Davanti a uno scenario di crisi, all’arte non è richiesto di risolvere il problema, ma di partorire idee che escano dall’ordinario. Pensiamo alla questione del cambiamento climatico: letterati e filosofi intervengono a fianco degli scienziati tentando, con i loro mezzi, di contribuire a salvare il pianeta.
In altri casi disperati, lo scrittore prova a leggere la realtà in controluce, per scorgere verità alternative che la cronaca non rileva.
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia rappresenta una vera e propria crisi. Per quanto lo scenario bellico sia per adesso limitato alle due nazioni, il rischio di un allargamento dello scontro si fa sempre più sensibile. Mentre la diplomazia langue e le armi risuonano, l’opinione pubblica del nostro Paese oscilla tra due ripetitive posizioni: aiutare militarmente gli ucraini oppure no.
Per comprendere davvero le ragioni del conflitto e per ipotizzare uno scenario risolutivo, è necessario iniziare a valutare strade impensabili.
1) Scenario curdo

La guerra è iniziata per due territori contesi: la Crimea nel 2014 e, adesso, il Donbass. Appartenenti all’Ucraina ma abitate da russofili, invase dalle truppe di Mosca e difese da quelle di Kiev, sono state queste regioni a dare origini allo scontro. Come risolvere la questione se nessuna delle parti vuole cedere all’altra?
Semplice: tra i due litiganti il terzo gode – e, aggiungo, se questo terzo è lontano dallo scenario bellico, nessuno dei contendenti avrà da recriminare. E qual è il popolo senza terra, la nazione senza stato? No, non stiamo parlando degli Ebrei, loro si sono accasati qualche decennio fa. Appena un po’ più a Est c’è la risposta: i Curdi! Costretti a secoli di guerre, persecuzioni e nell’ultimo decennio in prima fila nella lotta all’Isis, si meriterebbero proprio un posto (fisso) al sole. Donbass e Crimea fanno al caso loro: né Ucraina né Russia, Welcome to Kurdistan.
2) Scenario mondiale

Tra le sanzioni imposte alla Russia c’è stata anche l’esclusione da molte competizioni sportive. Soprattutto il calcio, si sa, è in grado di risvegliare e compattare una nazione, di colpire in senso positivo o negativo lo spirito di un popolo. E qual è la competizione più gloriosa? Senza dubbio il mondiale di calcio.
Nelle stanze della Fifa si fa spazio un’idea: all’Ucraina non servono solo armi o aiuti umanitari, ma anche un simbolo che rinsaldi il legame nazionale e dia nuovo vigore alla resistenza: all’Ucraina serve la vittoria di un mondiale di calcio. Si scorrono gli archivi e si scopre che l’Ucraina ha partecipato ai mondiali soltanto nel 2006: incredibilmente, si decide di assegnargli la vittoria di quel titolo.
Ma aspettate… il mondiale del 2006 lo abbiamo vinto noi! Il Governo è in imbarazzo, Draghi prende tempo di fronte alle pressioni internazionale – pure l’abbiamo eliminata noi ai quarti l’Ucraina, e mo non andiamo nemmeno al prossimo Mondiale, ma che figura ci faccio prima niente armi ora niente Mondiale… In un clima drammatico Draghi chiede al Parlamento di votare se rinunciare o meno al trionfo di Berlino.
Tutti favorevoli, tranne Forza Italia.
3) Scenario ecumenico

Un jet privato parte di notte dall’aeroporto di Ciampino. Vola silenzioso sui cieli di Kiev, rigati dalle scie dei razzi. Atterra su una strada cittadina squassata dalle bombe. Tutti si fermano a osservare la figura bianca che, appesa al suo pastorale, scende dalla scaletta. Il bagliore delle bombe illumina da dietro la figura di Papa Francesco, che si staglia come su una pala d’altare. Cala un silenzio irreale, mentre il Pontefice inizia a camminare verso la periferia della capitale, ormai assediata dalle truppe russe. I soldati sono sbigottiti, il Santo Padre si dirige verso un cannone e ci infila dentro una Bibbia. Da Mosca arriva l’ordine di non sparare, di fermare il conflitto.
Iniziano negoziati e trattative, mentre tutto il Mondo osserva con stupore il coraggio e il carisma di Bergoglio. Da guida spirituale ritrova la vecchia postura di leader politico; i patriarchi ortodossi perdono consenso e appeal sui fedeli, Putin è a colloquio col Papa. Si arriva a una soluzione clamorosa: il millenario Scisma d’Oriente, che aveva diviso cattolici e ortodossi, viene ricucito e così Russia e Occidente si ritrovano fratelli nella fede. La NATO non ha più utilità e diventa un organo religioso in mano al Vaticano – il nome viene lasciato immutato, in ricordo della natalità di Nostro Signore. Sotto l’insegna di San Pietro, il mondo ritrova unità e pace come ai tempi delle Crociate.
(Pare, ma le fonti non lo confermano, che questo scenario sia già circolato per le stanze di Palazzo Apostolico, ma il Papa non si è ancora deciso a partire per via del fastidioso dolore al ginocchio che lo perseguita da mesi).
4) Scenario thunbergiano

Sì, proprio loro, la strana coppia. Da una parte l’enfant prodige della lotta al cambiamento climatico, dall’altra l’enfant terrible della fu Unione Sovietica. Uno il petrolio lo vende, l’altra lo fulmina con lo sguardo. E invece sono legati da un piano tanto segreto quanto insospettabile.
Putin, schiavo dei propri oligarchi legati al commercio di combustibili fossili, cerca un modo per boicottarli, ma il mercato è troppo dipendente dal gas russo. Allora organizza una guerra per ricevere volutamente le sanzioni, far alzare i prezzi e indurre gli Stati Europei a investire nelle rinnovabili. In segreto ha già concordato con Thunberg che, una volta finito lo scontro, lei interverrà per proteggerlo e sveleranno insieme che tutto è stato architettato per salvare il mondo. Putin sarà allora leader unico e indiscusso di una Russia senza più oligarchi, Greta vedrà il pianeta vivere qualche anno di più. Tu chiamalo, se vuoi, greenwashing…

Autore:
Un tempo fui studente di Lettere, poi di Italianistica, poi fui soltanto Tommaso Dal Monte. In Radioeco dal 2019.