“Se tu e io abbiamo vissuto in modo normale è perché la nostra sessualità lo era e non avevamo altra scelta. È piuttosto offensivo dire che gli omosessuali fanno una scelta. Sono perfettamente consapevole del ruolo che ho svolto: quando ti ho conosciuto, avevi ventun’anni e non avevi mai vissuto con un uomo. Anche se non era facile ti ho dimostrato che poteva esserlo, che si doveva essere solo onesti ”
– Pierre Bergé
YVES SAINT LAURENT
Yves Henri Donat Mathieu Saint Laurent nacque a Orano, nell’Algeria francese, nel 1936. Sin dalla tenera età si avvicinò al mondo della moda e dell’arte, disegnando vestiti per la madre e le sorelle. La famiglia Saint Laurent aveva una grande sensibilità nei confronti delle arti in generale, e del teatro in particolare. L’educazione al bello, che si respirava in casa, porterà il giovane ad alimentare la sua passione.
All’età di 17 anni partecipa alla competizione lanciata dal Secrétariat international de la laine, dove si classifica al terzo posto. Nella giuria di quella competizione vi era un uomo che segnerà la vita di Yves Saint Laurent per sempre: Christian Dior. Incoraggiato dai primi successi, nel 1954, Yves si trasferì a Parigi per studiare alla Chambre Syndicale de la Couture. Nello stesso anno partecipò nuovamente alla competizione del Secrétariat International de la laine, arrivando primo. La sua vittoria farà si che il suo modello venga prodotto dall’atelier di Givenchy.
Il suo talento e la sua sempre più crescente fama, lo porteranno a entrare in contatto con Michel de Brunhoff, redattore di Vogue, che lo presenterà allo stilista Christian Dior. L’affinità tra i due è così profonda che nel 1955 Yves divenne l’assistente di Dior, e ben presto il suo braccio destro, assorbendone i segreti e la tecnica. L’idillio si spezza nel 1957, quando Christian Dior muore. Lo stilista da precise indicazioni, deve essere Yves a succedergli a capo della Maison, il giovane aveva solo vent’anni all’epoca. Nel 1960 il sogno del ragazzo svanisce, costretto ad abbandonare la Maison ed ad arruolarsi nell’esercito francese, a causa della guerra algerina.
L’ambiente militare, e lo shock traumatico dovuto all’aver abbandonato il mondo che conosceva, lo portarono a essere ricoverato all’ospedale militare, situazione che fu aggravata dalla notizia di essere stato licenziato dalla Maison di Dior. Secondo Saint Laurent stesso, il ricovero all’ospedale militare e le cure a base di elettroshock, sedativi e psicofarmaci furono l’origine della sua dipendenza da farmaci e droghe, segnando la sua vita.
Tornato a Parigi, decise di fare causa alla Maison che lo aveva licenziato. Vinse, e con i soldi del risarcimento accordatogli nel 1961, apre la sua Maison di haute couture, e l’anno successivo presenta la prima collezione con il suo nome, sconvolgendo le regole della moda. Fu lui, nel 1966, che ideò i primi smoking femminili, permettendo alla donna di indossare abiti che fino a quel momento erano prettamente maschili. La sua moda arriva a una clientela sempre più vasta, grazie alla sua collezione pret-à-porter, stravolgendo anche le regole della comunicazione e diventando testimonial di se stesso.
Il carattere tranquillo e riservato di Yves non gli impedirà di stringere amicizie solidissime negli anni e farsi volere bene da creativi, celebrità e intellettuali. Coco Chanel lo definirà addirittura il suo “erede”.
PIERRE BERGÉ
Pierre Bergé nacque a Oléron, nel 1930. All’età di 18 anni decise di lasciare la sua famiglia e trasferirsi a Parigi per inseguire il suo sogno di diventare giornalista. Il giorno dopo il suo arrivo nella capitale francese, mentre passeggiava sugli Champs-Elysées un uomo si gettò da una finestra, e cadde ai suoi piedi, solo qualche tempo dopo tramite i giornali scoprì che si trattava di Jacques Prévert. Quell’episodio per Bergé fu il segno di tutto ciò che di eccezionale Parigi avrebbe avuto da offrirgli.
Tante furono le opportunità che questa grande città offrì al giovane Pierre, e altrettanto numerose furono le personalità di spicco con cui strinse grandi rapporti di amicizia. Tra queste amicizie, vi fu anche quella con una delle più importanti firme dell’alta moda francese: Christian Dior.
Rivendicò sempre la sua omosessualità. Nel 1949, fondò la rivista “La patrie mondiale”, a soli 19 anni, su cui scrissero nomi illustri come Cocteau. Fu proprio quest’ultimo a far conoscere a Bergé il pittore Bernard Buffet, con cui instaurerà una relazione per ben otto anni.
La passione per la cultura ha reso Bergé un intellettuale di spicco in tutta la Francia, e non solo. Nel 1988 lanciò la rivista francese “Globe”. Sostenitore dei diritti degli omosessuali , ha sostenuto l’associazione contro l’AIDS, Act Up-Paris, ha assunto la proprietà della rivista “Tetu“. Il suo attivismo lo portò nel 1992 a diventare ambasciatore di buona volontà dell’UNESCO. Bergé è stato riconosciuto con l’Ordine di Orange-Nassau, Ufficiale dell’Ordre National du Mérite, Commandeur des Arts et des Lettres e Legion of Honor.

“Ci amavamo, abbiamo cercato di unire le nostre due vite e, sorprendentemente la cosa ha funzionato per cinquant’anni. A volte, abbiamo vacillato, siamo inciampati, ci siamo rotti chi una gamba, chi un braccio, ma cinquant’anni dopo c’eravamo ancora e non ci eravamo lasciati. Forse è questo l’amour fou. L’amore di due pazzi.”
-Pierre Bergé
IL FILO ROSSO
Yves Saint Laurent e Pierre Bergé si incontrano per la prima volta nel 1958, quando dopo la morte di Dior, Bergé partecipò alla prima sfilata della Maison Dior, sotto la direzione di Saint Laurent. Tre giorni dopo i due s’incontrarono nuovamente a una cena organizzata da Marie Louise Bousquet, giornalista dell’Harper’s Bazzar. Da quel momento le loro vite si legarono insieme in modo indissolubile.
Bergé fu un punto fermo per lo stilista e la sua fragile anima, fu lui, infatti, che lo sostenne durante i periodi bui della guerra e dei suoi ricoveri nell’ospedale militare. Al ritorno a Parigi di Yves, nel 1962, ormai legati da un rapporto che andava ben oltre l’amore, creano insieme la Maison di Yves Saint Laurent, trasformando quel marchio in un imperio.
Per tutta la vita Pierre Bergé fu un pilastro per il suo compagno, capace di governare i suoi sbalzi d’umore e di essere una guida nei momenti bui. I tradimenti, la droga, la depressione, gli accessi d’ira, l’alcolismo e i tentativi di suicidio. Nel 1976, quando i problemi depressivi e di dipendenze di Saint Laurent divennero eccessivi, Bergé decise di andarsene di casa, non abbandonando però mai l’amato cui restò accanto, sia professionalmente sia sentimentalmente. Bergé continuò ad essere l’amministratore delegato della casa di moda, fino al gennaio del 2002 quando Saint Laurent annunciò in una conferenza stampa la sua decisione di lasciare l’alta moda, cedendo la sua casa di moda.
Il loro legame fu ricco di ostacoli, ma la loro passione non si spense mai, infatti, nel 2008 poco prima della morte dello stilista i due scelsero di unirsi civilmente. Dopo una lunga malattia Yves Saint Laurent si spense la notte del primo giugno del 2008, per un tumore al cervello.
Dopo la morte di Saint Laurent, il suo compagno di lavoro e di vita decise di donargli un ultimo regalo racchiudendo tutto il suo spirito in un museo, dedicato proprio allo stilista, a Marrakech. Bergé non riuscì mai a inaugurare questo luogo iconico, morì nel 2017 di miopatia.
La portata del loro sentimento, ma anche il modo in cui vissero il loro amore fu d’ispirazione per molti. Nelle lettere che Pierre Bergé dedicò all’amato dopo la sua scomparsa, affermò: “Sono cose impossibili da dire, ai limiti del melodramma, eppure fin dal primo giorno tu ed io abbiamo saputo che era per sempre […] Sì, abbiamo attraversato qualche tempesta e conosciuto dei naufragi ma non abbiamo mai dubitato che fosse per sempre”

Autore: Federica Tumbiolo
Classe 1995. Studia Giurisprudenza all’Università di Pisa. Fa parte di Radioeco dal 2019