L’ultima volta con Mica Van Gogh abbiamo fatto un salto indietro nel tempo con Keith Haring e il suo contributo artistico in campo musicale. Oggi torneremo a parlare di contemporaneità e in particolare di Marracash e del suo ultimo album, NOI, LORO, GLI ALTRI, all’interno del quale si trovano molte citazioni importanti. Tra queste, la più interessante, è il riferimento alla leggendaria performance artist Marina Abramovic.
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NOI, LORO, GLI ALTRI
NOI, LORO, GLI ALTRI è il settimo e ultimo album di Marracash, pubblicato lo scorso novembre. Il progetto si è posizionato al settimo posto nella classifica generale degli album più ascoltati del 2021. Questa posizione è dovuta, certamente, agli artisti italiani con cui ha collaborato, ai temi affrontati all’interno dei 14 brani e al progetto grafico.
L’album, infatti, presenta tre copertine. La prima è quella in cui sono presenti Marracash, i membri della sua famiglia, la sua manager Paola Zukar e infine la, ormai, ex-fidanzata Elodie. Il “NOI” all’interno del titolo si riferisce proprio alla prima copertina.

La seconda copertina, a cui è riferito il “LORO” del titolo, raffigura Marracash insieme al suo staff all’interno degli uffici della Universal a Milano.

Nella terza e ultima copertina de “GLI ALTRI”, Marracash è circondato da un gruppo di persone con la schiena volta in direzione opposta rispetto alla sua.

L’artista ci aveva infatti lasciato con l’album, Persona, uscito nel 2019, che affronta principalmente il tema dell’amore tossico. Con il suo ultimo album, invece, tratta temi riguardanti l’uomo ma non più legati all’ individualità, bensì alla collettività. Lo si nota, ad esempio, nel brano COSPLAYER.
“Oggi che tutti lottiamo così tanto per difendere le nostre identità
Abbiamo perso di vista quella collettiva
L’abbiamo frammentata
Noi, loro e gli altri
Noi, loro e gli altri
Persone”
All’album hanno collaborato molti artisti differenti tra loro. In particolare, sono presenti tre featuring. Il primo feat è quello con Guè Pequeno in LOVE, contenente il sample di Infinity di Guru Josh. Le altre due collaborazioni sono con BLANCO, uno dei vincitori dell’ultima edizione di Sanremo e con Calcutta, artista più celebre della scena indie pop italiana. A questi artisti si aggiunge la partecipazione vocale non accreditata di altri artisti come quella di Mahmood, Elodie, Joan Thiele, Salmo e infine Fabri Fibra.
CRAZY LOVE e il tributo a Marina Abramovic
Il primo singolo estratto dall’album è CRAZY LOVE. Nel videoclip, diretto dal regista Giulio Rosati, Elodie e Marracash mettono un punto alla loro relazione. I due, infatti, si sono conosciuti sul set di un videoclip nel 2020 e quindi hanno ritenuto giusto concludere la loro storia da dove questa era iniziata.
Il concept del videoclip è ripreso dalla performance del 1980 a Dublino di Marina Abramovic e Ulay, dal titolo Rest Energy. La performance si tenne alla National Gallery of Ireland ed è rappresentativa della forma più estrema possibile di fiducia.

I due innamorati, Marina e Ulay, dovevano infatti aggrapparsi ai lati opposti di un arco in modo da lasciare il loro peso e tirare la corda dell’arco. Marina ha definito questa performance una delle più difficili della sua vita, nonostante sia durata solo 4 minuti, a causa della tensione insostenibile.
“Eravamo entrambi in uno stato di tensione costante, ciascuno tirando dalla sua parte, con il rischio che, se Ulay avesse mollato la presa, avrei potuto trovarmi con il cuore trafitto”
Così scrive Marina nel suo racconto autobiografico scritto con James Kaplan, Attraversare i muri, pubblicato da Bompiani nel 2016.
Durante la performance di Rest Energy, Marina e Ulay avevano attaccati al petto dei microfoni in modo che il pubblico sentisse il battito amplificato dei loro cuori. La freccia dell’arco è puntata in direzione di Marina, mentre in CRAZY LOVE, la freccia è rivolta verso Marracash.

Le due performance terminano in modo differente. Mentre Marina e Ulay non si feriscono, Marracash e Elodie finiscono per uccidersi a vicenda, ponendo fine alla loro relazione. Nel videoclip Marracash lotta contro Elodie con il fioretto e nel momento in cui lui la ferisce, lei lascia andare la freccia e, inevitabilmente, lo colpisce.
La performance art di Marina Abramovic e Ulay
La storia d’amore tra Marina e Ulay è una tra le più importanti storie d’amore dell’arte contemporanea. Non si tratta, infatti, solamente di una relazione sentimentale ma anche professionale. La loro relazione durò ben dodici anni, la maggior parte dei quali, trascorsi in un furgone attraversando l’Europa. Con questi viaggi, i due, iniziano a diffondere la loro arte performativa. I loro lavori esplorano le relazioni tra il pubblico e l’artista e pongono in relazione i limiti del corpo e le possibilità della mente.

La loro relazione terminò nel 1988 con la loro ultima performance dal titolo The Lovers. I due percorsero più di duemila chilometri della Grande Muraglia Cinese. I preparativi furono molto lunghi e in quel lasso di tempo Ulay si innamorò di un’altra donna. La performance ha un finale inaspettato per il pubblico. Ulay, infatti, chiese a Marina: “Che cosa devo fare adesso?” “Non lo so ma io me ne vado”, rispose lei. In questo modo Marina fu costretta a continuare il suo percorso da sola.
I due si incontreranno di nuovo, 23 anni dopo, al MoMA di New York in occasione di The Artist is Present, una performance messa in scena da Marina Abramovic nel 2010. La performance prevedeva che Marina stesse seduta sette ore al giorno per circa tre mesi davanti ad un tavolo con davanti a lei una sedia vuota.

In questo modo a turno i visitatori potevano sedersi e fissare l’artista in silenzio senza usare il contatto fisico. Attraverso le emozioni e il linguaggio non verbale, l’artista e il pubblico si trovano uniti. Tra i 1700 visitatori si presentò inaspettatamente anche Ulay. Alla vista di lui, Marina si lascia andare per l’emozione e cede al contatto ponendo fine alla performance considerata la più lunga della storia.

Autore: Giulia Demuro
Ascolta la musica da quando era nella pancia della mamma ed è abbonata a Spotify dal 7 maggio 2002. Negli ultimi anni si appassiona, grazie al padre, alla musica in vinile. Studia Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione presso l’università di Pisa.