Sabato 26 febbraio è andato in scena presso il Teatro Nuovo Binario Vivo di Pisa IDONTWANNAFORGET, omaggio a Nan Goldin, di Francesco Bressan e Marina Romondia.
IDONTWANNAFORGET parte da una storia che non è ancora finita, e che forse non ha nemmeno un inizio. È qualcosa che somiglia più ad un album di foto di famiglia che a una narrazione. Ha i colori delle soffitte, quando la polvere si alza e scopre le cose, sporcando il fascio di luce che illumina le soffitte buie dei nostri ricordi, quelli che avevamo dimenticato di possedere, quelli che non vorremmo dimenticare mai e quelli che, invece, non vorremmo mai far riaffiorare nel nostro presente.
Lo spettacolo è ispirato all’opera The ballad of the Sexual Dependency della fotografa statunitense Nan Goldin. Su una scena spoglia, pile di scatoloni evocano un trasferimento in corso. I due attori, in piedi, con naturalezza e candore, iniziano la loro narrazione. Sullo sfondo si sussegue la proiezione di alcuni dei più espressivi scatti della Goldin.

Il racconto è opaco, procede all’insegna della frammentarietà. Cronache sfocate come foto sbiadite, cui fanno a tratti da contraltare rievocazioni nitide. Si compone progressivamente il ritratto dell’artista, la sua storia, senza però alcuna volontà o necessità di restituirne la cronologicità. Gli attori abitano la scena, ne modificano i contorni e lo spazio scambiandosi ricordi, affiancando alle fotografie della Goldin riflessioni personali sul senso del ricordare.
L’articolo è suddiviso in:
- Il Passato come ricordo
- L’arte di Nan Goldin
- IDONTWANNAFORGET e l’omaggio a Nan Goldin
- Gli interpreti di IDONTWANNAFORGET
- Genesi del progetto e tappe di produzione dello spettacolo
- Idea scenica e mise en scene
- L’importanza del ricordo
- L’arte e il suo ruolo salvifico
Il Passato come ricordo
“Il mio passato è essenzialmente impotente” scriveva il filosofo Henri Bergson in Materia e memoria. La domanda sorge spontanea, rileggendo i pensieri del filosofo: che cosa rimane, dei nostri ricordi, dei frammenti di vita, del dolore o dell’amore che abbiamo vissuto? Forse diventano materiale destinato a sedimentarsi in alcune zone profonde della nostra psiche, eppure capace di riemergere in modi inattesi, da un profumo, un colore, un pensiero o, più semplicemente, una foto.
Dolorosi o piacevoli che siano, i ricordi sono bagaglio emotivo d’esperienze, destinato a influenzare il percorso di vita di ognuno di noi. Anche i momenti più dolorosi, quelli più bui, sono un atto di resistenza all’oblio, fosse solo per testimoniare la risalita, il dolore e la vita che esigono di essere vissuti.
L’arte di Nan Goldin
Ed è proprio dall’idea astratta del ricordo e, dal ricordo concreto, ormai quasi sbiadito della sorella Barbara, che ha inizio e si sviluppa la carriera artistica della fotografa statunitense Nan Goldin che, nella sua opera più conosciuta, The Ballad of Sexual Dependency, sembra proprio rivendicare l’importanza e la potenza del ricordo attraverso uno slideshow di circa 700 foto accompagnate da colonna sonora.
The Ballad of Sexual Dependency è una raccolta di foto scattata tra gli anni Settanta e Ottanta. Si tratta di foto che immortalano lei e i suoi amici, anche tossicodipendenti, alle prese con la quotidianità. Nessuna censura. Nan si fa spazio attraverso l’intimità, la propria e quella dei propri cari, ritraendo scene di sesso, abusi fisici e psicologici, droga, l’impatto doloroso con l’Aids; la semplicità di pranzi e cene sullo sfondo di Boston o New York, di Londra o Berlino.

IDONTWANNAFORGET e l’omaggio a Nan Goldin
In IDONTWANNAFORGET, emerge la biografia di una donna nata nell’America degli anni Cinquanta che vuole esplorare il proprio corpo e la propria sessualità contravvenendo alla morale puritana dell’epoca. Ne emerge il ritratto di una donna sofferente che vive una vita travagliata all’insegna dell’abuso e dell’arte.
Non vi è però, nella restituzione narrativa, nessun cedimento alla retorica, né compiacimento voyeuristico. Al contrario, è uno sguardo candido e rispettoso quello che si posa su immagini e vita di Nan Goldin. Si compone, progressivamente, un ritratto esistenziale che, slacciandosi dalle coordinate anagrafiche dell’artista, restituisce in controluce l’affresco generazionale e socio-politico degli Stati Uniti e dell’Europa Occidentale.
In queste città metropolitane progressiste ed economicamente avanzate si annidano a poco a poco solitudine e sofferenza, risultato di una società capitalistica che, nella sua voglia di progresso immediato, finisce per inghiottire i propri figli e il loro e l’altrui futuro.
Nan, consciamente o inconsciamente, realizza il ritratto di un’intera generazione e di una società fintamente moralista che, oggi come allora, risulta immensamente ipocrita. Ma non solo, il suo obiettivo è in realtà quello di risultare il più veritiera possibile nella rappresentazione di quella che è la sua vita, vissuta al massimo durante gli edulcorati anni Ottanta, fintamente spensierati, fino all’avvento della droga e dell’Aids che mieterà, tra le tante vittime, anche la sua migliore amica Cookie Mueller.
Gli interpreti di IDONTWANNAFORGET
Al fianco di Marina Romondia, ideatrice dello spettacolo, insieme a Francesco Bressan, troviamo Nicolò Sordo, amico di vecchia data della Romondia. Sordo si dichiara estremamente felice di esser stato coinvolto dall’attrice e amica nell’interpretazione di questo spettacolo. È lo stesso Nicolò Sordo ad affermare che questo lavoro, grazie all’opera della fotografa Nan Goldin, è il tentativo di raccontare una storia, la sua, e di attraversare al contempo la storia di tutti, quando i ricordi salgono a galla senza un perché e ci si ritrova a fare i conti con un’immagine del passato, una sensazione, un odore, e si viene trasportati in un luogo che non ha contorni fisici definiti, parla di noi, ma mancano tasselli, bisogna ricostruire, ritrovare a fatica la storia che ci appartiene. Questo è l’obiettivo di IDONTWANNAFORGET, afferma Sordo, restituire dignità al ricordo.
Genesi del progetto e tappe di produzione dello spettacolo

Dopo aver condiviso gli anni di formazione all’Accademia, i due artisti, Francesco Bressan e Marina Romondia, raccontano di essersi trovati, per caso, a Milano durante la mostra che esponeva The Ballad of Sexual Dependency di Nan Goldin, un’artista da loro amata da tempo. Quel giorno, caffè dopo caffè, Bressan e Romondia scoprono di condividere la necessità di trovare un linguaggio per portare in scena quel disarmante senso di appartenenza alla sua opera.
La fotografia della Goldin utilizza archetipi comuni, di memoria collettiva, di storie con le quali la maggior parte di chi la osserva si identifica. Interrogare e lasciarsi interrogare dalla sua opera è stato come entrare in un labirinto di specchi: quale aspetto di noi riconosciamo in lei? Perché le sue foto non ci lasciano in pace? Perché guadando le foto dei suoi amici, dei suoi amanti, dei luoghi in cui ha vissuto è come se si riconoscesse e mettesse in moto una parte del nostro passato?
Nello spazio di queste domande, a gennaio, durante la prima residenza di creazione, i due artisti hanno mosso i primi passi. Bressan e Romondia Si sono accorti che affrontare l’opera di Nan Goldin non poteva prescindere dalla sua storia personale. E loro ci sono entrati. In questa moltitudine di racconti umani si sono resi conto di quanto fosse importante per loro come per lei, il bisogno di ricordare. Prendendo coscienza che è proprio quel ricordare che ci spinge in avanti, che ci rende umani, che rende dignitosa ogni esistenza, qualunque essa sia. La nostra esistenza non è più un’esperienza straordinaria ma è un cammino breve, umile e comunitario. Il suo essere mitologica sta solo nella relazione, senza giudizio, con qualcun altro, e nel bisogno di non dimenticarlo.
Idea scenica e mise en scene
L’idea scenica di base di IDONTWANNAFORGET è semplice: due attori si muovono dentro uno spazio vuoto, pochi elementi essenziali suggeriscono una cantina, una soffitta, dove i due attraversano e accumulano ricordi. Le foto di Nan scandiscono il ritmo dello spettacolo: parallelamente prende vita la sua storia personale e quella della “famiglia” della fotografa, accompagnando una riflessione sul senso del ricordare.
La volontà è quella di creare un grande momento di condivisione con il pubblico. Alle immagini di Nan Goldin sono affiancate fotografie delle vite degli attori, fotografie del passato, timidi ritratti di famiglia, banali pomeriggi di infanzia. Foto rubate al pubblico. I volti del pubblico, insieme a quelli della vita degli attori e di Nan Goldin si mescolano insieme creando un’unica grande storia.
L’obiettivo dei due ideatori dello spettacolo, Francesco Bressan e Marina Romondia, e dell’interprete Nicolò Sordo è quello di creare un momento intimo di condivisione con il pubblico raccolto sul palco, qualcosa di simile alle serate passate a guardare vecchie fotografie, a raccontarsi, a ricordare. Un momento intimo che culmina in un abbraccio emotivo tra gli interpreti e chi assiste a questo omaggio. Nessuna finzione, nessuna quarta parete. Solo uno spazio, due attori che spesso danno le spalle al pubblico per attraversare con loro una moltitudine di fotografie, farsi toccare, parlarne, ricordare.
L’importanza del ricordo
“Ti ricordi la prima volta che hai preso un treno?” chiede Marina a Nicolò.
“Certo che lo ricordo, che domanda è. Tu, non lo ricordi?”
“Io no” risponde triste lei, affranta, rassegnata.
Ma allora, se non si riescono a ricordare frammenti di vita, nostra o quella altrui, perché non possiamo inventarli? Perché non possiamo creare nuovi ricordi?
Ricordare rende vivi. È questo il senso dell’arte di Nan Goldin e dell’omaggio per lei realizzato da Marina Romondia. Il prologo di IDONTWANNAFORGET è rappresentato da una singola foto che, nel corso dello spettacolo farà da sfondo allo slideshow delle magnifiche e reali foto scelte da Bressan e dalla Romondia, da mostrare al pubblico.
La foto in questione ritrae la sorella maggiore di Nan, Barbara Goldin, morta suicida a soli 18 anni, quando Nan ne aveva 11. Tutto ciò che rimane di lei è quella foto e i ricordi sbiaditi di Nan. Perché quando qualcuno di molto caro viene a mancare, la prima cosa che si dimentica è la voce e, a poco a poco, inizia a sbiadire anche il volto.
Nan vive la sua vita tentando di preservare il ricordo, prima della sorella e poi di tutti i volti che della sua vita hanno fatto parte, scattando foto che rappresentano l’unica vera evidenza di una vita spezzata ma vissuta intensamente.
L’arte e il suo ruolo salvifico
È sorprendente notare come un dolore così grande, come la perdita della propria sorella, possa trasformarsi in arte ispiratrice e simbolo di un’intera generazione, quella segnata dagli eccessi e dalla lotta all’AIDS.
L’arte diventa così salvifica, il ricordo indispensabile, la vita, ricordo. Ed in quell’ambiente asettico fatto di scatoloni in cui la Romondia e il collega Sordo si muovono, raccontando una storia che non è la loro, la storia di Barbara, poi di Nancy Goldin e di Cookie Mueller diventa la nostra. I loro amici, le loro vite sfrenate diventano le nostre, i loro ricordi, i nostri. E si ha quasi l’impressione di poter toccare il viso tumefatto di Nan o il suo livido a forma di cuore. La si vorrebbe abbracciare Nan, stringere forte. Ma, più di tutto, la si vorrebbe ringraziare.

La sua arte, così intima, riesce comunque a diventare universale. Il dolore, la paura di non farcela, diventano vittoria.
In un periodo di improvvisa riscoperta, da parte dell’editoria, di numerose fotografe del Novecento, IDONTWANNAFORGET, pur con una certa schematicità, senza particolari evoluzioni e respiri, è un manifesto sull’importanza della memoria e del ricordo, una presa di coscienza della frammentarietà dell’esistenza, una rivendicazione della potenza emotiva e sentimentale del ricordo.

Autore: Mariaconsuelo Tiralongo
Classe 2000, figlia del Mar Jonio e dei Monti Iblei. Da sempre appassionata di letteratura e scrittura creativa, cura con passione il proprio blog letterario , discute di libri e Mental Health su @papergirlinapapert0wn e studia Informatica Umanistica all’UniPi. Fa parte di Radio Eco dal 2019, dal 2020 contribuisce alla realizzazione di articoli e contenuti vari per la rubrica letteraria di RadioEco: Eco di Libri e dal 2021 è editor dell’area Blog. La trovate su @mylifeas__c