Rad(y)osex: quanto sono antichi i sex toys?

Un così vasto assortimento di sex toys come vediamo nella saga di 50 sfumature è difficile da immaginare e da mostrare sul grande schermo.

Sul primo punto c’è poco da fare, a meno che non disponiamo di ingenti somme economiche da spendere in questo settore; sul secondo possiamo lavorarci, invece.

Avete presente quando, durante la proiezione del primo capitolo della trilogia di 50 sfumature, vi trovate davanti alla scena della “camera dei giochi” di Mr. Grey?

In quel momento il pubblico si divide in due parti: l’una che assume lo stesso atteggiamento sbigottito di Anastasia, l’altra che invidia la protagonista, e non solo per la compagnia.

Parlare di sex toys e di autoerotismo, sia nel privato che su canali pubblici, è ancora molto difficile a causa del peso dei tabù e dei pregiudizi che non rendono semplice la comunicazione inerente ad essi.

Oggi siamo qui per parlare della loro storia, di quanto la ricerca del piacere personale o di coppia con l’aiuto di oggetti esterni sia normale e molto più antica di quanto si possa pensare.

Paleolitico

Credete che migliaia di anni fa sesso e sessualità venissero censurati? Ebbene no!

Sappiamo che la presenza di statuette femminili, come simbolo di fertilità e prosperità, era molto frequente. Ma non si può dire lo stesso per quelle raffiguranti personaggi maschili o simboli fallici.

Proprio per questo, il reperto trovato in Germania, nella cava del Baden-Wuerttemberg, è stato classificato dagli archeologi sia come un oggetto simbolico (per scheggiare selci e augurare prosperità nei rituali) sia come primo oggetto di piacere.

Stiamo parlando di un fallo in pietra di circa 19 cm di lunghezza e 3cm di larghezza. Ad oggi risulta difficile pensare a questo reperto come un dildo preistorico, ma ci affidiamo ai pareri degli esperti.

Grecia, Egitto, Oriente.

E’ ormai chiaro che, per quanto riguarda il tema della sessualità, i nostri avi erano ben più disponibili e meno bigotti rispetto a noi. Perciò non possiamo non pensare che nei tempi antichi anche l’autoerotismo venisse accettato e praticato senza grandi pressioni sociali e private.

Nell’antica Grecia era frequente e testimoniato su larga scala l’uso di “olisboi”.

Poco conosciute, ma molto comuni sono le testimonianze vascolari. Questi oggetti erano dei falli artificiali, rivestiti in cuoio (da cui deriva il loro nome) e forgiati in bronzo o in legno, misuravano circa 15 cm.

Aristofane nella commedia Lisistrata ce ne dà una testimonianza: le donne utilizzano lo sciopero sessuale come protesta per la Guerra del Peloponneso, mentre utilizzano l’olisbos durante le proteste.

Credits: stilearte.it

Un’altra testimonianza letteraria è presente nel Talmud, nel libro Avodah Zarah: in riferimento alla nonna di Re Asa, punita perché avrebbe istallato una specie di organo maschile sulla sua immagine di Asherah, per procurare il proprio piacere sessuale. Ma la testimonianza più sorprendente, intelligente e contemporanea nell’antichità la troviamo ai tempi di Cleopatra.

I racconti sulla regina ci mostrano la sua astuzia e l’assenza di confini sessuali, tant’è che a lei si deve l’invenzione del primo vibratore.

Svuotando una zucca e riempendola di api, capì che il loro ronzio avrebbe reso l’ortaggio uno strumento di piacere. La storia si perde in leggenda, ma non ci meraviglieremmo, viste le storie che aleggiano attorno a questa modernissima eroina, se le prossime scoperte archeologiche riuscissero a confermare ciò.

Cleopatra e Cesare, Jean-Léon Gérôme, 1866.

In Cina, i falli artificiali venivano considerati come mezzi per controllare le mogli degli uomini più influenti, deviandole dal tradimento. Anche se i medici consideravano relativamente sana la masturbazione femminile, a differenza di quella maschile.

In India, invece, i dildi artificiali venivano utilizzati per rompere l’imene delle ragazze vergini.

Questo perché il sesso pre-matrimoniale era proibito e per gli uomini era da considerare impuro lo sporcarsi con il sangue femminile.  

In linea generale, prima dell’avvento della cristianità, abbiamo un’apertura mentale molto larga sia sulla questione del’autoerotismo sia su quella dell’uso dei primi “sex toys” (termine anacronistico, in questo caso).

Il loro utilizzo non era condannato o etichettato a peccato satanico ma era molto più diffuso di quanto possiamo pensare.

Il lubrificante per eccellenza? Niente meno che l’olio di oliva!

Dal 1400 al XX° secolo.

Un’altra testimonianza di oggetti dedicati all’erotismo di coppia è presente alla corte di Enrico VIII. L’oggetto in foto viene denominato “siege d’amour”, e sicuramente appare di dubbio utilizzo. Sembra che questo divanetto erotico sia stato creato per consentire a chi lo utilizzava di intrattenere incontri sessuali comodamente con più partner, data la sua stazza e poca agilità.

Credits: wikipedia

Se avete visto il film “Hysteria” (2011, Tanya Wexler) probabilmente avrete guardato con interesse la nascita dei primi vibratori, con una narrazione quanto più vicina alla realtà. Nel film, ma in generale durante l’epoca vittoriana, vediamo la prima cura adottata per l’isteria. Al tempo, l’isteria era considerata una malattia solamente femminile, che poteva avere ripercussioni fisiche e psicologiche. La prima cura efficace ipotizzata è stata il “massaggio pelvico”, ovvero la masturbazione al fine di rilassare l’utero e riportarlo nelle sua posizione originale. Per le troppe richieste, vi fu la necessità di adottare un oggetto che potesse sostituire la mano della paziente e del dottore.

Il primo vibratore “elettrico” appare nel 1734 in Francia con il nome di Tremoussoir, il quale funzionava tramite un meccanismo a molla.

Credits: Il Post

Ma fu il dottor Granville a relaizzare e brevettare il primo dildo elettromeccanico, utilizzato inizialmente per i dolori maschili di natura ignota e poi per cercare di curare l’isteria femminile.

Per arrivare al 1902, quando l’azienda Hamilton Beach cominciò a vendere il primo prototipo di vibratore su larga scala, pubblicizzandolo come un elettrodomestico che qualsiasi donna poteva avere.

E oggi?

Abbiamo visto come la storia dei sex toys è molto antica e sorprendente, sotto alcuni punti di vista.

Ma abbiamo capito come la ricerca del piacere personale – in solitaria oppure in coppia – sia una pratica che esiste da secoli.

Il ventunesimo secolo è caratterizzato da una grande libertà sessuale e una progressiva caduta dei pregiudizi e degli attacchi morali che per lungo tempo sono stati rivolti contro le attività sessuali, almeno quelle che non rientrano nella sfera della procreazione. Tuttavia, ancora oggi è presente un velo opaco sull’argomento dei giocattoli sessuali, come se il loro uso fosse un qualcosa di sconveniente e imbarazzante.

Dalla trilogia di E. L. James abbiamo imparato che questi giocattoli esistono, nelle varianti più impensabili:

  • vibratori
  • stimolatori clitoridei
  • anelli vibranti
  • palline della geisha
  • sex toys anali e molto altro

Tutti a prezzi diversi e accessibili

Forse nei secoli passati non vi era una vasta scelta ma il loro utilizzo era tanto importante da essere documentato su pitture vascolari e opere teatrali. Per cui non vi è niente di imbarazzante nel loro utilizzo, sia per i single che ricercano il proprio piacere in autonomia sia in coppia per elettrizzare i momenti intimi. Fortunatamente, vari studi mostrano come molti uomini e donne ne facciano un uso abituale, soprattutto tra i 20 e i 40 anni (fonte: Journal of Sexual Medicine)

Dobbiamo capire che tutto ciò che porta piacere fisico e mentale ai noi stessi e alla nostra relazione non può che essere benevolo – ovviamente tutto ciò che è nei limiti della legalità!

Perciò correte a comprate un vibratore, un anello o delle palline, e cominciate a sperimentare ciò che più vi piace.

Credits: Cliomakeup

Per questo mercoledì abbiamo terminato, ma vi lascio un ultimo consiglio: su Privalia.it ci sono spesso degli stock di qualsiasi tipo di sex toys!

Autrice: Michela Berti

Ho vent’anni ma sento di essere rimasta ferma ai miei amati 18. Matricola sia di Radio Eco che dell’Unipi, sono innamorata dell’arte e della scrittura, potreste chiudermi in un museo e non vedermi più uscire. Parlo di qualsiasi cosa, anche se cerco sempre una scusa per nominare Alberto Angela o i miei fervidi ideali femministi. Vorrei fare la scrittrice, ma anche la giornalista, e la divulgatrice, o la direttrice di un museo, e tante altre cose.

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