Ciao, sono Sara di Radyosex, la rubrica sull’educazione sessuale. Nel mio ultimo articolo ho indagato sull’origine della malizia del pelo e del pudore legato ad esso, ma oggi vorrei trattare un argomento più “delicato”: l’aborto.
In queste settimane, si è sentito molto parlare di aborto e sono nati dibattiti intorno ad esso, in seguito alla decisione presa dalla Regione Umbria, che attraverso una delibera della giunta, ha ripristinato l’obbligo di ricovero per tre giorni per le donne che si sottopongono a un’interruzione farmacologica di gravidanza, che fino alla settimana scorsa si poteva effettuare in day hospital.
La critica mossa dall’opposizione e dalle associazioni per i diritti delle donne è stata indotta dal fatto che, a detta degli enti sopra citati, imporre un ricovero di tre giorni in ospedale aumenterebbe il rischio di contagio da covid-19. Ciò potrebbe portare a un sostanziale disincentivo alla pratica, considerata più sicura rispetto all’aborto chirurgico.
Senza scendere nei dettagli se sia giusta o sbagliata la decisione intrapresa dalla giunta regionale (non è questa la sede per discuterne), cerchiamo di fare chiarezza sul tema dell’aborto; sulla differenza tra aborto farmacologico e aborto chirurgico; sulla pillola del giorno dopo; sulla storia dell’aborto stesso e le battaglie necessaria per ottenere il diritto all’interruzione di gravidanza.
Di seguito i link che rimandano al paragrafo che può interessarvi maggiormente:
- La storia dell’aborto
- Aborto e religioni
- I tipi di aborto
- Diritti e doveri: cosa puoi fare se devi praticare l’aborto e a chi puoi rivolgerti
- L’etica medica e gli obiettori di coscienza
La storia dell’aborto
La pratica dell’aborto è stata utilizzata fin dall’antichità con diversi metodi e funzioni diverse.
La prima testimonianza scritta di aborto risale al 1550 a.C. e si trova nel Papiro Ebers.
Durante il periodo greco-romano, la pratica dell’aborto era largamente diffusa in tutte le classi sociali, moralmente accettata e giuridicamente lecita. Questo perché la credenza generale, indotta dalla filosofia stoica, era che la vita iniziasse al momento della nascita.
Unico ostacolo alla pratica era rappresentato dall’uomo, il quale aveva piena decisione sul feto. Quindi, eccetto per le donne sottoposte a potestà come le prostitute, era l’uomo a decidere se fosse giusto o meno praticare l’aborto.
Con lo sviluppo della scienza medica e della prevenzione, la consapevolezza sociale dei rischi connessi all’aborto operato al di fuori di strutture ospedaliere, e dell’affermazione dei diritti sociali e della donna, il tema dell’interruzione di gravidanza divenne sempre più argomento di dibattito, in particolare nei paesi occidentali.
L‘Unione sovietica (1919), l‘Islanda (1935) e la Svezia (1938) sono stati tra i primi paesi a legalizzare varie tipologie di aborto.
Nell’URSS, durante il comunismo, l’aborto fu legalizzato e messo a carico dello stato, così da assicurare un ambiente sicuro e l’aiuto di medici specialisti a chi volesse praticare l’interruzione di gravidanza, piuttosto che affidarsi a terapeuti non abilitati.
Nel Regno Unito, invece, in seguito ai grandi cambiamenti sociali del dopoguerra e un risveglio delle coscienze sociali per i diritti, venne emanato nel 1967 l’Abortion Act, che rendeva legale l’aborto in determinate situazioni, quali il rischio di danno fisico e mentale per la donna o di patologie fetali.
In Europa e Nord America, l’aborto divenne disponibile già dal XVII secolo, ma il conservatorismo della società ed in particolare di molti medici a proposito del sesso, ha reso difficile la diffusione della pratica.
Negli anni ’70, infatti, in Italia, le donne iniziarono a reclamare i propri diritti e a scendere in piazza con slogan come “l’utero è mio e lo gestisco io“, per rivendicare la propria libertà e il proprio diritto a decidere cosa fare del proprio corpo e della gravidanza in atto. Chiedevano l’autodeterminazione del proprio corpo.

È in questo momento che il femminismo raggiunge un nuovo traguardo: non bastavano i diritti politici e civili, le donne volevano essere libere di scegliere. Questo segna uno stacco netto con l’epoca precedente e le costruzioni sociali legate ad essa, le quali vedevano la maternità come un dovere della donna o un destino biologico, senza fornirle alternativa alcuna.
Le donne chiedevano pubblicamente il diritto di decidere se, quando e come avere un figlio.
Clara Jourdan, nel suo libro “Insieme Contro” (1976), scriveva:
Insieme per scoprire che possiamo riappropriarci del nostro corpo, contro un potere falloscientifico che ha cercato di trasformarlo in un oggetto passivo mal conosciuto, medicalizzato. Insieme per capire la nostra sessualità e i nostri reali bisogni, contro una concezione assistenziale e paternalistica della medicina di stato. Self-help, autocoscienza, centri per la salute della donna: una tappa essenziale verso la liberazione.
La svolta in Italia avvenne il 18 febbraio 1975, quando la Corte costituzionale sentenziò che “ricorrere all’aborto è conforme al diritto, non in assoluto ma nei casi indicati della legge”. In seguito, nel maggio del 1978, nacque la legge 194, la quale permette alla donna di ricorrere a un’interruzione volontaria di gravidanza in una struttura pubblica, nei primi 90 giorni di gestazione; tra il quarto e il quinto mese si può abortire solamente in caso di malattie del feto.
Nonostante siano passati quasi 50 anni dall’emanazione della legge, il dibattito sull’aborto risulta un tema caldo ancora oggi, dividendo la società e i medici su posizioni opposte rispetto all’interruzione di gravidanza, ma di questo ne parleremo nell’ultimo paragrafo.
Aborto e religioni
Cosa pensano le religioni dell’aborto? Vediamo la posizione del Cristianesimo, dell’Ebraismo e dell’Islam a proposito.
Il peccato dell’aborto per il Cristianesimo
Il primo papa a dichiarare che l‘aborto è un omicidio, indipendentemente dalla stadio di gravidanza, è stato Papa Sisto V (1585-1590). Ad ogni modo, la Chiesa Cattolica si è sempre trovata divisa sul tema e iniziò ad opporre una forte contrapposizione all’aborto in particolare dal XIX secolo, perché abortire significa uccidere solo quando il feto diviene animato. Ma quando diviene animato?
Ad ogni modo, per il Cristianesimo, l’interruzione di gravidanza rappresenta un peccato, in quanto si toglie la vita ad un essere vivente, e quindi chi la pratica deve essere punito.
L’aborto nell’Ebraismo
Per l’Ebraismo, la vita inizia ancora prima del concepimento, tanto che non è il rapporto sessuale sterile ad essere peccato, ma un matrimonio senza vita.
È Dio che chiama alla vita prima della nascita e quindi è ordine di Dio il divieto di abortire, è un ordine celeste e non un interesse umano.
Islam e l’animazione del feto
Per la visione islamica, l’aborto è praticabile fino a che l’anima non entra nel feto e ciò avviene, secondo diversi teologi musulmani, tra i 40 e 120 giorni dopo il concepimento.
L’animazione del feto raffigura la linea sottile tra interruzione di gravidanza e omicidio ed ancora oggi la religione è divisa sul momento in cui l’anima entra nel feto.
Infatti, l’aborto è perlopiù limitato o vietato nelle zone di alta fede islamica, come il Medio Oriente e il Nord Africa, che risultano più conservatrici.
I tipi di aborto

Esistono due tipi di aborto, farmacologico e chirurgico. Vediamoli nel dettaglio
Aborto farmacologico:
L’aborto farmacologico viene praticato con la RU486, un farmaco che abbassa i livelli di progesterone (un ormone necessario alla prosecuzione della gravidanza), inducendo l’interruzione di gravidanza, entro i primi 49 giorni di amenorrea (assenza di ciclo mestruale). Il farmaco, introdotto in Italia solamente dal 2009 dopo una intensa battaglia del Partito Radicale, è conosciuto sotto il nome di Mifegyne.
Viene assunto per via orale e non comporta le complicanze causate dall’aborto chirurgico, come lacerazione del collo dell’utero e dell’utero stesso ed emorragie.
Non rende indispensabile l’ospedalizzazione una volta assunto il farmaco, anche se in alcuni Stati è prevista.
Aborto chirugico:
L’interruzione volontaria di gravidanza chirurgica ha una durata di 15 minuti circa e avviene attraverso, come dice il nome, un piccolo intervento chirurgico, il quale richiede, solitamente, solamente un giorno di permanenza in ospedale.
A seconda dell’avanzamento della gravidanza, esistono diversi metodi per indurre l’aborto:
- Isterosuzione: consiste nell’aspirazione dell’embrione e dell’endometrio attraverso una cannula introdotta nell’utero. Viene praticata entro le prime otto settimane.
- D&R (dilatazione e revisione della cavità uterina): dall’ottava alla dodicesima settimana di gravidanza, la cervice viene dilatata per inserire una cannula da suzione per evacuare la maggior quantità di prodotto del concepimento.
- D&S (dilatazione e svuotamento): dopo le dodici settimane, il canale cervicale viene dilatato meccanicamente e il feto viene rimosso. Questa tecnica viene eseguita raramente, solo in presenza di malformazioni del feto o rischi per la salute della donna.
I rischi principali dell’aborto chirurgico sono: la perforazione uterina (rara ma grave) o l’infezione dovuta all’introduzione di uno strumento nell’utero.
E la pillola del giorno dopo?
La pillola del giorno dopo è un contraccettivo d’emergenza, un metodo contraccettivo “in grado di fornire alla donna un mezzo privo di rischio per prevenire una gravidanza indesiderata dopo un rapporto sessuale non protetto, o in caso di fallimento del metodo contraccettivo”. (WHO 2005).
L’assunzione è per via orale e deve essere assunto entro le 72 ore dal rapporto sessuale, per garantirne l’efficacia.
Puoi richiedere la pillola del giorno dopo ad un consultorio locale, al pronto soccorso, dal proprio medico di base o alla Guardia medica.
È bene ricordare che il metodo contraccettivo di emergenza più efficace è costituito dall’inserimento di un dispositivo intrauterino entro 120 ore (5 giorni) dal rapporto a rischio.
Inoltre, non esiste un momento del ciclo esente dal rischio di gravidanza, specialmente per chi presenta un flusso irregolare. L’efficacia della contraccezione di emergenza è tanto maggiore quanto più è precoce l’assunzione.
Esiste anche la pillola dei cinque giorni dopo che ha efficacia entro 120 ore dal rapporto sessuale e funziona come la pillola del giorno dopo.
Cosa puoi fare se devi praticare l’aborto e a chi devi rivolgerti
Il vero problema di praticare l’aborto è che spesso le ragazze non sanno a chi rivolgersi e non sanno come praticarlo, senza che la famiglia ne venga a conoscenza, poiché non sempre si trova comprensione ed aiuto all’interno delle mura di casa.
Può accadere che il preservativo si rompa, che la pillola non dia la giusta copertura o che semplicemente non ti abbiano spiegato come funziona il tuo corpo perché l’educazione sessuale ancora è un argomento ostico in Italia…
Vediamo insieme cosa puoi fare se devi praticare l’aborto e a chi devi rivolgerti.
Per ottenere il certificato per l’interruzione di gravidanza puoi rivolgerti gratuitamente a un medico, ai consultori familiari pubblici o in ospedale. Importante è avere con sè la tessera sanitaria e il test di gravidanza, nel caso il medico a cui ti rivolgi non sia un ginecologo.
Il test di gravidanza, però, deve essere su carta contenente le tue generalità, quindi occorre rivolgersi a un laboratorio di analisi o ad una farmacia che svolgono questo servizio, restituendo il risultato anche in poche ore. Ti basterà raccogliere la prima urina del mattino in un contenitore pulito (che puoi richiedere in farmacia) e portarlo al centro analisi.
Verifica che il medico a cui vuoi rivolgerti non sia un obiettore di coscienza e ricorda che non sei tenuta a dire dell’interruzione di gravidanza a nessuno, ne alla tua famiglia, ne al tuo partner. La scelta è unicamente tua.
Inoltre, il medico è tenuto a verificare con te le cause che ti portano a voler interrompere la gravidanza nel pieno rispetto della tua dignità, libertà e riservatezza e ad informarti sui supporti sociali ed economici a cui hai diritto nel caso tu decidessi di non abortire.
Se sei minorenne:
Anche se sei minorenne puoi ugualmente interrompere la gravidanza, con il consenso di entrambi i genitori.
Nel caso in cui, non vuoi che i tuoi genitori vengano a conoscenza della tua gravidanza, puoi recarti dal tuo medico, il quale entro sette giorni giorni dalla tua richiesta, inoltrerà la domanda ad un giudice tutelare con una relazione corredata dal proprio parere.
Il giudice, entro cinque giorni, fisserà un colloquio con te e ti autorizzerà ad effettuare l’aborto.
NESSUNO È TENUTO AD INFORMARE I TUOI GENITORI, perché la scelta è tua.

L’etica medica e gli obiettori di coscienza
Cos’è che spinge un medico a fare obiezione di coscienza?
Le ragioni sono molte e perlopiù personali, ma probabilmente la maggior parte sono riconducibili a motivazioni di tipo religioso, per cui il feto risulta animato e praticare l’aborto è come compiere omicidio.
Gli obiettori di coscienza non sono esonerati, ad ogni modo, a prestare aiuto nel caso la gravidanza porti a gravi conseguenze per la donna e sono obbligati a curarla sia prima che dopo la pratica dell’aborto.
Se in un ospedale sono presenti solamente obiettori di coscienza, l’ospedale è tenuto a reperire medici disposti a praticare l’aborto, in quanto la donna ha diritto a tale pratica, indipendentemente dalle idee dei medici.
Altre motivazioni risalgono al famoso Giuramento di Ippocrate, nel quale Ippocrate dichiara che nessun medico dovrebbe usare la medicina per togliere la vita.
“Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo.”
Ma l’etica medica ricorda di aiutare sempre una persona in difficoltà e di usare tutti gli strumenti a disposizione per salvarla e ritengo che “salvare” una donna possa anche essere aiutarla ad interrompere una gravidanza indesiderata.
Non sono qui per dire cosa sia giusto o sbagliato, perché ognuno è libero di scegliere cosa fare e cosa pensare, ma invito a riflettere su quanto scritto fino ad adesso e pensare se interrompere una gravidanza sia veramente così un peccato o potrebbe essere un aiuto per molte donne in difficoltà.

Autore: Sara Binelli
Ogni giorno prova a fare una nuova foto curriculum, ma se ne esce solo con scatti a bocca di gallina. Responsabile Area News di Radioeco, ama la corretta informazione. Hobby preferito: smentire le fake news. Adora parlare di “tabù” con i puritani.
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