Cinema Sonoro: Chiamami col tuo nome

Questa settimana insieme a RadioEco, la rubrica Cinema Sonoro approda sulle sponde della cinematografia pura, mettendo occhi e orecchie su un film che nel 2017 ha fatto innamorare infinite anime di un amore diverso e allo stesso tempo universale. Il film è Chiamami col tuo nome.

Le tre parti dell’articolo:

  1. Chiamami col tuo nome: tra estetica e suono
  2. La colonna sonora
  3. Gli iconici brani di Sufjan Stevens

Chiamami col tuo nome: tra estetica e suono

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Credits: Mymovies.it

Chiamami col tuo nome, tratto dall’omonimo romanzo di André Aciman e diretto dal regista italiano Luca Guadagnino, giunge nei cinema di tutto il mondo tra la fine del 2017 e gli inizi del 2018. Arriva giusto in tempo per racimolare ben tre candidature ai Golden Globe come miglior film, miglior attore protagonista e miglior attore non protagonista, mentre quattro sono quelle agli Oscar per miglior film, miglior attore protagonista, miglior sceneggiatura non originale e, non a caso, miglior canzone.

La storia di Chiamami col tuo nome è quella di un primo amore, la cui semplicità nonché forza travolgente vengono tradotte in bellezza estetica e sonorità. L’elemento visivo è impresso nell’immagine di una plasticità viva che è quella dei muscoli umani; la sinuosità del corpo del giovane protagonista Elio, che ricorda le forme ellenistiche, si va a unire a quella strutturata e vigorosa del suo amante, Oliver. La fotografia fa anch’essa parte di questa estetica grazie ai toni pastello che colorano i luoghi estivi di un’Italia degli anni ‘80 e che avvolgono i personaggi in una bolla surreale. La musica, invece, parla per i personaggi, esprimendo le parole e le emozioni che loro non riescono a comunicarsi.


La colonna sonora 

Chiamami col tuo nome e la sua soundtrack riescono in un’impresa tanto ardua quanto magnifica, ovvero quella di entrare a far parte della fotografia stessa del film. Ma come è possibile che l’elemento uditivo riesca a diventare parte di quello visivo? Si parla in questo caso di Sinestesia. Figura retorica da sempre sfruttata in ambito letterario e poetico, la sinestesia può essere anche una condizione percettiva in cui due sensi – in questo caso udito e vista – si intrecciano fino a confondersi a tal punto che uno dei due innesca automaticamente l’altro. La colonna sonora di Chiamami col tuo nome fa esattamente questo; l’ascolto delle sue musiche, soprattutto quelle più delicate che fanno da portavoce all’emozione del personaggio, induce a vedere le note in colori. I brani permettono di chiudere gli occhi, ma riuscire a scorgere comunque i colori pastello dei paesaggi estivi lombardi. Prima il verde erba, poi il giallo ocra dei raggi solari delle tre del pomeriggio e ancora dopo l’azzurro carta da zucchero del cielo. Toni che sono però filtrati da qualcosa che li rende vibranti, ma anche sfuggenti, e quel qualcosa è proprio il primo amore. 

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Frame del film. Credits: SonySoundtracksVEVO

Le pure suonate di pianoforte hanno il diretto scopo di definire le mere emozioni dei personaggi, in particolare quelle del giovane Elio. Hallelujah Junction (1st movement) come anche M.A.Y in the Backyard, Une barque sur l’océan Germination vanno a trasmettere in maniera cruda le sensazioni di attesa, fremito, agitazione ed incertezza che Elio prova nel non comprendere sé stesso e cosa l’apparentemente impenetrabile Oliver provi nei suoi confronti.

Le ore che per il protagonista si dilatano in struggenti flussi di pensiero silenziosi vengono tradotte a regola d’arte in pezzi suonati anche da Elio stesso, che non a caso trova nella musica il centro della sua essenza (Elio è infatti un giovane musicista che trascorre le sue giornate estive scrivendo musica e suonando, destreggiandosi tra chitarra e pianoforte). Un esempio è la scena in cui è proprio Elio a riprodurre Sonatine bureaucratique convertendo non in un solo pezzo, ma in varie versioni di esso la moltitudine di percezioni contrastanti ed incontrollabili tipiche dell’adolescenza e della scoperta di sé stessi all’interno dell’amore.

Credits: YouTube

Non mancano nella soundtrack i pezzi che permettano di farsi immergere nell’epoca di ambientazione del film. Gli italiani anni ’80 trovano espressione con Loredana Bertè J’adore Venise e Franco Battiato con Radio Varsavia. Non mancano comunque l’influenza e lo stile americano che con Lady, Lady, Lady di Giorgio Moroder e Joe EspositoWords di F.R David Love My Way dei The Psychedelic Furs accendono la palla stroboscopica e aprono le piste da ballo.

Tutto questo, le suonate di pianoforte e i dirompenti brani anni ’80, non fanno che incorniciare quello che invece è il vero cuore pulsante della soundtrack di Chiamami col tuo nome. Ciò che permette di chiudere gli occhi e di riuscire comunque a vedere colori e provare le antiche emozioni del primo amore sono i brani di Sufjan Stevens, cantautore e musicista statunitense che con Futile Devices, Mystery of Love e Visions of Gideon riesce definitivamente a compiere la magia.


Gli iconici brani di Sufjan Stevens

Futile Devices segna quella che è l’incertezza che segue un momento troppo bello per poterlo sentire effettivamente accaduto. Il brano delinea un’attesa, quella di Elio, nel ricevere una risposta che forse, per quanto ne sa, potrebbe non arrivare mai. Voleva dire qualcosa quello che è successo? È stato solo immaginato? È tutto già finito? 

Credits: Netflix

È passato molto, molto tempo
Da quando ho memorizzato la tua faccia
Ora sono passate quattro ore
Da quando ho vagato attraverso il tuo posto

Mystery of Love (brano che ottiene la candidatura agli Oscar come miglior canzone) con le note di arpa, chitarra e pianoforte insieme alle parole arriva direttamente al cuore, accedendo a quel ricordo inciso ed indelebile di cui ognuno in modo sempre unico e diverso è in possesso. La reminiscenza è di quell’amore, il primo, che mai verrà dimenticato. Che si tratti di distanze calcolabili in ventenni, decenni, bienni o solo pochi mesi, quello che Mystery of Love fa è insinuarsi nei ricordi arcaici fatti di colori, odori e sensazioni originari di momenti che una volta sola nella vita sono stati provati. Questo permette di vivere insieme ad Elio e Oliver il definitivo sbocciare del loro amore, tra i verdi boschi e le fruscianti cascate bergamasche. 

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Credits: IMDb

Oh, oh woe-oh-woah sono io
La prima volta che mi hai toccato
Oh, cesseranno mai le meraviglie?
Sia benedetto il mistero dell'amore

Vision of Gideon completa il percorso accompagnando un Elio spezzato che tocca il fondo per poterne risalire e compiere l’operazione di decostruzione e riassemblaggio di sé stesso. Si tratta di un processo che lascia delle cicatrici profonde, segni che scalfiscono chiunque abbia potuto provare, e poi perdere, quel tipo di amore. Elio davanti al camino versa le sue lacrime elaborando un dolore che forse mai verrà davvero curato. Il brano consente di provare insieme a lui quello struggimento che segue la fine di un amore che non tornerà indietro, che mai più sarà lo stesso, così viscerale e primordiale.

Credits: SONY

Ti ho amato per l'ultima volta
Visioni di Gedeone, visioni di Gedeone
E ti ho baciato per l'ultima volta
Visioni di Gedeone, visioni di Gedeone

Per ascoltare tutta la soundtrack, ecco il link diretto alla playlist di Spotify qui. Sotto la lista completa delle canzoni, citate e non:

  1. John Adams – Hallelujah Junction, 1st Movement – 7:09
  2. Ryūichi Sakamoto – M.A.Y. in the Backyard – 4:25
  3. Loredana Bertè – J’adore Venise – 4:15
  4. Bandolero – Paris Latino – 4:01
  5. Frank Glazer – Sonatine bureaucratique – 3:44
  6. Alessio Bax – Zion hört die Wächter singen – 5:10
  7. Giorgio Moroder e Joe Esposito – Lady, Lady, Lady – 4:15
  8. Maurice Ravel (André Laplante) – Une barque sur l’océan – 7:10
  9. Sufjan Stevens – Futile Devices (Doveman Remix) – 2:15
  10. Ryūichi Sakamoto – Germination – 2:09
  11. F.R. David – Words – 3:27
  12. Marco Armani – È la vita – 4:11
  13. Sufjan Stevens – Mystery of Love – 4:08
  14. Franco Battiato – Radio Varsavia – 4:07
  15. The Psychedelic Furs – Love My Way – 3:33
  16. Valéria Szervánszky e Ronald Cavaye – Le Jardin féerique – 3:02
  17. Sufjan Stevens – Visions of Gideon – 4:07

Autore: Matilde Loni

Nata accanto alla torre pendente nel 1997, Matilde da ex pallavolista approda alla tastiera del pc per scrivere della sua grande passione: l’arte in tutte le sue declinazioni. Studentessa di Psicologia Clinica e novizia di RadioEco, puoi trovarla su Instagram come @matildeloni_ 

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