Benvenuti a un nuovo appuntamento di RadioEcologia.
Se non vi ricordate chi siamo, o volete conoscere le nostre nuove compagne di viaggio, ma anche rileggervi i nostri vecchi articoli, trovate tutto qui!
Nell’ultimo articolo abbiamo parlato della sostenibilità dell’Università di Pisa, dunque un luogo vicino a tutti noi. Anche oggi voglio parlarvi di qualcosa che ha un ruolo fondamentale nelle nostre vite di tutti i giorni e del suo impatto ambientale: lo smartphone.
Dal 2007 sono stati prodotti più di 7 miliardi di smartphone.
Da quel momento ad oggi, nel 2022, questi apparecchi elettronici hanno rivoluzionato le nostre vite, la nostra quotidianità, il modo di relazionarci alle persone… e persino il nostro pianeta. La produzione di questi dispositivi ha un impatto devastante sull’ambiente, dal momento che necessitano di molti materiali diversi per la loro realizzazione:

Da cosa sono composti gli smartphone?
Un solo smartphone è composto da 95 g di plastica, 11 g di ferro, 250 mg di argento, 24 mg di oro, 9 mg di palladio, 9 g di rame, 3,5 g di cobalto e 80 grammi di materiali più o meno preziosi di cui almeno 1 g di terre rare.
Come al solito però, il problema non risiede nel tipo di materiali di cui si ha bisogno, ma nel modello di profitto a breve termine, decisamente non smart, della catena di progettazione, produzione e distribuzione degli smartphone:
l’impatto socio-ambientale dell’industria elettronica
Le miniere in cui vengono estratti i metalli preziosi necessari sono luoghi da far west in cui i lavoratori sono costantemente in pericolo di vita, l’ambiente viene devastato e spesso portano l’aumento di conflitti in paesi come la Repubblica Democratica del Congo.
L’obsolescenza programmata porta all’aumento della produzione di smartphone ogni anno, aumentando così la quantità di energia necessaria alla produzione di questi dispositivi, solitamente derivata da combustibili fossili.
Per concludere, in questo tipo di industria fast, non è previsto, per questi dispositivi realizzati con tantissimi materiali preziosi, un piano che preveda la loro raccolta e il riciclo di questi materiali, che invece contribuiscono sempre di più alla rapida crescita degli e-waste, cioè dei rifiuti elettronici.
Infatti oggi solamente il 15% degli smartphone viene riciclato nonostante il 96% dei materiali sia recuperabile.
Ad oggi, ogni smartphone dovrebbe essere utilizzato per 232 anni per compensare il suo impatto ambientale. Dunque per ridurre le emissioni di questi dispositivi dovremmo usarli il più a lungo possibile, ma ogni anno escono nuovi modelli accompagnati da pacchetti di offerte dai principali gestori di telefonia che forniscono l’ultimo modello in comode rate, al termine delle quali il giro riprende.
Conclusioni
Il problema degli e-waste è relativamente nuovo, eppure con l’esponenziale crescita di domanda e produzione di smartphone, computer, tablet, smart tv… è un tema sempre più scottante e urgente. Questo problema richiede che sia il consumatore che la produzione di questi dispositivi sia responsabile e intelligente. Nessuno ha bisogno di un nuovo smartphone ogni anno, così come nessuno dovrebbe guadagnare dal gettare nelle discariche materiali preziosi, che necessitano di essere accuratamente recuperati e riutilizzati.
Insomma, la stessa industria degli smartphone deve diventare smart, così come i nostri dispositivi.
Autrice: Arianna Armani
Studentessa di DISCO (Scienze della Comunicazione) all’Università di Pisa e blogger per RadioEco dal 2020.
Fonti:
https://audiovisual.ec.europa.eu/en/video/I-201789?lg=IT&sublg=it