The Last Duel è stata una delle migliori sorprese della stagione cinematografica autunnale. Un film che ha sbalordito la critica con una narrativa tesa e un intero insieme di interpretazioni impressionanti, in particolare la protagonista che ha interpretato una donna d’altri tempi eppure afflitta da problematiche del tutto contemporanee. La domanda che noi della rubrica CinefiLife di Radioeco ci siamo posti sorge dunque spontanea: come mai, nonostante tutto ciò, l’ultima fatica di Ridley Scott sia stata snobbata agli oscar?
Elenco dei paragrafi che troverai nell’articolo:
- The Last Duel e House Of Gucci: stesso regista ma successo opposto
- Escluso per il flop?
- The Last Duel: storia di un futuro cult
- Il cambiamento che non vorresti
The Last Duel e House Of Gucci: stesso regista ma successo opposto
Alla bellezza di 84 anni il regista de Il Gladiatore ha portato in scena nello stesso anno, anche House of Gucci, il quale è riuscito ad accumulare diversi riconoscimenti. Entrambi racconti epici dalla durata di due ore e mezza, con un focus su storie di tradimenti, sospetti coniugali e dal forte impatto femminista.
Si tratta di due film simili, ma con, tuttavia, un destino diverso: The Last Duel è stato completamente dimenticato durante la campagna della stagione degli Oscar, tranne per un riconoscimento minore da parte della National Board Of Review (organizzazione no profit newyorkese dedicata al cinema). Mentre House of Gucci è riuscito ad aggiudicarsi diverse nomination agli Screen Actor Guild Award (il premio di punta per gli attori): tra cui migliore attrice per Lady Gaga e miglior attore non protagonista per Jared Leto.
Nonostante ciò The Last Duel resta la pellicola meglio recensita (e con tutta franchezza migliore) con l’86% di valutazioni positive su Rotten Tomatoes, contro il più tiepido 63% di House Of Gucci.
Naturalmente le questioni di qualità rimangono in gran parte soggettive e vanno al di là dei singoli premi ricevuti, tuttavia non si deve sottovalutare il fatto che i riconoscimenti e le vittorie siano uno strumento più che efficace per suscitare l’attenzione del pubblico e dunque per fare in modo che certi film non finiscano nel dimenticatoio.
Anche nella stessa critica e industria non si può parlare di qualità oggettiva, ad esempio Kirsten Stewart, tra nomination e premi, si è aggiudicata ben sette riconoscimenti per la sua interpretazione in Spencer, ma, tuttavia, è stata snobbata dalla Screen Actor Guild, nonostante la presa in considerazione da parte dell’Academy. Tutto ciò ci porta, dunque, ad escludere il fatto che l’esclusione di The Last Duel agli Oscar dipenda dalla qualità del film.
Escluso per il flop?
Parliamoci chiaro, l’elefante nella stanza è chiaramente il fatto che, nonostante i grandissimi pregi, The Last Duel è stato uno dei più grandi flop al botteghino del 2021, ottenendo appena 4,8 milioni di dollari nel suo weekend di apertura. Un brutto numero per qualsiasi uscita a livello di Hollywood, considerando, poi, il budget di oltre 100 milioni di dollari. Il fatto che non abbia avuto un buon riscontro economico, lo ha reso un elemento non gradito agli elettori dei premi che potrebbero star valutando solo il successo finanziario delle pellicole, piuttosto che quello dei meriti artistici effettivi.
Questo, probabilmente, anche per via dell’emorragia di ascolti che ha colpito la premiazione degli Oscar da ormai diversi anni, e che avrebbe, forse, portato la giuria a dare la precedenza a successi economici e di pubblico al fine di tamponare quanto più possibile la crisi. Ecco perché House of Gucci, che è stato un relativo successo al botteghino per un dramma oltretutto per adulti nonché durante la pandemia, può sorprendere per l’incetta di premi conferiti da un’industria che tratta un film migliore dello stesso regista come un appestato.
E questo è ovviamente un grande peccato, perché The Last Duel è veramente eccellente, nonostante le critiche da social che contaminano quasi sempre prodotti che trattano tematiche scomode.
The Last Duel: storia di un futuro cult
La sceneggiatura di Ben Affleck, Matt Damon e Nicole Holofcener si è dimostrata abile e intelligente nel dissacrare l’epica cavalleresca colma dell’onore dei cavalieri, di combattimenti all’ultimo sangue e damigelle in pericolo, mostrandone l’ipocrisia di fondo e convertendola a strumento di denuncia storica e sociale nei confronti della violenza di genere.
Il film tocca, dunque, un tema molto delicato quanto sulla bocca di tutti, senza tuttavia cadere mai nel banale, ma anzi, con gli strumenti concessi dalla settima arte, mette in scena il lato terrificante dell’abuso, dimostrando come lo stesso, dalle aberranti pratiche medievali ritenute “tradizionali” o addirittura “mediche”, possa rivivere negli attuali tentativi maldestri e tossici di giustificare pratiche come il cat calling.
“L’ultimo duello” che dà il titolo al film è quindi un macguffin attraverso il quale Scott, decide di trattare oltre che la violenza di genere, anche il bisogno sfrenato di potere e di come quest’ultimo possa non tanto corrompere, quanto più svelare la vera natura dell’uomo: un essere egoista e avido di fama, sottomesso al desiderio di approvazione degli altri.
Degno di nota è, infine, assolutamente il lato tecnico : una fotografia che gioca sui grigi, trasponendo lo sporco sia fisico che morale del medioevo, sequenze action veramente ben fatte e performance degne di nota, (da citare un Ben Affleck che recita sopra le righe, senza, tuttavia, sembrare ridicolo ). Il tutto attraverso una narrazione strutturata in modo molto affascinante e per la quale non esistono veri e propri protagonisti, ogni personaggio vede sé stesso come poiché eroe della propria storia .
The Last Duel è un successo mancato, non resta che sperare possa un giorno diventare un cult.
Il cambiamento che non vorresti
La pandemia senz’altro è stato il piede premuto sull’accelleratore di un processo che sta cambiando il modo di determinare il successo e il fallimento di un film. Se ci pensiamo, tutti i contendenti agli oscar 2022 o non hanno di certo fatto urlare al successo economico in sala, oppure sono prodotti che hanno gettato la spugna nel cercare di portare pubblico al cinema, dandosi piuttosto allo streaming, è il caso di prodotti, anche ottimi, come Il Potere Del Cane, Tick Tick Boom o il nostrano È Stata La Mano Di Dio. Questo è un fattore epocale per l’industria, portata, o forse costretta, a valutare tutto sull’onda del botteghino. Motivo per il quale ci ritroviamo tra i candidati, seppur in una categoria minore, Spider-Man: No Way Home, non di certo, almeno personalmente (ma diciamo anche oggettivamente), un prodotto che brilli di qualità, quanto più della sua incredibile virtù di fare un sacco di soldi.

Nato nel 1999 e circondato dal mare, prima dell’isola d’Elba e poi della Sardegna, Tommaso dalle poltrone della sala, approda finalmente a quella davanti alla tastiera, per scrivere di ciò di cui ha sempre amato parlare: il cinema, in tutte le sue forme. Studente di filosofia e da poco in Radioeco, puoi trovarlo su instagram come @tomcorsetti_