Capita (ed è normale) che la fama e il lustro che precedono e accompagnano un’opera non vengano condivise da tutti. Ho recentemente comprato Il fiore e la fiamma di Kathleen E. Woodiwiss, spinta all’acquisto dalla fama dell’autrice. Woodiwiss, infatti, viene riconosciuta come l’antesignana del genere romance, caratterizzato dalla fusione del romanzo storico e della storia d’amore.
L’esperienza con Il fiore e la fiamma è stata deludente per diversi aspetti: storia debole, personaggi banali e stereotipati, scene noiose e ripetitive.
Il fiore e la fiamma racconta la storia di Heather Simmons, giovane e bellissima ragazza londinese che, nel 1799, dopo essersi macchiata di omicidio per difendere la propria virtù, conosce in circostanze poco ortodosse l’affascinante capitano Brandon Birmingham. Dico “poco ortodosse” perché Birmingham, scambiando Heather per una prostituta, la fa salire a bordo della propria nave e ha con lei ripetuti rapporti sessuali non consenzienti. Dopo una notte di continui sevizi, Heather riesce a fuggire dalla Fleetwood, ma le strade dei due giovani sono destinate a incrociarsi una seconda e definitiva volta.

La caratterizzazione dei personaggi è al limite della caricatura. Heather è bellissima, minuta, snella ma dalle curve abbondanti e sensuali; è la donna più bella di tutta Londra e persino delle Colonie. Ha un temperamento docile, melodrammatico e remissivo. Brandon, così come la sua controparte femminile, viene dipinto come la creatura più bella esistente al mondo; è aitante, affascinante, sarcastico e dotato di una personalità prepotente ed estremamente possessiva.
Ne Il fiore e la fiamma ricorre con fastidiosa frequenza un piccolo schema narrativo: Heather, con la sua bellissima presenza, attira l’attenzione di qualche uomo che, puntualmente, cerca di possederla, ma l’arrivo di Brandon la mette in salvo. Ai fini della trama del libro, queste scene noiosamente ripetute non hanno alcuna utilità se non quella di far evolvere e portare avanti due concetti a mio avviso sbagliatissimi: la romanticizzazione dello stupro e l’oggettivazione della donna.
La relazione sentimentale di Heather e Brandon, iniziata con un atto di violenza, nel corso de Il fiore e la fiamma sfocia in amore. A conti fatti Brandon Birmingham non si è mai scusato per le violenze sessuali inflitte alla protagonista: il prestante capitano di marina conquista l’amore di Heather senza mai affrontare un “redemption arc” riguardo i suoi crimini. Dall’altro lato, Heather si innamora perché Brandon è un uomo estremamente geloso, talmente tanto da avere spesso accesi scatti d’ira. Quelle che agli occhi di Heather appaiono come premura e preoccupazione, altro non sono che gelosia e possessività.
Il fiore e la fiamma è costellato di lente, superflue ed esasperanti descrizioni fisiche dei protagonisti. Heather viene ridotta a un minuto corpo snello su cui spicca un candido e prosperoso seno, mentre Brandon è un paio di ampie spalle che convergono in una vita sottile. Le descrizioni fisiche sono certamente utili a guidare l’immaginazione del lettore, ma il costante ribadimento delle medesime caratteristiche, a lungo andare, rende la lettura ridondante e noiosa, quasi asfissiante. Dalla narrazione emerge inoltre come il protagonista maschile si sia innamorato della giovane Heather grazie al suo aspetto sensuale e alle qualità di moglie perfetta, ovvero remissività e docilità.
Solo verso la fine del libro viene ripresa la dinamicità dell’inizio. La questione dell’omicidio torna a galla e diversi episodi a esso collegato conferiscono alla storia un po’ di brio. Purtroppo questa frizzantezza viene ben presto persa: la sottotrama dell’omicidio si risolve in pochissimo tempo, quasi con fretta e impazienza.
Avendo letto e apprezzato buona parte della saga di Outlander (altro romanzo storico sentimentale di più recente pubblicazione, scritto da Diana Gabaldon), le mie aspettative per il capostipite del genere erano alte. Questo romanzo, però, non è riuscito a rispettarle. Con la sua narrazione lenta, le ripetute descrizioni fisiche, i protagonisti stereotipati, i dialoghi banali e i numerosi cliché, Il fiore e la fiamma si è purtroppo rivelato una lettura deludente.

Devo però spezzare una grandissima lancia in suo favore.
Al tempo della pubblicazione de Il fiore e la fiamma (1972) erano pochissimi i libri destinati al pubblico femminile. Come ha sottolineato la scrittrice statunitense Julia Quinn, in un panorama monopolizzato dai libri western e polizieschi, Kathleen Woodiwiss riuscì a fare in modo che le donne desiderassero leggere.
Forse per i tempi attuali Il fiore e la fiamma è un romanzo mediocre, ma è innegabile che la sua autrice, proprio con questo titolo, abbia dato il via a un nuovo genere pensato e dedicato alle donne.

Autore: Rebecca Moggia
Appassionata di scrittura e letteratura, spesso fa a pugni con la tavoletta grafica. Frequenta il corso di laurea magistrale in Editoria Digitale. Fa parte di RadioEco dal 2019. Cura con Martina Rizzo, Tommaso Dal Monte e Consuelo Tiralongo la rubrica Eco di Libri.