Concludo il ciclo di articoli relativi al Pisa Book Festival di Eco di Libri raccontando il ricordo di un’esperienza alla quale sono estremamente legata. Amanti dei libri e non, vorrei oggi raccontarvi il mio primo Pisa Book Fest, soffermandomi su cos’ha rappresentato per me e per le mie aspirazioni.
Sono approdata a Pisa nell’ormai lontano settembre 2019 con una valigia carica di sogni, libri e tanta voglia di cambiamento. Per anni ho desiderato avere la possibilità di rapportarmi a tu per tu con le realtà editoriali indipendenti (e non) del panorama nazionale italiano. L’occasione mi è stata offerta a novembre dello scorso anno.

Inutile descrivere le mie emozioni all’idea di poter seguire, per la prima volta di persona, masterclass, seminari e presentazioni libresche che ,fino a qualche tempo prima, ho avuto modo di seguire solo attraverso dirette Instagram.
Ricordo ancora l’odore dell’inchiostro sui libri nuovi che mi ha pervasa nell’istante in cui ho messo piede al Pisa Book Fest. Ho aperto gli occhi e, dopo tanto tempo, mi sono sentita davvero a casa, circondata da uomini e donne che amano i libri e che credono nel loro potere rivoluzionario, a tal punto da farne un mestiere.
Ricordo lo stupore, l’incredulità, l’immensa curiosità e il mio desiderio di fermarmi ad ogni stand a leggere le trame di quei libri che in pochissimo tempo sono andati ad allungare la mia già immensa WishList.
Il Pisa Book Festival è molto più di un semplice ritrovo per editori e amanti della lettura: è un luogo magico dove desideri e passioni incontrano la realtà e, soprattutto, è un’occasione che permette non solo di conoscere il panorama letterario italiano da vicino, ma che offre la possibilità di cambiare la propria opinione su molti aspetti che riguardano l’editoria.
Ho avuto modo di rivalutare l’editoria indipendente conversando con editori e autori e ammirando la cura nell’impaginazione, nella correzione delle bozze e nella scelta delle copertine da parte di questi ultimi. Banalmente, le CE indipendenti dimostrano molta più cura nei dettagli rispetto alle grandi realtà editoriali.
Ed è proprio mentre mi perdevo estasiata, fra le bellissime copertine di libri che racchiudevano al loro interno immense speranze, che ho fatto la conoscenza di Oriana Conte che ho poi scoperto essere colei che ha dato vita alla casa editrice “Sui Generis”.

Ciò che mi ha subito colpito di Oriana è stato il suo spirito d’iniziativa e la voglia che aveva di far conoscere gli autori sui quali ha investito non solo in termini economici ma, soprattutto, di fiducia. Abbiamo conversato a lungo sulla mia predilezione per i romanzi di formazione che raccontano la cruda realtà e, dopo aver passato in rassegna tutti i libri presenti nel suo stand, mi sono lasciata incuriosire da un titolo in particolare: “Il dolore dei pesci” di Luca Giumento. Ho subito afferrato il libro ed ho letto la trama:
“ Teo si ritrova unico erede di un appartamento borghese; il padre, con il quale scambia singolari lettere, è fuggito in giro per il mondo. Si parla la “lingua incomprensibile del non amore”, che usa chi non sa comunicare con l’altro. “Qualcuno mi spieghi la differenza tra l’amore e il dolore”, chiede con forza il protagonista. Uniche figure presenti nella sua vita sono Nico e Viola, un ragazzo che ama il travestimento e una ragazza omosessuale dal carattere molto forte. Con i suoi amici nonché nuova famiglia di adozione, Teo vive incontri bizzarri che scandalizzano l’intorno dei condomini perbenisti, episodi grotteschi che flirtano spesso con l’assurdo, a volte violenti, altre volte teneri. Come in un diario di qualcuno costretto all’esilio da se stesso, Teo ci fa boccheggiare assieme a lui nel tentativo di risalire verso la luce, trovare un po’ d’aria, un po’ d’amore. Può una storia che racconta di sesso, perversioni, violenza, degrado, solitudine e morte, essere delicata e intensa, come una pennellata di Schiele o di Goya? “

Ricordo di aver pensato che non potevo non leggere quel libro in quanto rappresentava l’essenza stessa della lettura per me: denuncia, rivolta, ricerca, paura del diverso. Oriana mi ha guardata ancora e, con un grande sorriso stampato sul volto, mi ha detto che avrei potuto tenere il libro, che era certa che mi sarebbe piaciuto e che il modo migliore per farsi conoscere è fornire l’opportunità, agli avidi lettori come me, di scoprire autori meritevoli.
In quel momento, il cuore mi si è riempito d’orgoglio. Una perfetta sconosciuta aveva deciso di riporre la sua fiducia in me, affidandomi una delle storie che, a suo dire, era tra le più rappresentative del suo catalogo. Ha riposto fiducia nel mio desiderio di conoscere storie e di raccontarle nel mio piccolo mondo online. Ricordo di averla abbracciata (quando era ancora possibile abbracciare perfetti sconosciuti) e di averla ringraziata immensamente perché quel piccolo gesto per me ha significato il mondo.
Contentissima, sono tornata a casa e quella sera stessa ho iniziato la lettura. Ho scoperto un libro aspro, crudo e reale che racconta di una Sicilia ovattata, fuori dal mondo, rinchiusa nei propri pregiudizi e che, per tal motivo, non ammette realtà differenti. Un luogo che dà l’impressione di essere un non luogo, metafora di una realtà inconcludente e paurosa. La conosco bene quella Sicilia bigotta e asfissiante, così come conosco bene quel senso di non appartenenza che mi ha spinto ad andare via e cercare il mio futuro altrove.
Mentre leggevo quelle pagine crude, mi sentivo un po’ di più a casa mia. Luca Giumento nel suo esordio letterario “Il dolore dei Pesci” parla di solitudine, di dolore, d’incomunicabilità, di omosessualità, della difficoltà di essere diversi in un mondo che predilige l’omologazione e lo fa in un modo estremamente personale e, al tempo stesso, universale, senza cadere mai nel banale o nel ridondante.
Questo è stato per me il Pisa Book Fest, connubio fra passione, fiducia e scoperta, un ritorno al passato e una nuova visione del presente. Mi auguro che continuerà ad esserlo anche per voi negli anni a venire.
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Autore: Mariaconsuelo Tiralongo
Classe 2000, figlia del Mar Jonio e dei Monti Iblei. Da sempre appassionata di letteratura e scrittura creativa, cura con passione il proprio blog letterario , discute di libri e Mental Health su @papergirlinapapert0wn e studia Informatica Umanistica all’UniPi. Fa parte di Radio Eco dal 2019 .