Cinema Sonoro: Strappare lungo i bordi, la serie di Zerocalcare

Benvenuti a Cinema Sonoro, la nuova rubrica in serie di RadioEco che va ad unire la settima e la quinta arte: cinema e musica.

L’obiettivo della rubrica è quello di analizzare film e serie tv attraverso le loro soundtrack, pezzo per pezzo, cercando di cogliere la complicità che lega ogni colonna sonora alla sua personale pellicola. Quest’ultima verrà scelta secondo due criteri selettivi: la numerosità di volte che si attiva Shazam sul telefono e il puro trasporto emotivo. Non ci sono tecnicismi, non c’è ricercatezza; in questa rubrica si parlerà solo di ciò che fa venire i brividi e la pelle d’oca sul braccio. 

Non resta che cominciare.


Locandina da Movieplayer

Come prima pellicola selezionata, la scelta è ricaduta su un recente prodotto italiano che aderisce perfettamente ai due criteri di selezione adottati dalla rubrica: Strappare lungo i bordi, di Zerocalcare.

Strappare lungo i bordi è all’unanime la serie animata di svolta del 2021. Lo dicono le recensioni snocciolate nelle storie di Instagram, le citazioni che pullulano nelle home dei social e l’amico che mandando un messaggio entusiasta, consiglia di vederla perché “è troppo vera”. 

La domanda sorge quindi spontanea: come mai questa serie è entrata a gamba tesa nella coscienza, ma soprattutto nello stomaco, di tutti noi giovani adulti della fascia d’età compresa tra i venti e i trentacinque anni?

Di cosa parla l’articolo:

  1. Che cos’è Strappare lungo i bordi?
  2. Il messaggio della serie
  3. La colonna sonora di Strappare lungo i bordi
  4. Perché guardare e ascoltare la serie

Che cos’è Strappare lungo i bordi?

Zerocalcare nel 2018, foto di Wikipedia

Strappare lungo i bordi è una serie animata e auto conclusiva di produzione italiana, ideata e realizzata dal fumettista romano Zerocalcareclasse ‘83 già attivo nel panorama italiano dagli anni 2000, e distribuita da Netflix lo scorso novembre.

È Zerocalcare a dare voce, con il suo tagliente accento della Roma borgataraRebibbia per i più curiosi, a tutti i personaggi – eccetto quello che incarna la sua coscienza e che ha le sembianze di un armadillo (anche se questo cambierà nel corso dell’ultima puntata, ma non verrà menzionato altro per evitare spoiler).


Il messaggio della serie

Sono i giovani adulti i primi destinatari della freccia che la serie scocca dritta al loro cuore, colpendo affilata, dolorosa, ma anche rivelatrice di una verità tanto scomoda da essere fino a quel momento grossolanamente nascosta come un mucchio di polvere sotto al tappeto.

Zerocalcare serve un piatto fumante di quella che è la condizione mentale del Millennial medio, un apostrofo rosa tra le parole inadeguatezza ed incertezza. I nati negli ultimi vent’anni dello scorso secolo si sono ritrovati a crescere in un periodo storico e culturale di transizione, privo di una sua reale identità, ponte tra gli anni ’80 con i loro cangianti colori pop e l’avvento del millennio, con il suo pixelato digitale. Su questo senso di inafferrabilità la serie costruisce le proprie fondamenta partendo proprio dai personaggi, specchio dell’epoca che li ha cresciuti e che coerentemente a questo non sanno chi siano, che cosa vogliano e soprattutto quale sia il loro posto nel mondo, che si tratti della sfera professionale, sociale e relazionale.

Strappare lungo i bordi dice anche una cosa molto importante in riferimento a questa specifica dimensione ed è che per quanto questo disorientamento cronico faccia male, per quanto la consapevolezza di non sentirsi destinato a nulla di definito e concreto sia un fardello da doversi portare con sè, c’è chi si aggrappa al combustibile delle piccole cose belle che la vita può dare – da una pizza con un amico, al sapere che non sei solo in questo bagno di inadattabilità – per mantenere vivo un fuoco davanti a cui scaldarsi. Ma c’è anche purtroppo chi di questo fuoco non si accontenta, venendo così inghiottito dalla fredda oscurità della propria introspezione.


La colonna sonora si Strappare lungo i bordi

Ciò che invece di Strappare lungo i bordi arriva a lacerare definitivamente il petto, passando prima dalle orecchie, è la soundtrack. Una colonna sonora che, oltre a far attivare continuamente Shazam ed indurre nella ricerca dell’intera playlist su Spotify per l’oggettiva bellezza dei singoli pezzi selezionati, va a prendere l’ascoltatore letteralmente per mano accompagnandolo passo dopo passo attraverso un ventennio tanto nebuloso quanto denso di quelle canzoni il cui ascolto ha il potere di viaggiare indietro nel tempo tra i banchi del liceo, le felpone comode e i pantaloni a vita bassa, le cuffie col filo nelle orecchie e l’iPod in tasca (per i più maturi il lettore CD).

La colonna sonora di Strappare lungo i bordi è curata da Giancane (nome d’arte di Giancarlo Barbati), cantautore e musicista italiano già in collaborazione con Zerocalcare negli anni passati, che oltre alla sigla originale “Strappati Lungo i Bordi regala un concatenarsi di hit da pelle d’oca.

Per il fronte italiano è presente un tocco di punk rock, che fa tornare ai concertini dalla pogata assicurata, con pezzi del gruppo Gli Ultimi, quali: Un battito ancora e Ragazzo malato, per passare poi ad una spolverata di Manu Chao, tanto quanto basta per ricordare i pomeriggi passati al parchetto e le scelte non sagge che la gioventù spinge sempre un po’ a fare. Le hit italiane di Strappare Lungo I bordi trovano però approdo con il solo e unico in grado di far sentire ancora i 15 anni e lo struggente dolore ancora mai provato di un amore finito e solo immaginato, Tiziano Ferro ed il suo singolo di debutto Xdono.

Copyright: @annazaccaro2017, Pinterest

Non finisce qui, perché Giancane e il suo fiuto musicale vogliono fare male, ma male sul serio, e per farlo navigano oltreoceano sfoderando una Wait degli M83, sempre presente in un film dove i dotti lacrimali sono gli indiscussi protagonisti (basti ricordare il film The Fault in Our Stars). Da qui si segna però il ritorno in Europa, passando prima dalla Germania con Apparat  e la sua Black Water (l’artista è anche autore di Goodbye, sigla della fortunata serie Netflix Dark), per andare a toccare poi l’Inghilterra ed i suoi toni sintetizzati di pura decade ’80 con Dancing with Myself degli Generation X e Smalltown Boy dei Bronski Beat (singolo di inserimento tattico che strizza l’occhio agli attuali movimenti LGBT+, diventata nell’84 un popolare inno gay e di cui è possibile leggere un articolo dedicato di approfondimento qui). 

Copyright: @annazaccaro2017, Pinterest

Per concludere, lasciata in fondo non a caso, essendo proprio le ultime note che Strappare lungo i bordi dona, c’è The Funeral degli Band of Horses, gruppo statunitense nato nel 2004. Ecco, questa affilata punta di diamante, sferza il colpo finale mentre si è già a terra, sopraffatti dalla doccia emotiva e allo stesso tempo razionale che ogni episodio riversa addosso, minuto dopo minuto. Parte lei e non si può fare altro che accoglierla con l’ultimo briciolo di resistenza conservata. Questo è un brano famosissimo che è possibile trovare in molte soundtrack, non a caso inserito in momenti col minimo comune denominatore del grande pathos. È proprio questa canzone che fa da protagonista in una delle scene più toccanti di quella che la serie tra le più amate dalla generazione young adult, How I Met Your Mother con l’episodio 8×1 Farhampton tra ombrelli gialli e fermate del treno.

Il lavoro su questa colonna sonora è enorme, oltremodo complesso e stratificato nella sua composizione su vari livelli. Il primo è quello unicamente evocativo che all’ascolto suscita nell’immediato emozioni e ricordi, dando le basi del mondo in cui Zerocalcare vuole far immergere.  Quello didascalico è il secondo livello di interpretazione, quello che vede correre in parallelo il momento x dell’episodio con il titolo e testo della canzone. L’ultimo livello riguarda invece la realtà a sé stante a cui ogni brano appartiene, con le digressioni della sua storia e del suo significato, indipendente da quello assunto nel contesto serie, a cui ne regala un valore aggiunto che è assolutamente non casuale.


Perché guardare e ascoltare la serie

Il prodotto finale risulta quindi agli occhi, alle orecchie e alla fine di tutto alla mente, un’esperienza. Sei episodi da circa venti minuti l’uno, per un totale di due ore, da bersi tutte d’un fiato, fatte di cinismo, disincanto e luoghi comuni inseriti ad arte con l’intento di essere scardinati uno ad uno. In tutto ciò si fanno largo alcune frasi che diventano una vera coperta morbida e calda che Zerocalcare adagia sulle spalle dello spettatore, liberandolo anche per solo pochi attimi da quel senso di responsabilità che la generazione target di Strappare lungo i bordi si trova tatuato proprio al centro del petto.

Perché alla fine, come dice proprio Zero, non portiamo il peso del mondo sulle spalle, siamo soltanto fili d’erba in un prato.


Per ascoltare tutta la soundtrack, ecco il link diretto alla playlist di Spotify qui. Sotto la lista completa delle canzoni, citate e non:

  1. Strappati Lungo i Bordi – Giancane 
  2. Clandestino – Manu Chao
  3. Xdono – Tiziano Ferro
  4. Non abbiamo bisogno di parole – Ron
  5. Ragazzo malato – Gli Ultimi
  6. Dancing with Myself – Generation X
  7. Leave Your Troubles – The Wyios
  8. Wait – M83
  9. Smalltown Boy – Bronski Beat
  10. Super Human – Remember Summer
  11. Black Water – Apparat
  12. For The Better – Max Brodie
  13. HAOUT LES COEURS – Fauve
  14. Un battito ancora – Gli Ultimi
  15. The Funeral – Band of Horses

Autore: Matilde Loni

Nata accanto alla torre pendente nel 1997, Matilde da ex pallavolista approda alla tastiera del pc per scrivere della sua grande passione: l’arte in tutte le sue declinazioni. Studentessa di Psicologia Clinica e novizia di RadioEco, puoi trovarla su Instagram come @matildeloni_ 

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