Al Teatro Nuovo, un rinoceronte sconvolge la scena

Domenica 9 Novembre è andato in scena al Teatro Nuovo lo spettacolo teatrale ‘’L’ombra del rinoceronte‘’, adattamento dell’opera teatrale di Eugène Ionesco, uno dei principali esponenti del teatro dell’assurdo.
La compagnia è formata da allievi e allieve dell’Accademia Teatrale di Pisa: ”Lavorano insieme da un paio di anni e hanno preparato lo spettacolo in poco più di un mese, tempo abbastanza ristretto considerando la complessità che si porta dietro un testo come quello di Ionesco” – mi dice Carlo Scorrano, direttore artistico del Teatro.

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Illustrazione della locandina della stagione 21/22 a cura di Riccardo Pittioni

Tavoli antitetici
L’azione si apre su una cittadina sconosciuta in un tempo e spazio indefiniti e su due tavoli si gioca la partita dell’assurdo. Da una parte l’ubriaco Berenger entra in scena per discutere con l’amico Jean; è annoiato, ma soprattutto incastrato in una apatia immobilista che lascia spazio solo a una sterile ribellione. Jean, integerrimo seguitore dei buoni ideali, lo ammonisce e gli somministra la ricetta della buona educazione, antidoto risolutore la sua inadeguatezza nello stare al mondo.
Parallelamente, il secondo tavolo lascia spazio alla discussione tra il filosofo del paese e un rappresentante del popolo; tramite la formulazione di sillogismi illogici, i personaggi in realtà non comunicano ma si perdono nella loro insalata di parole, ritmata su una contrapposizione verbale che non sottende significati reali.


All’improvviso, tra un barrito e scalpiccio di zoccoli, un rinoceronte: non compare in scena, ma la sua descrizione rimane confinata ai racconti degli abitanti. Dopo lo stupore iniziale, tutta la cittadina si riversa nel tentativo di spiegare il fenomeno: c’è chi prima non si accorge dell’avvenimento (come Berenger focalizzato nel suo mondo interno), chi investe tempo in una discussione per definirne la razza (sarà africano? asiatico?), chi presto, perdendo totalmente l’integrità umana, si trasformerà proprio nel temuto animale: la pelle inizia col diventare verdastra e a ispessirsi, poi sulla fronte comparirà un piccolo bernoccolo da cui nascerà il corno.

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Il razionale Jean nella sua nuova pelle da pachiderma

L’epidemia dilaga per il paese e la contrae anche Jean: alla vista dei rinoceronti liberi, non aveva subito creduto alla loro presenza e, nonostante l’integrità fisica e morale prima ostentata, non è capace di opporsi a un fenomeno che gli sembra incontrollato. Nella sua standardizzazione, Jean si abbandona alla rinocerontite e la accoglie acriticamente, così come il filosofo del paese, figura di riferimento dei più, simboleggiando così la sconfitta di ogni spiegazione razionale sul caso.
Piano piano, tutti i cittadini si tramutano in bestie, fuorchè Berenger, rimasto solo nelle fattezze umane.

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La danza dei rinoceronti accerchia Berenger, rimasto solo nelle sue fattezze umane

Una rivoluzione personale
Contro ogni pronostico, è proprio Berenger a salvarsi dalla rinocerontite, ponendovi una resistenza solitaria: il protagonista, che all’inizio sembrava un uomo senza risorse, è l’unico che combatte per non immergersi nella vuota collettività, composta ormai da un gruppo amorfo di rinoceronti agitati.

La materia – come dice il direttore artistico – è abbastanza complicata e bollente, ma i ragazzi e le ragazze dell’Accademia Teatrale si destreggiano come un gruppo coeso sul palcoscenico (lavorano insieme da due anni).
C’è un elemento che cadenzato ritorna all’interno della rappresentazione teatrale: la domanda di Berenger sulla legittimità della trasformazione degli altri, con una drammaticità imponente.

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”Sono l’ultimo uomo e lo rimarrò fino alla fine”

Il mutamento, a cui il testo teatrale allude, nasconde l’adeguamento ai totalitarismi dilaganti al tempo e porta dietro nel suo svolgimento il rifiuto a cedervi.
E’ interessante sottolineare come molto spesso il confine tra normalità e anormalità sia spesso labile; il seme del mutamento che porta alla cattiveria è assolutamente trasversale e può trovarsi in ognuno di noi; l’influenza esterna può essere comunque ragionata e resistita. Berenger è il ribelle in minoranza, ma è così che l’assurdo trionfa.
Direi che al Teatro Nuovo questo è apparso molto chiaro.



Foto di Ilaria Vallerini


Autrice : Giulia Greco

Avevo molte idee su una mia eventuale bio, tutte annotate sul cellulare.

Poi è successo che a ottobre dell’anno scorso ho dimenticato proprio il cellulare sul treno.

Comunque, con Radioeco dal 2019.

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