Eco di Libri – La “no man’s land” e il rapporto con noi stessi

il giunco mormorante_no man's land

Un concetto molto interessante con cui ci siamo confrontate di recente è quello della no man’s land, che trova la sua concretezza nel breve ma intenso romanzo Il giunco mormorante di Nina Berberova e a cui abbiamo deciso di dedicare questo articolo.

Due amanti si separano a Parigi, all’inizio della seconda guerra mondiale, con la promessa di ricongiungersi. Si ritrovano diversi anni dopo a Stoccolma, scoprendo che diverse cose non sono più come prima.

È l’assenza dell’altro che rivela alla protagonista l’importanza della vicinanza con il proprio nucleo più intimo.

L’autrice di questa storia, fin dalle prime pagine, ci descrive un luogo in cui ognuno di noi è totale padrone di se stesso: la no man’s land.

C’è una vita a tutti visibile, e ce n’è un’altra che appartiene solo a noi, la cosiddetta “terra di nessuno”. Questa scorre in una sfera spazio-temporale parallela alla realtà. Immaginiamola come una bolla in cui è impossibile l’accesso esterno ad altri e dove ciascuno è in contatto con la propria regione più intima. Questa vita libera e segreta è diversa per ognuno e contiene ciò che è di più importante per mantenere il proprio equilibrio.

“In questo spazio l’uomo vive nella libertà e nel mistero, possono accadere strane cose, si possono incontrare altri esseri simili, si può leggere e capire un libro con particolare intensità, o ascoltare musica in modo anch’esso inconsueto, oppure nel silenzio e nella solitudine può nascere il pensiero che in seguito ti cambierà la vita, che porterà alla rovina o alla salvezza”.

A una prima lettura potremmo avere l’impressione che questa visione sia troppo lontana, eterea, inafferrabile; invece, a pensarci bene, è la cosa più familiare e primitiva che tutti possediamo.

Immaginate la sensazione che provate quando qualcosa che accade nella realtà vi porta a un pensiero improvviso, un’intuizione, una forte emozione. Tutto ciò che avete intorno perde la propria solidità e vi ritrovate a tu per tu con la vostra mente, con le vostre sensazioni e il vostro io; ad esempio, quando ascoltate una canzone, leggete un particolare passo di un libro o, semplicemente, osservate qualcosa.

Avere uno spazio proprio in cui sottrarsi alla spiegazione logica dei fatti e alla razionalità del mondo che ci circonda è un diritto. Se l’uomo non ne usufruisce o ne viene privato da circostanze esterne, un giorno scoprirà di non essersi mai incontrato con se stesso.

Per questo la no man’s land va difesa e protetta.

Nel romanzo questa dimensione privata viene costantemente vandalizzata da due elementi fondamentali: il primo è la guerra, il secondo è l’amore (anche se sarebbe meglio dire “l’idealizzazione di un amore”).

Quante volte nella vita, proprio come succede alla protagonista, ci è capitato di essere talmente presi da una persona da immergerci completamente nella relazione e non essere più in grado di vedere il nostro modo di essere separato da quello dell’altro. Ci domandiamo a quel punto dove sia finita la nostra indipendenza, la nostra libertà individuale, il nostro amor proprio. Scopriamo la difficoltà di ricominciare, di immaginarci in una vita lontana da quella con l’altra persona, quasi non fosse mai esistita prima.

E’ importante riconoscere la linea sottile che separa il perdersi nell’amore per qualcuno e il perdere noi stessi a causa di questo.

L’amore rischia di minare l’integrità della propria no man’s land. Proprio per la sua natura di profondo rapporto di scambio continuo, può renderci ciechi, attaccati ad un persona al punto da essere incapaci di muoverci per il mondo senza di essa. La nostra indipendenza viene fagocitata e messa in secondo piano, rendendoci succubi della presenza dell’altro.

Nina Berberova e Vladislav Chodasevic

Come la protagonista de Il giunco mormorante, anche Nina Berberova lasciò andare l’amore di una vita, il poeta russo Vladislav Chodasevic, nel momento in cui realizzò di aver toccato il fondo: la sua ragione di vita minacciava di separarla da se stessa e il rischio sarebbe stato perdersi.

Dobbiamo ricordare che non siamo lo spazio di nessuno, siamo lo spazio di noi stessi e dobbiamo perciò preservare la nostra libertà, capendo quando è tempo di smettere di scendere a compromessi e proteggere la nostra autonomia, separandoci da chi minaccia di sovrastarla.


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Autore: Martina Rizzo

Casa in Toscana, cuore in Puglia. Studia lettere all’università di Pisa. Porta sempre un libro in borsa e ha qualche problema con l’abuso di caffè. In Radioeco dal 2019. Cura con Rebecca Moggia, Mariaconsuelo Tiralongo e Tommaso Dal Monte la rubrica Eco di Libri.

Rebecca

Autore: Rebecca Moggia

Appassionata di scrittura e letteratura, spesso fa a pugni con la tavoletta grafica. Frequenta il corso di laurea magistrale in Editoria Digitale. Fa parte di RadioEco dal 2019. Cura con Martina Rizzo, Tommaso Dal Monte e Consuelo Tiralongo la rubrica Eco di Libri.

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