Questa è una pagina di diario. Un racconto personale sul perché ho scelto il cinema come contributo al Blog della radio.
Quello che vorrei fare è tentare di spiegare perché ogni volta che rivedo Shining di Stanley Kubrick ho i brividi, pur sapendo ormai come finisca. Come mai mi senta subito a casa non appena cominciano i titoli di testa de Il Grande Lebowski dei fratelli Coen.
Ma forse è meglio rinunciare in partenza. Non sono in grado di descrivere certe cose e forse un po’ me ne vergogno anche. Ho 22 anni, maturità classica alle spalle, sono un laureando in filosofia, eppure, non riesco a descrivere ciò che più mi è caro e familiare. Ma sapete che vi dico? il giorno in cui vi saprò dire cosa rappresenta per me il cinema, sarà anche il giorno in cui smetterò di amarlo, o quantomeno, mi renderò conto di starlo amando con meno intensità rispetto ad adesso.

Per Umberto Galimberti, celebre filosofo e psicoanalista, «l’amore non abita nella razionalità». Non posso che trovarmi pienamente d’accordo con lui, perché quando si ama veramente qualcosa si crea in noi quel pizzico di follia che non ci permette di ragionare analiticamente e di descrivere quello che proviamo. Ed è proprio quando riusciamo a capire il motivo del nostro amare, che il mistero svanisce e con lui anche il romanticismo. È come quando in una relazione si arriva a conoscersi talmente tanto da non avere più ormai niente da dirsi.
Ma non perdiamoci in divagazioni, eravamo rimasti a me che non sapevo dire perché mi piace il cinema. Beh, appunto non è semplice da spiegare. Forse lo amo per via del fatto che riesce a farmi perdere contatto con ciò che mi circonda, come nessun’altra arte riesce a fare. Il cinema ha una potenza immersiva molto forte, probabilmente perché essendo l’ultima arrivata, l’arte cinematografica è la fusione di tutte le precedenti, e questo se da un lato la rende completa, dall’altro la agevola.
Eppure, non potrei comunque definire il cinema solo come un agglomerato di parti perché ciò che si percepisce quando le immagini prendono vita sullo schermo non è un composto, ma un qualcosa di unico. C’è dunque un ingrediente misterioso che tuttavia non riesco a decifrare ma che rappresenta il trucco per una relazione duratura.
Al cinema devo tanto, devo la mia vita, ecco perché banalmente la rubrica ha la parola Life nel nome. Ma il cinema non è un amore a senso unico, non potrebbe vivere senza il punto di vista dello spettatore e sarà proprio del mio punto di vista, infatti, che leggerete.
Sperando di non annoiarvi troppo 🙂

Autore: Tommaso Corsetti
Nato nel 1999 e circondato dal mare, prima dell’isola d’Elba e poi della Sardegna, Tommaso dalle poltrone della sala, approda finalmente a quella davanti alla tastiera, per scrivere di ciò di cui ha sempre amato parlare: il cinema, in tutte le sue forme. Studente di filosofia e da poco in Radioeco, puoi trovarlo su instagram come @tomcorsetti_