Bentornati a Meta Cinema, la rubrica di Radioeco a tema cinematografico!
Il Metacinema è il cinema che racconta il Cinema, che parla di sé stesso, dei propri mezzi e del proprio linguaggio.
Meta Cinema nasce come la rubrica che si impegna ad investigare nel grande universo della macchina da presa attraverso le recensioni dei suoi figli, i film. Per il nostro nuovo appuntamento ho deciso di parlare di “Volevo nascondermi”. Ciak, si gira!
“Volevo nascondermi” è un film di Giorgio Diritti prodotto da Palomar e Rai Cinema. Il lungometraggio ha ottenuto svariati premi tra il 2020 e il 2021, conseguiti grazie alle regole speciali concordate a causa dell’emergenza sanitaria. Il regista, che in precedenza avevo già ricevuto riconoscimenti eccellenti per il suo “L’uomo che verrà” del 2009, ottiene la personale consacrazione con quest’ultima opera, che gli permette di conquistare la statuetta per la Miglior regia ai David di Donatello, oltre al premio per il Miglior film.

“Volevo nascondermi” racconta la vicenda biografica del pittore italiano Antonio Ligabue. L’artista è interpretato da Elio Germano (Favolacce, Il giovane favoloso), anche se c’è spazio di vedere la rappresentazione del protagonista in età non adulta nel corso della prima fascia narrativa del film. Ligabue si trova in un centro di recupero quando la narrazione ha inizio: i ricordi della difficile infanzia, la fuga dalla Svizzera e le cattiverie subite in passato lo rendono inquieto. Antonio ripensa ai giorni in manicomio, alla famiglia adottiva e ai compagni di classe, per poi passare all’arrivo sulle acque del Po e al trasferimento a Gualtieri. L’arte sarà la sua valvola di sfogo, aiutato dall’amico scultore e dalle persone del posto. Gli animali lo affascinano molto, così sono loro i soggetti preferiti dei quadri che, visti dal critico Mazzacurati, daranno modo al pittore di riscuotere un successo sempre maggiore e diventare un artista distinto, capovolgendo la terribile vita vissuta fino all’arrivo del benefattore, fondamentale nello spronare il protagonista a continuare la propria attività produttiva.

L’opera di Diritti è un biopic molto ben fatto. “Volevo nascondermi” si regge su un’interpretazione monumentale di Elio Germano, che fa da scheletro all’intero lungometraggio, e su qualità formali pregevoli dal punto di vista registico: le inquadrature riescono a scivolare piacevolmente su un ritmo narrativo che, rispettando le caratteristiche del genere, non è particolarmente incalzante. Il regista sceglie di armarsi principalmente di un’ottima fotografia, capace di mutare le proprie linee guida a seconda dell’emozione che il protagonista sta provando: si va da tonalità calde e lucide, a colori freddi e asciutti passando per paesaggi accesi e splendenti. I movimenti di macchina avvicinano delicatamente la cinepresa alla vicenda, permettendo allo spettatore di sbirciare all’interno delle stanze, per non perder d’occhio lo stravagante personaggio che dà corpo al lungometraggio. Spesso, infatti, il pubblico si ritrova nella posizione del classico voyeur cinematografico, a cui il regista concede di dare un’occhiata dagli spazi più stretti, come se fosse davvero importante non farsi notare dagli attori.

Ciò che mi ha più sorpreso di “Volevo nascondermi” è l’eleganza e la tenerezza con la quale l’autore decide di raccontare la vita del pittore. Propenso a numerosi scatti di ira, Ligabue viene controbilanciato da una commovente gentilezza elargita dalle persone che lo ospitano e da una serie di atteggiamenti tanto pacati quanto spontanei. Non mancano i momenti di tensione o le cattiverie nei confronti dell’artista, ma l’amore naturale che gli viene dimostrato secondo la modalità narrativa del film lascia una nota di speranza, come una sensazione di buon umore una volta uscito dalla sala di proiezione della pellicola. Sicuramente la prova di Germano è un’esibizione di forza eccezionale, tanto che l’attore dà l’impressione di esser capace di interpretare qualsiasi ruolo, considerando i vari personaggi a cui ha donato il proprio corpo negli ultimi anni. Praticamente da solo, Elio Germano tiene su un notevole biopic incentrato su un personaggio bislacco che, grazie alla sua più che realistica esibizione, permette all’interprete di vincere l’Orso d’argento e il David di Donatello, riconfermando le noti capacità dell’attore con i due riconoscimenti di spessore. Altamente consigliato.

Autore: Andrea Vinci
Classe 1999. Studente di DISCO presso l’Università di Pisa. Fa parte di Radioeco dal 2020.