò significa che è lo sguardo dell’altro a mediare l’immagine esterna del corpo con quello che il paziente crede essere il proprio corpo.
Il tutto si riduce a un qualcosa di esterno alla persona, ossia allo specchio e agli occhi altrui.
Lo sguardo lussurioso o giudicante che appare tra le lenzuola, non può far altro che aumentare le paranoia che derivano da una precedente insicurezza e alterazione corporea.
In conclusione: come approcciarsi a una persona che soffre di disturbi alimentari
Per concludere vorrei fare un appello: soffrire di un disturbo alimentare è un’esperienza estenuante, che alcune persone portano dietro per molto tempo, che abbiano affrontato un percorso di guarigione che meno.
La paura, il dolore, la stanchezza, il disagio che i pazienti provano durante la malattia è un qualcosa di inimmaginabile e frustrante per coloro che lo vivono in prima persona.
Nessuno si sente in grado di poter fare niente, mentre alcuni lottano contro una delle fonti primaria della vita.
Se mai vi capiterà di assistere dall’esterno, siate gentili e comprensivi, una persona che soffre di DCA non ha bisogno di altri conflitti. Cercate di aiutarla il più possibile senza mai forzarla. Siate dei confidenti.
Sei stai leggendo e pensi di essere caduto/a nel vortice dei DCA, oltre che a rivolgerti a chi ti è vicino, puoi contattare il numero verde 800.180.969, attivo 24 ore su 24 dal lunedì al venerdì.
Se siete arrivati fino alla fine, vi ringrazio per aver letto l’articolo e spero che vi sia piaciuto!

Autrice: Michela Berti
Ho vent’anni ma sento di essere rimasta ferma ai miei amati 18. Matricola sia di Radio Eco che dell’Unipi, sono innamorata dell’arte e della scrittura, potreste chiudermi in un museo e non vedermi più uscire. Parlo di qualsiasi cosa, anche se cerco sempre una scusa per nominare Alberto Angela o i miei fervidi ideali femministi. Vorrei fare la scrittrice, ma anche la giornalista, e la divulgatrice, o la direttrice di un museo, e tante altre cose.