Rumours – Jacob Bellens e il poliestere

Un po’ come con Rest di Charlotte Gainsbourg (qui se avete perso l’articolo!), macchina, radio e via. Ero appena tornata da un concerto, ma non c’era verso di proseguire quel naturale ascoltare a ripetizione canzoni che hai cantato al palazzetto fino a tre secondi prima. Mo te faccio sentì n’artista che… e segue un’espressione di approvazione mentre dalla macchina risuona subito Jacob Bellens con la canzone Untouchable. Un nome, un programma.

Jacob Bellens
Jacob Bellens – Credits: spotify.com

Made in Danimarca – English Songs

La voce baritonale di Jacob Bellens nasce in una piccola cittadina danese. L’artista, classe 1979, inizia a scrivere canzoni da giovanissimo fino al debutto con Scandinavian South album dei Livstrompet fatto di solo sound elettronico che accantona testo e voce. Siamo agli inizi degli anni duemila e Bellens avvia anche due collaborazioni: la prima riguarda il duo Murder, con cui il cantante realizza tre album; la seconda lo vede direttamente come cantante e autore per la band I Got You On Tape dando vita con il gruppo a quattro album.

La voce c’è tutta, piena, che restituisce alla band un’atmosfera avvolgente ed equilibrata, ma è nell’esperienza da solista che il cantante danese entra in contatto con l’essenza della sua voce e, come da una profonda caverna in cui si sente solo l’eco, spuntano fuori The Daisy Age (2012), My Convictions (2015), Polyester Skin (2016), Trail of Intuition (2018) e My Heart Is Hungry And The Days Go By So Quickly (2020).

Ah, nel 2011 ha vinto pure il titolo di cantante dell’anno agli Steppeulven, il premio della critica danese.

Polyester Skin

Se il primo album, The Daisy Age, è un minimalismo quasi rassicurante con cui è piacevole perdersi dal singolo Heart of Africa in poi (d’obbligo ascoltare Jamboree e Eight Arms To Hold You), Polyester Skin, è un viaggio sulla luna. Successivo a My Convictions, così delicato da sembrare di appartenere a un altro tempo, per il terzo disco Jacob Bellens si catapulta in un altro mondo. Un mondo sintetico, fatto di poliestere e altri materiali artificiali, anche se di artificiale c’è ben poco. Ogni traccia è il risultato di una pozione magica, come se l’artista avesse preso un po’ di Bowie, un po’ di ABBA e un’eco che affianca la sua voce come un’ombra. Il timbro del cantante riempie gli spazi della musica con un arredamento metallico.

Tidal Wave, il primo singolo dell’album è letteralmente un’onda che travolge: c’è il ritornello di cui non ti aspetteresti il sound, c’è il setting di un mondo in subbuglio in cui siamo un po’ sperduti mentre Jacob suggerisce

I want you to take a

Look at the light that

Watches you from a far

And gives you shelter

Does it help you to notice

All of the things you are

Or make you laugh and forget

E ci si prepara così alla second track Ace of Spades, in cui ogni cosa torna al proprio posto, come il conto alla rovescia a Capodanno che si porta dietro la serenità dei nuovi propositi.

Jacob Bellens
Copertina dell’album Polyester Skin

Un salto alla posizione quattro. Ascoltare Back to You è come guardare la persona che si ama mentre balla Gimme! Gimme! Gimme! degli ABBA: divertimento e fascino continui. Come una calamita si pensa a quella persona che è sempre lì in quel tempo sospeso di noi:

Every legend I create

Every move I ever make

Every action and reaction in my life

[…]

Beats me with

Or what’s within my powers

Directly home

And always back to you

In the Lunar Light, Raining Parachutes, Keepers of the Faith sono un trittico in cui la luna è una costante e un qualcosa simile al paradiso da cui si vede il mondo con serenità.

Polyester Skin, che dà il titolo al disco, è come se spiasse Jacob Bellens in discoteca con Rachael, la replicante di Blade Runner. Tutto è così artificiale, ma allo stesso tempo naturale da risultare un’intima danza di corteggiamento:

And looking in your eyes

I’m trapped

Inside a giant sea of neon lights

A tunnel of creation

Where I end and you begin

Your heart is like a locomotive

Driving patiently into the night

With every single touch I feel

It beating from begin

Your polyester skin

E poi c’è lei, quella che ho saltato, la canzone intoccabile, una delle canzoni più interessanti dell’ultimo decennio. In Untouchable tutto è al proprio posto: ogni parola nella strofa giusta e il pianoforte accompagna creando una melodia tanto semplice quanto ipnotica. La luna c’è sempre, questa volta è nei capelli, mentre verso per verso si scopre che in tutte le contraddizioni della vita c’è una costante and we become brave and untouchable.

Quale altro satellite?

Trail of Intuition, senz’altro l’album più intimo, esce due anni dopo Polyester Skin, mentre My Heart Is Hungry And The Days Go By So Quickly risale al pieno lock-down 2020. A questo punto possiamo sperare essendo nel 2022? Per ora nulla di ufficiale all’orizzonte, ma noi a questa regola dei due anni ci vogliamo credere comunque.

*indizio per il prossimo album: Festival La Prima Estate


Autore: Marika Zandanel

Ascolta un po’ di musica e le piace andare al cinema. Studentessa al corso di laurea magistrale di Filosofia e forme del sapere dell’Università di Pisa.

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