Un taglio particolare per la decima e ultima puntata di Skam, viene dato spazio ad ognuno dei ragazzi. Per pochi minuti entriamo nelle vite di tutti. Ci muoviamo come se fossimo esploratori alla ricerca delle foci di questi fiumi, che abbiamo accompagnato, con lo sguardo e con il cuore, dalle loro sorgenti, attraverso le cascate, i laghi, le pianure, le rupi scoscese. Come ogni avventura è il momento però di scoprire l’esito di queste vite, semplici, eppure così complicate e difficili da leggere se guardate solo dall’esterno, con la fine delle superiori, l’esame di maturità e l’inizio, se vogliamo, della vita adulta. Scopriremo che alcuni di loro dovranno mettere dei punti fermi, altri fare piccole, ma significative ribellioni, altri ancora capiranno di dover riprendere qualcosa lasciato lì, in sospeso. Noi dobbiamo lasciare soltanto che i meccanismi del tempo e dell’animo si sincronizzino, che ognuno trovi il proprio angolo di felicità, di libertà, in un’età dove spesso è difficile mostrarsi per ciò che si è veramente. Alla fine, ad accogliere tutti i corsi di acqua, dopo le varie vicissitudini, come sempre, il mare.
(Immagine di copertina per gentile concessione di Federico Mauro)
Lo scorso 15 maggio è uscita la quarta stagione di Skam Italia (co-prodotta da Cross Productions e disponibile su TimVision e su Netflix), per la regia (che si conferma ancora una volta magistrale) di Ludovico Bessegato, anche produttore e sceneggiatore, con il preziosissimo contributo alla sceneggiatura di Sumaya Abdel Qader, autrice e divulgatrice del mondo musulmano in Italia e Europa, con particolare attenzione al tema delle donne e dei giovani. La vicenda narrativa, questa volta, si concentra su Sana, la ragazza islamica del gruppo, la quale si innamora di Malik, amico di suo fratello. Il tema che fa da sfondo alle vicende quotidiane di Sana, è far sposare due anime opposte in una persona, la parte piena di desiderio verso i normali fatti della vita di un adolescente e la parte religiosa e piena di regole, che non proibiscono i desideri, ma tendono a reprimerli. Sana si trova a muoversi tra due fuochi e non si sente capita da nessuno dei due.
Consiglio d’ascolto: “Bubble” di King Creosote, Jon Hopkins.
4 x 10 “Insieme”

S I L V I A: Ma…che succede? Quella nel ritratto è Rose? Titanic? Ah no…Silvia. E nelle vesti di Di Caprio? C’è proprio lui: Luchino. Sono davvero molto intimi. Silvia mostra le sue insicurezze “Sono molto più brutta di così” Luca è pronto a sostenerla e viceversa lei sa quanto lui valga “Non vuoi far vedere agli altri che sai fare bene qualcosa?”. Luca si aggancia subito a questa osservazione e si chiede se non sia questa sua aria da sfigato che fa titubare Silvia ogni volta che lui le propone di mettersi insieme, ma sembra proprio che non sia lui il problema, lei non vuole stare con nessuno. Mentre Luchino si cimenta in un’imitazione di Canepallo, che poveretto viene sempre tirato in mezzo anche quando non c’entra niente, squilla il telefono di Silvia. È il padre di Silvia che deve passare da casa a prendere qualcosa. “Subito nella cabina armadio” a Luchino è comunque andata meglio che a Giovanni che, per chi se lo fosse perso, dovette calarsi dalla finestra per non farsi beccare dalla mamma di Eva.

L U C A: Che ansia chiusi dentro l’armadio. Messaggio di Sana che lo invita all’Eid, lui andrà. Sentiamo i rumori di Silvia e suo padre. Ci spostiamo da loro. Mentre il padre cerca le radiografie dei denti, scopriamo che il compagno della madre di Silvia non è simpatico e fa cattiverie al gatto di Silvia che è un po’ come farle a lei stessa. Il padre si mostra dalla sua parte e nota che indossa una maglia che avevano comprato insieme, leggiamo negli occhi di lei l’amore nei confronti del papà, che scade subito in un commento indelicato: “Sei ingrassata” “No è che prendo la pillola”, la faccia del padre è quella di uno che si rende conto che la situazione gli è sfuggita di mano. Da quando Silvia prende la pillola? Da quando Silvia è cresciuta? “Forse se l’avesse presa anche la tua segretaria, a quest’ora avresti ancora una casa”. Gelo totale negli occhi di Silvia. Siamo di nuovo con Luca invia un messaggio a Silvia: “Tutto bene?” “No, mio padre mi ha detto che sono grassa e poi l’ho mandato affanculo” La risposta di Luchino ci stupisce, le chiede se è felice. Poi spiega “Lo volevi fare da tanto”. Evidentemente non è la prima volta che ne parlano, lui lo sa che cosa la fa stare male e vuole che si renda conto che non se lo merita. Vabbé ora però Luchino ci soffoca nella cabina armadio, “Posso uscire?” “No, vengo io”. Segue una scena di tenerezza infinita, un abbraccio caldo, confortante di quelli che si danno per dire all’altro che non va male per niente, nella sicura cabina armadio, un po’ nascosti come la loro storia, ma insieme abbracciati per farsi forza. Silvia fai la scelta giusta!

G I O V A N N I: Acqua in faccia. Raggiunge Elia, Martino, Luca e Emma che stanno giocando a biliardino. Parlano di Sana che ha invitato anche le UFB all’Eid, lasciandole un po’ perplesse. Paura della giustizia divina? Che cosa scopriamo? Elia ce sta ancora sotto per Sana, nessuno sa che cosa si porta ad un Eid, ma soprattutto Giovanni vorrebbe capire con l’aiuto di Emma come poter vedere l’argentina, che probabilmente si è data alla latitanza. Rinizia la partita a biliardino, Emma cede il posto a Giovanni che viene interrotto da un messaggio di Canecazzo. “E che vuole?” Un consiglio per Eva. Non gli va giù a Garau. I contrabbandieri invece di lasciarsi andare a un bel coro di offese lo spingono a rispondere (anche in virtù dell’interventismo dimostrato da quelli di Villa nello scontro contro i fascistelli di “Giochi”). Insomma vorrebbe sapere come poterla riconquistare. “Magari aspetto?” e qua Giovanni ci fa tornare alla stagione uno: “Io sono due anni che aspetto, mettite in fila”. Ci fai sognare Giò, sbrigati a far tornare tutto come deve essere.

F E D E R I C A: Primo piano di Federica. Sta parlando con lo psicologo: “Ti ha denunciato?” “No” Parlano di Sana? “E siete ancora amiche?” “Sì” Sì parlano di Sana. Non ce l’aspettavamo che Federica fosse andata dallo psicologo a chiedere aiuto. Lo psicologo si riconferma un matto, ora anche con tendenze all’alcolismo e usa gli studenti per nutrire questo suo vizio. La situazione sembra risolta “Vai e non bullizzare più nessuno sennò vengono a rompere i coglioni a me”.

Federica però non è sicura. Si sente una pessima amica, ma lo psicologo le fa capire che all’errore fatto lei aveva già provato a rimediare chiedendo a Sana di uscire. Mentre lo psicologo va a prendere due bicchieri per brindare (crediamo qualcuno debba fermare quest’uomo) Sana avverte le ragazze di aver invitato anche le UFB all’Eid e Silvia risponde “Tranquilla abbiamo Fede che ci difende” e quelle poche parole la tranquillizzano. Non è una cattiva persona, ha solo sbagliato una volta, ora sa come scegliere da che parte stare.

F I L I P P O: Elettra Lamborghini in sottofondo. Sta provando a videochiamare qualcuno che non risponde. “Pem pem” in sottofondo sono le feste, il divertimento. Quello che sta facendo però è l’opposto e fa paura. Sta scartando un kit per controllare se ha contratto l’HIV. Legge le istruzioni, sentiamo la paura. È concentrato, si muove meccanicamente. Imposta il timer, solo venti minuti e lo saprà e tutto potrebbe cambiare. Abbiamo paura con lui e poi è solo. Deve riempire quei venti minuti che sembrano un’eternità, Elettra canta ancora, fa stare male la scelta della canzone.

A quattro minuti dallo scadere del tempo, scopriamo chi stava chiamando: Eleonora. Ha paura anche lei “Però non ce l’hai vero Filo?” “Ma che ne so” “Promettimi che d’ora in poi userai sempre il preservativo“. Bellissimo che sia stato scelto il momento prima di sapere se la malattia c’è oppure no. Sono gli ultimi momenti prima che la tua vita cambi per sempre, le probabilità sono 50 e 50. Si parla sempre del dopo la malattia, ma il poco prima? I momenti che ti dividono dal minuto in cui tutto prenderà una piega diversa? Se è positivo cambia tutto. Eleonora cerca di distrarlo parlando degli amici. Suona il timer, è l’ora. Filippo si tappa gli occhi “Guarda tu!””Oddio Filippo, c’è un linea rossa!” “Una sola?” “Sì” scoppia a piangere. Non ce l’ha. Ora è il momento di dire cose dolci tra fratelli. Di dirsi che si mancano, che ci sono per l’uno per l’altra.

N I C C O L Ò: il sole sta per tuffarsi in mare sul litorale romano. Niccolò è al telefono con qualcuno, con fare misterioso e criptico sta prendendo accordi con uno sconosciuto, chiede se può arrivare per le 9 perchè “non sa quanto potrà tenerlo al mare, inizia a fare freddo”. Noi tutti atterriti: va bene tutto, ma recidivo no. Altri segreti dovranno venire a galla qui a Twin Peaks? E’ visibilmente agitato, sragiona: cosa sta architettando? La faccia è piuttosto contrita, sembra dover ricacciare giù nella faringe un altro rospo.

L’atmosfera era rarefatta. Torna sulla spiaggia dove lo sta aspettando il suo ragazzo. Martino subito se l’ammosca e chiede il motivo del volto incupito. Niccolò premio anti-sgamo dell’anno. E’ il compleanno di Martino, ma il regalo che ha ricevuto è stato toppato in pieno e Niccolò non se l’aspettava. “E’ particolare”: Martino uomo d’oro che si gioca la carta sensibilità anche quando ha il disgusto che traspare dagli occhi. Allora fa una richiesta esplicita di regalo. Chiede una promessa, solenne: la possibilità di riporre totalmente la propria fiducia nel suo fidanzato. Sente anche lui di mettere un punto fermo, un caposaldo alla loro relazione, per non navigare sempre in acque incerte o solo a vista. In mare aperto ci si può solo appoggiare a chi è in barca con noi. La verità al primo posto. La domanda esce inevitabile: “Con Luai ci hai scopato?” “No” “Ma avresti voluto?” “Sì”. Lo scambio di battute parte carico di tensione, ma il sorriso e la rilassatezza, la naturalezza di Niccolò nel reagire stemperano gradualmente il tono, forse un po’ inquisitorio, di Martino. Oramai non ci sono più doppi giochi, più paraventi e Niccolò è costretto ad ammettere, non senza tenere resistenze, che sono in corso i preparativi di una festa (non più) a sorpresa. Ma la sorpresa (sorpresa!) non è mai stata tale: Luchino in fabula si era già premurato di comunicare tutto a Martino. Abbiamo la vaga sensazione che i segreti a Luchino non li dirà più nessuno: così, giusto un debole presentimento. La tensione si scioglie definitivamente e anche le inibizioni si allentano.

Mentre i due si scambiano tenere effusioni, sullo sfondo sentiamo il barrito di un simpatico omofobo, che li invita ad appartarsi altrove, esprimendo anche giudizi ben poco lusinghieri. A Martino si chiude la vena, si alza istantaneamente da terra, è pronto a scattare. Non solo non si vergogna più della propria sessualità, ma addirittura ne va fiero ed è pronto a difenderla con le parole e con i gesti. Ma è anche una protezione coraggiosa, istintiva, del proprio microcosmo, del proprio ragazzo: tutto ciò che sente appartenergli, dentro e fuori di sè. Provvidenziale è l’intervento di Niccolò, che, per la prima volta, si trova a dover moderare un atteggiamento esagerato, improduttivo in quel contesto, calmando il proprio fidanzato. E’ la pietra miliare di una maturità raggiunta nel loro rapporto, di una consapevolezza più salda e concreta su ciò che vogliono, l’uno dall’altro, e su cosa conta davvero nella vita. Anche se il pescatore in preda delle temibili triglie non ce lo avremmo visto malaccio. Filippo sarebbe fiero di Martino.

Melodie persiane risuonano nelle scale, come sottofondo alle chiacchiere delle nostre Matte. Oramai però la lingua con cui comunicano tutte loro è la stessa, universale, ma comprensibile solo a loro cinque. Sana le accoglie a braccia aperte e i conflitti irrisolti, i silenzi irritanti diventano soltanto un ricordo sbiadito dal sapore amaro, ma che ha lasciato nel presente i semi di una comprensione reciproca più sincera e coraggiosa. Un vortice di colori, di risate, di parole complici unisce i due mondi di Sana (le sue due compagnie di amiche storiche), e lei sta al centro, in un ritrovato equilibrio emotivo. Scopriamo anche l’esistenza di una promettente trapper tra le “intransigenti” ragazze musulmane.
Filippo ci omaggia con un altro ingresso ad effetto, presentandosi a casa di Sana con un graziosissimo biglietto di Natale per festeggiare l’Eid (evidentemente non sufficientemente remunerativo per le major di cartoncini benaugurali). Federica va in cucina alla ricerca di un po’ di karkadè e chi si trova davanti? Le arcinemiche UFB. Le prove di dialogo, a dire il vero, sono incoraggianti. C’è uno scambio di battute, rilassato, ma composto. Una tregua senza strascichi. Anche la questione della casa si è risolta, grazie alle skills del papà di Carlotta (grande assente della festa, forse un po’ too much per i suoi gusti esclusivi e conformisti). C’è un ultimo, flebile tentativo di ricostituire la compagine vacanziera, ma è più pro forma, che per altro. “Comunque mi dispiace per la macchina” “Quale macchina?”. Federica ha un’emiparesi facciale e la colite che si avverte fino a qui. Run, baby, run.

Luchino, con un look totalmente rinnovato, senza cravatta (che orgogliosamente aveva portato intorno alla fronte come Sandokan nella seconda stagione), gagliardo come non mai, raggiunge Silvia in sala, e si capisce che anche il loro rapporto è carico di nuove certezze e altrettante, più alte, aspettative. “Luca, il mio ragazzo”. THAT’S MY GIRL. I giochi, le menzogne, gli imbarazzi non hanno più senso di esistere. Federica rivela che il loro atto goliardico non aveva realmente colpito il bersaglio desiderato, ma un povero malcapitato che si era ritrovato la Smart tutta ricoperta da una coltre nauseabonda di yogurt radioattivo (chissà da quanto stava in quello zaino) e un autografo rossettato alla “Occhi di gatto”.
- Tommaso: “Sai qual è un’altra cosa che mi piace, che non è la prima volta che avverto? Questa assenza del senso di giustizia a tutti i costi. Cioè, le UFB non perdono i soldi della caparra, alla fine se li riprendono; uno ci godrebbe pure “Ah, ‘ste bastarde, ci rimettono i soldi!”… No! La macchina non era di quella rompiscatole odiosa. Le ripicche, le vendette, non sempre hanno senso. Ci possono fare bene, ma possono non andare a colpire chi vogliamo. Quindi, raga’, non sempre ciò che prendiamo di positivo deve avvenire a scapito di qualcun altro. Bisogna pensare che le cose positive siano cose buone solo per noi e non negative per qualcun altro, perchè, sennò, hai un’idea della vita che si limita a “Mors tua, vita mea”, e allora non vivi, ma ti nutri di invidia, di gelosia, di sadismo.”
- Sandy: “Questa cosa della giustizia ricordiamolo. Hai super ragione.”

In realtà, neanche loro sanno dove passare ste vacanze, e, come nella migliore tradizione organizzativa italiana, si accodano tutte al gruppo dei fanciulli diretti in Salento, accompagnati da Rami e dalla sua cumpa. Non c’è più spazio per fraintendimenti, si scherza su tutto. La telecamera regala momenti di gioia pura, mentre volteggia tra una stanza e l’altra, inseguendo ora questo, ora quel personaggio. Adesso assistiamo a Filippo che sta imbastendo una trattativa, a metà tra il dottore di “Affari tuoi”, il “Mercante in fiera” e “Fratelli in affari” per affittare (all’insaputa dell’ignara Eleonora) una stanza ad Elia (su cui aveva anche espresso generosi apprezzamenti), vantandosi del fatto che le spese vive, in ogni caso, le paga mammà.

Elia tergiversa, mentre il nostro Sava continua nell’elogio delle proprie qualità come co-inquilino: solitario, ma, all’occorrenza, di compagnia. Chi sa cosa vuol dire vivere fuori sede, in un appartamento, anela a un Filippo nella propria abitazione. Elia non abbocca ancora. Viene allora acquisita la testimonianza di Martino, reduce da una convivenza temporanea con Filippo: giudizio positivo, ma pulizia molto soggettiva. Anche per Elia è arrivato il momento di fare un passo in avanti, verso l’età adulta. Arrivano anche Niccolò e Giovanni e la crew è di nuovo in pista. Garau, con i suoi modi cerimoniosi e trionfanti, annuncia la vacanza del secolo: Contrabbandieri + Matte + Rami e compagnia bella. Martino sbianca in volto e si irrigidisce.

Filippo, con l’usuale nonchalance, si aggrega al gruppo in partenza, a sgamo, ma con grande eleganza. Giovanni intercetta subito la faccia corrucciata dell’amico. Forse è il momento di seppellire la lancia, dopo aver tentato di combattere i mulini a vento della paura di sentirsi solo e tradito. C’è una nuova sicurezza in lui, che lo spinge a ricongiungersi con chi aveva incarnato questo terrore atavico.

Sana osserva, compiaciuta, la scena di riappacificazione, mentre racconta a Malik, distante nello spazio, ma così vicino a lei le piccole grandi peripezie nell’allestimento del ricevimento per l’Eid. Non è più ermetica, telegrafica, ma racconta con grande gioia le emozioni, le situazione che vive. Malik le scrive un messaggio dolcissimo e lei tocca il cielo con un dito. Sullo sfondo, della scena e della vita di Sana, rimane Elia, sconsolato, che guarda svanire davanti a sè l’ultima possibilità di dichiararsi, se mai ci fosse stato un momento, un mondo in cui questo sarebbe potuto avvenire.

E L I A: arriva la Covitti in cucina, che esordisce subito sfottendo. Il karkadè diventa il pretesto per uno scambio di sguardi e di risate complici e divertiti. Lei prende fiato, guarda in basso e poi verso di lui, come quando si deve improvvisamente comunicare qualcosa che ci sta esplodendo dentro, decomprimendolo lentamente, ma lasciando che emerga completamente. La mente va alla prima puntata della seconda stagione: alla scena dal vago sapore psichedelico in cui i ragazzi avevano colonizzato il bagno per i propri comodi e avevano scacciato Emma dal bagno, dopo averle fatto baciare il prescelto tra i quattro Contrabbandieri. Era stato un testa a testa fra Martino (che l’aveva, ahilui, spuntata) e…. proprio Elia. Giovanni colpisce ancora con la straordinaria dote dell’inopportunità (del tempismo e della rimostranza nei confronti della Covitti) e abbandona subito il campo, invitato caldamente da Elia. Osserva, fiero, Martino che chiacchiera divertito con Luai, e pensa “Il mio compito qui è terminato”. Raggiunge la tromba delle scale, prova a chiamare qualcuno che non risponde. Ex machina arriva Eva, sinceramente interessata a come stia Giovanni. Lui dissimula, fa l’uomo d’esperienza, ma lei ha subito capito che si tratta di Sofia, oramai un nome più che una presenza. Le cose non vanno bene tra l’argentina e Giovanni (tutti a fare la ola) ed Eva prova a fare la crocerossina, ma deve subito buttare giù la maschera.

In effetti, non ci sono molti punti in comune in questa coppia a noi spettatori inevitabilmente invisa, e Giovanni ne prende atto onestamente. Eva sfodera il pretesto della felpa (grande must) rimasta a casa e si becca pure un passaggio da Tersigni. Gli sguardi e le parole tradiscono una profonda nostalgia dei vecchi tempi e tutti ci sentiamo di nuovo malinconici.
Che la felpa fosse una scusa ce ne eravamo ampiamente accorti, ma mai ci saremmo aspettati di rivedere passeggiare, avvolti dal buio della Capitale, la coppia da cui tutta l’avventura aveva avuto inizio. Le macchine sfrecciano intorno a loro, ma il tempo si sta dilatando, deve lasciare spazio all’emozioni e ai pensieri per scaturire dai loro cuori. Solo i loro volti sono illuminati, il resto è silente e scuro. Eva rompe il rumore dei passi trascinati sul marciapiede, informando Giovanni del pressing che aveva ricevuto da parte di Sana per scrivere a tutti i costi a Federico. Diciamo che Sana si era poi arrangiata, fondamentalmente. Eva non se l’era sentita di indirizzarla a Canegallo. Quando iniziava a buttare giù le prime parole, queste nascevano spontanee, ma rivolte a Giovanni, che forse dalla sua vita non era mai uscito, ma rimaneva nelle cose, nelle situazioni che lei ricollegava a lui, a loro due. Lui dentro di sè sta ballando la Conga, ma mantiene un certo aplomb: “E perchè non me l’hai scritta?”. Lei deglutisce (noi pure). “Non te l’ho mandata, però te l’ho scritta.” Tutti a portata di Cleenex, mi raccomando, perchè qua ce sta un bel pianto liberatorio. “Vabbè mandamela allora”, “Adesso?”, “Adesso”. Questo dialogo ci insegna come le scene di ricongiungimento non devono essere sempre procedute da proclami interstellari oppure gesti estremi, eclatanti. Basta la semplicità di un pensiero sincero, chiarirsi una volta per tutte per capire ci sono ancora presupposti per proseguire un percorso umano insieme. Si girano l’uno verso l’altro, mentre da sotto lo schermo del cellulare fa luce. Giovanni decide di non leggere il messaggio appena arrivato. I suoi occhi non riescono a staccarsi da Eva. Si avvicina, lento ma inesorabile alla bocca di Eva, che fa finta di non capire. Sono gli ultimi attimi di illuminazione sulle loro facce.

Non appena le labbra si toccano, vengono risucchiati dal buio della notte, si distinguono a malapena le sagome delle teste. E’ un bacio che ha il sapore della vittoria, di un legame profondo che va ogni oltre circostanza della vita. E’ un bacio coraggioso, ma non incosciente. Sentiamo questo come il giusto compimento di un percorso di crescita di entrambi: da una relazione clandestina e tossica sono arrivati a scegliersi, aspettandosi, lasciando che ciascuna delle vite facesse il proprio corso, ma sentendosi sempre, in qualche modo, vicini.
” Per tutta la notte s’esala
l’odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala;
brilla al primo piano: s’è spento…
G. Pascoli, “Il gelsomino notturno”, vv. 16-20
All’ombra del Gazometro (comparsa silenziosa di molte scene della serie), le tenerezze abbondano. C’è un senso di tensione erotica crescente che pervade la scena, che però è addolcito, reso meno selvaggio, dalla musica struggente che accompagna il momento narrativo. Vogliono godersi il momento. “Ce l’hai?” “Sì”. Da notare come si abbia finalmente il coraggio di mostrare un preservativo allo spettatore, senza troppe reticenze, e di sfruttare un’occasione molto coinvolgente per lanciare un implicito invito a una protezione nel momento dell’atto sessuale.
“Dai calici aperti si esala
l’odore di fragole rosse. […]
E’ l’alba: si chiudono i petali
un poco gualciti; […]
G. Pascoli, “Il gelsomino notturno”, vv. 9-10, vv. 21-22
E qua parte un geniale espediente narrativo: se la serie si era aperta con la lettura da parte di Eva del tema di Giovanni, adesso si chiude con le parole di Eva, con la voce di Giovanni. E’ una straordinaria composizione ad anello: si ritorna dove tutto aveva avuto inizio, ma in posizione opposta. C’è stato un chiasmo, un’inversione di ruoli. Se il racconto scritto da Giovanni era stato provocatorio, audace, un po’ incosciente, a tratti da smargiasso, adesso è tutto più personale, più vero, più sentito. Ripercorriamo i fatti che addirittura precedono l’esordio della narrazione vera e propria, dal punto di vista di Eva: l’arrivo in succursale, la cotta immediata per Giovanni, adocchiato fin dal momento di formazione delle classi, l’evoluzione del loro rapporto, fino a diventare due estranei troppo consapevoli di ciò che li lega. Si torna al ponte in zona Ostiense, luogo di confronto e scontro durante le varie stagioni. C’è una luce blu che colora la scena, mentre Eva è avvolta, sonnolenta, tra le braccia di Gio’, che guarda il paesaggio intorno a sè, serafico, ma anche un po’ nostalgico. E’ grazie a loro due, in fondo, se si è formata questa enorme famiglia “scelta”: un mix eterogeneo di persone, anche completamente diverse tra loro, che hanno deciso di conoscersi, di darsi una possibilità reciproca, per accompagnarsi, per sostenersi, per crescere insieme, abbattendo i tabù, le ansie, le paure. Perchè questo vuol dire essere amici: rimanere uniti, anche se distanti, no matter what.

Nel frattempo scorrono le facce perplesse delle ragazze e dei ragazzi alla maturità, mentre cercano di ricevere qualche suggerimento a destra o manca, in maniera goffa, scomposta. Molto apprezzabile, dal nostro punto di vista, la scelta di non voler soffermarsi su un aspetto della vita da liceale, come quello dell’esame di Stato: non è funzionale ai fini della narrazione, è un momento necessario e inevitabile, ma che non aggiunge nulla a quello che è stato raccontato in questi tre anni.

E dopo? Ciascuno per la propria strada, a inseguire sogni individuali, prospettive diverse. Tutti a guardarsi le storie su Instagram per sentirsi meno distanti, a cercare di organizzare pizzate con mesi di anticipo, tanto alla fine metà degli invitati paccherà matematico.
Però, perchè deve andare per forza così? Non bisogna lasciare che tutto sia accaduto invano. Il meraviglioso panorama del mare, mentre la camera scorre sulle facce e sui corpi dei ragazzi. Le lacrime versate. I disastri combinati. Luchino e Silvia. Federica che suona i bonghi, Luai, FIlippo Niccolò. Perchè permettere che tutto svanisca come un sogno stupendo, una lunga illusione? Elia e Martino che tentano di battere le mani a tempo. Eleonora ed Edoardo finalmente insieme. Malik fissa dolcemente Sana e lei gli fa le smorfie. Rami li guarda e sorride, fiero e complice.

Scatta improvvisamente dalla sabbia, come un caimano e si precipita verso Filippo. Un capannello di aitanti giovani lo aiutano a sollevare il fratello di Eleonora e inizia una fuga con il prigioniero che terminerà sicuramente con un lancio in pasto alle onde. Tutti gli altri, d’un tratto, si sollevano da terra, e iniziano a correre verso il mare, liberi, spregiudicati, a inseguire la propria crescita, i propri traguardi, tutti insieme, senza lasciare nessuno indietro. Giovanni lancia il pallone e tutti lo seguono. Ognuno si muove diversamente, ma l’energia, la grinta è la stessa. L’intera scena (con un pizzico di sapiente body positivity, perchè non siamo tutti con il six-pack o super tonici, senza cellulite, ma siamo ragazze e ragazzi così, semplici nella nostra corporeità) trasmette un senso di ebbrezza, di fame di vita, di esperienze innegabile.

Il cellulare si spegne e Giovanni ritorna a Eva. Sorride, capisce, pensa al futuro.
I ragazzi urlano di gioia e si fiondano verso il mare, verso le sfide che li attendono. Non hanno più paura, o forse ce l’hanno, ma non la sentono.
“Una volta avevi scritto in un tema che siamo tutti convinti di andare verso il cielo e non ci accorgiamo che in mezzo c’è il soffitto, però stavo pensando che, se saltiamo tutti insieme, magari ‘sto soffitto lo sfondiamo. Vuoi provare?”
Anche la musica chiude il cerchio: come nella prima puntata della prima stagione, “Hot Headache” di ISTAP. Sana svita il galeotto “Tricky Trap”, solleva la copertura in plastica, fa ripartire i meccanismi, le trappole, aiuta la pallina a salire sulla piattaforma rotante. Serviva soltanto un piccola spintarella e un po’ di ascolto in più. Adesso è tutto al proprio posto e Sana sorride.

- Tommaso: “Comunque Sandy, finita. Wow”
- Sandy: “Non ti viene da piangere?!”
- Tommaso: “Ho il cuore in gola”
- Sandy: “Tooommi….” *singhiozzi indistinti*
- Tommaso: “Sono andato in apnea senza rendermene conto”
- Sandy: “Ma il fatto che sia circolare?! No, io sono morta: il discorso finale, letto da lui e scritto da lei, mentre nella situazione iniziale era scritto da lui e letto da lei. Te lo giuro sono morta”
- Tommaso: “Pazzesco, pazzesco. Io guarda, ti assicuro, è una cosa che ho pensato quando ho visto la scena di loro che camminano lungo la strada di sera, ho guardato il minutaggio, mancavano sei minuti e ho detto “Vediamo se Ludo mi fa una Ringkomposition e mi chiude come aveva aperto. Ragazzi, da manuale”
- Sandy: “Io ero emozionatissima”
- Tommaso: “Ma idem. Secondo me questa è una stagione di lirismo, una stagione poetica. Viaggia, come contenuto, su livelli di scrittura non inferiori rispetto alle stagioni precedenti (fatto non scontato), ma anzi raggiunge punte mai sperimentate prima. E’ riuscita a calare, o, se preferisci, a far emergere dal quotidiano la poesia. Secondo me è stata strepitosa”
- Sandy: “Bellissima, hai proprio colto il punto. Io, quando l’avevo finita di vedere, ho pensato “No, m’è mancato qualcosa”. In realtà, poi, ripensandoci, era tutto così quotidiano, ecco, c’era meno l’intrigo. Poi probabilmente sentivo anche di più il fatto che stesse finendo. Inutile dire che l’episodio 10 mi ha fatto morire. Cosa pensi del fatto che siano tornati insieme?”
- Tommaso: “Era inevitabile, ed è giusto che sia così. Perché ora tutti sanno quel che stanno facendo, dove vogliono andare”
- Sandy: “Esatto, ma infatti vorrei che la prossima stagione fosse sì su uno dei personaggi, che continuasse questa cosa del concentrarsi su un personaggio, ma che facesse anche vedere cosa fanno gli altri. Cioè Eva che va a Medicina, mi piscio addosso!”
- Tommaso: “Eva che va a Medicina vola altissimo. Ma speriamo che la facciano, perchè al momento dovrebbe essere l’ultima. Non sono ancora partiti i lavori di produzione e di registrazione della quinta, ma ti dico anche che è passato un giorno e mezzo dall’uscita e già praticamente ho un sentore di sollevazione popolare, di ribellione per avere la quinta. Fa poco parte la petizione su change.org e quelli di Cross Productions, TimVision e Netflix si trovano la gente con i forconi davanti ai cancelli, altro che la presa delle Tuileries o quando sono andati a prendersi il re a Versailles”
- Sandy: “Esatto! Io sarò una di quelle! Comunque ti dico una cosa: rispetto agli altri 3 (Eleonora, Martino ed Eva), Sana mi sta più sul c…uore. Il fatto di essere così aggressiva, te lo giuro, la prenderei a schiaffi. Detto questo, quando fa il suo monologo, capisci che lei non sa da che parte girarsi: non viene accettata da nessuno!”
- Tommaso: “Bravissima, idem!”
- Sandy: “Mi sa un po’ di Balto che diceva di non essere nè un cane nè un lupo e non sapeva a chi accidenti avvicinarsi. Perchè lei si sente tirata dalla religione, allo stesso tempo è un’adolescente cresciuta in Italia, soprattutto con amiche che sembrano poter fare tutto quello che passa per il loro anticamera del cervello, nei limiti del consono, e, chiaramente, ti crescono due anime dentro, che non sai come conciliare”
- Tommaso: “Assolutamente d’accordo con te. Il paragone con Balto rende benissimo l’idea. Infatti, questa quarta stagione mi ha colpito perchè, più che mai, mi sono trovato a criticare le azioni di quella persona, perchè, per me, lei commette una serie di cagate una dopo l’altra (è in balia degli eventi, è insicura, non si sente accettata e tutto quanto). Però, al contempo, se ci penso, a quanti errori di comunicazione (alla base c’è una non-comunicazione, una comunicazione pregiudizievole o inibita di default), se vai a prendere i singoli eventi, quante volte noi non abbiamo detto per paura di, fatto per paura di, non ci siamo sentiti capiti da nessuno… Subito lanci il sasso, “E’ una scema, se lo merita, povere amiche che invece si prestano ancora, ecc.”, però, in realtà, sei spinto a guardare in maniera critica, in maniera lucida, al tuo trascorso”
- Sandy: “Bravissimo lei folle. All’inizio la picchieresti. Che poi è anche vero che il grande motivo per cui lei è così arrabbiata con il mondo è che lei è decisa a seguire la religione: è una cosa che, secondo me, per noi che la guardiamo, non riusciamo a capire davvero. E’ il motivo per cui non empatizziamo subito con lei. Cioè, noi non capiamo il fatto che lei soffra del fatto che non possa baciare un ragazzo, che si senta bloccata quando lui le dice di non essere musulmano, e tutto il resto. Noi diremmo “Ma che te ne frega di com’è?! Vacci e buonanotte!”. Invece lei ha tutto un altro sistema di valori che noi abbiamo perso dai secoli dei secoli. Quindi noi non empatizziamo neanche a pagarci con lei all’inizio, ma, tra le amiche, si vede che manca Eleonora, perchè loro non la difendono, cioè, l’unica a difendere è Federica, alla fine di una serie di eventi che la portano a fare questo. Poi è anche vero che sono giovani, che sono piccoline”
- Tommaso: “È verissimo. Qui, c’è la grande lezione che ci lascia ancora una volta questa serie: sostanzialmente non giudica. Ti dice la cosa così com’è, si basa su racconti, su testimonianze raccolte dal vero. C’è stata la preziosa consulenza di Sumaya. Ed è bellissimo perchè alla fine lei non bacia Malik. Non avviene alcuno strappo narrativo rispetto alle convinzioni di quella persona. Noi non sappiamo cosa accadrà, come andrà quel rapporto, perchè c’è sempre questa grande pudicizia, questo grande riserbo nel racconto delle cose, senza strafare, senza fare eccezioni. Lei non lo vuole baciare, ne è convinta, lo sposerà, non lo sposerà: sono tutte cose che lei non sta decidendo in quel momento. Non andrebbe diversamente nella realtà e perchè il regista dovrebbe snaturare lo stato delle cose naturali. Infatti non lo fa, ma aspetta il naturale corso degli eventi. Sul discorso delle amiche ti do pienamente ragione. Dall’altra parte, Sana, con un atteggiamento irritante e supponente, scoraggia ogni tipo di indagine, anche sincera, per capire cosa contiene il mondo del musulmanesimo, ma non solo”
- Sandy: “Giustissimo cosa hai detto del fatto che dà ancora di più l’idea di realtà. Nella verità andrebbe così. Tra le amiche, ognuno difende la propria idea: non ti vengo incontro perchè, in fondo, non lo voglio. Giustamente, hanno 18 anni, è un mondo opposto al nostro”
- Tommaso: “Capito?! Esatto”
- Sandy: “Poi l’episodio 10, le lacrime, perchè tutti loro hanno i propri problemi, vivono male qualcosa, si sentono meno, ed è bello vedere che in realtà vanno avanti perchè, vedrai, vivono nel mondo e che devono fare?! Però, in realtà, c’è anche altro.
- Tommaso: “Assolutamente, assolutamente. Io, se dovessi scegliere una metafora, paragonerei tutto questo racconto ad un seguire il corso di tanti fiumi, che confluiscono l’uno nell’altro, emissari di uno stesso lago, che però vanno al mare. Tutti i fiumi, prima o poi, portano al mare. Nel mare l’acqua si mischia e quindi è così. Per inerzia, se vuoi, puoi modificare il tuo argine, oppure puoi lasciarti trasportare dalla corrente. Questo sta a te, sta al singolo personaggio, però, non si sta mai fermi. Si va, perchè comunque c’è la corrente. E mi viene in mente anche la massima di Eraclito “Non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume”: i ragazzi della prima stagione non sono gli stessi della quarta, è evidente. E’ tutto un continuo evolversi”
- Sandy: “Verissimo… È super dinamico. La frase di Eraclito è la vita. La prima volta che la sentii a scuola non la capii, ora è il mantra della vita. Comunque, te l’ho detto, all’inizio, quando l’avevo finita, mi era rimasto un nervoso addosso che ho detto “No, dai!” e invece, andando avanti, metabolizzandola ho pensato “No, sono stata scema anche io perchè non mi sono impegnata a capirla. O meglio, non è che non mi ero impegnata a capirla: non difendevo nè le ragazze, ma neppure lei. Quindi non trovavo il punto di incontro, una posizione da scegliere, perchè forse una posizione da scegliere non c’è, va così. Punto.”
- Tommaso: “Ti capisco in toto. Secondo me, questa stagione non ti chiede di scegliere, ma ti indica il tuo posto tra gli spettatori. Tu puoi solo assistere agli eventi, che si sistemano in qualche modo”
- Sandy: “Condivido! In realtà, anche nelle altre stagioni, non ti chiedono di dire chi ha ragione, perchè tutti fanno le merdate, perchè tutti sono persone umane, e chiaramente succede di sbagliare. In questa, però, secondo me, la senti di più perchè, in primis, non riesci a concepire il punto di vista di Sana, due, vedendola dal punto di vista come amico di qualcuno, pensi “Devi difenderla, è una tua amica. Manda a quel paese le sceme e vai avanti. Allo stesso tempo, però, ti senti di riconoscere loro la ragione. Non riesci completamente a schierarti e quindi lì è l’evento che ti fa capire che le cose vanno avanti e se, a un certo punto, ti senti di fare una cosa, la fai, però non la devi anticipare, nè forzare”
- Tommaso: “È verissimo. Assolutamente. Ti dividi interiormente, è così”
- Sandy: “E stai diviso”
- Tommaso: “Per forza. Capisci che è inevitabile la deflagrazione di quella situazione: loro ferme nelle proprie posizioni, lei chiusa, arroccata, asserragliata. E’ chiaro che devono saltare le trincee perchè ci si possa davvero provare a parlare, a capire. Senza passare per quei momenti di tensione, quel problema sarebbe rimasto latente, un silenzio sempre più pesante, più grande, e ci sarebbe stato il rischio concreto di varcare un punto di non-ritorno. Invece, alla fine, i conflitti si ricompongono e prevale il senso di unità, l’affetto, le esperienze che le hanno unite, al di là delle diversità. Questa, forse, è un’altra grande lezione: anche attraverso i conflitti, i lanci di bombe atomiche, si può tornare più uniti, più consapevoli di prima. La distruzione non vuol dire solamente desolazione e terreno incolto, ma può anche diventare la base per fondamenta più solide”
- Sandy: “Esatto, bravissimo. Anche la cosa del conflitto è proprio vera. Non bisogna avere paura, tanto non muore nessuno. Affronti e vai avanti. A volte lasci che il tempo ti aiuti, altre volte la prendi come viene”
- Tommaso: “Esattamente, proprio così. Devi, sennò soccombi in balia degli eventi”
- Sandy: “Comunque voglio dire che la fotografia sempre meglio. Cioè certi colori che boh. Quando le ragazze sono sul Tevere e aspettano gli scemi con il furgone e sono vestite dei colori degli alberi è impressionante”
- Tommaso: “Davvero mozzafiato. Le luci che giocano con i sentimenti”
- Sandy: “Bellissimo. E le musiche?! Molto più cattive e meno mainstream del solito”
- Tommaso: “Mamma mia aggressive al massimo; pompano ai pazzi”
- Sandy: “Boia! Rendono proprio l’idea di quanto lei sia incazzata. Gli altri ballano massimo pericolo e lei che pulisce casa”
- Tommaso: “Assolutamente”
- Sandy: “Ma Luca e Silvia?! Che teneri!”
- Tommaso: “Bellini loro…”
- Sandy: “E soprattutto… Elia… Innamorato perso. Lei cattiva come la peste a dirgli: sei stupido”
- Tommaso: “Davvero peggio dell’aglio. E innamorato non di noi…”
- Sandy: “Purtroppo, aggiungerei”
- Tommaso: “E io aggiungerei purtroppo per lui”
- Sandy: “Lei si deve da’ una bella calmata”
- Tommaso: “Ma infatti zia. E lui che si gioca la carta della nonna bosniaca…”
- Sandy: “Lì raggiungiamo vette del baccagliamento inarrivabili. Di quella cosa sai cosa mi piace: il fatto che lui forse è quello più simile mediamente a un ragazzo di quell’età, da cui magari non ti aspetti nemmeno la comprensione verso Martino che è gay o altro. In realtà, lui lo accetta senza problemi, però non si espone mai come fa Giovanni, che spiega il proprio punto di vista, e non è nemmeno come Luchino, che accetta un po’ tutto diciamo. Rimane sempre nell’ombra e si innamora di lei, aspirando a un rapporto che sarebbe comunque particolare, non standard. Lui, così tranquillo, che si innamora di lei, senza problemi, senza sovrastrutture, senza fronzoli, l’ho trovato stupendo”
- Tommaso: “Esattamente, lui non sai quel che pensa, è defilato come pensiero. Lui diventa un po’ il prototipo (senza poi esserlo veramente), pur rimanendo una persona a 360 gradi, quindi senza avere tutti i crismi del personaggio clichè. Se vogliamo associarlo a una figura stereotipata, probabilmente lo pensiamo come qualcuno che non giudica, non è cattivo, è molto genuino, ma empatizza poco (per i maschi è più facile che sia così), senza, ribadisco, mai giudicare, però. Alla fine, però, sperimenta sulla propria pelle cosa vuol dire non essere accettati per una diversità: noi non sappiamo veramente perchè Sana non scelga lui, non sappiamo dove finisca un gusto personale e dove inizi la religione e altri motivi. Sicuramente c’è una differenza culturale difficile da colmare, che lui, onestamente, non si sente di sobbarcarsi, e lei non vuole fare una cosa di cui non è convinta”
Avremmo voluto chiudere l’articolo in maniera pacata, paciosa e inoffensiva, ma ci andava di lasciarvi un ulteriore spunto di riflessione, a partire da una polemica nata qualche giorno dopo l’uscita della quarta stagione, anche per riflettere sull’importanza e sul senso della rappresentazione della realtà nelle serie televisive.

- Tommaso: “Non so se l’hai vista stanotte, è una storia di Ludovico. Io sono senza parole”
- Sandy: “Chiaramente l’avevo vista, ma ne volevo parlare approfonditamente stamani. Sto pensando al fatto che, come al solito, se sei una donna, certe cose non puoi farle. La cosa buffa è che ti riconferma l’idea che le persone hanno del mondo delle donne musulmane: si pensa che debbano essere sottomesse e tali debbano rimanere. Questa è una ragazzina di 18 anni, che, per una volta, si toglie il velo davanti a due maschi. E se l’avesse fatto per sentirsi apprezzata, ma che vogliono?! Boh, vabbè, menomale lui è così dolce e corretto da scrivere un post senza rabbia. Idioti. La parte migliore è che Sana stessa se ne lamenta, di questa disparità di trattamento nel proprio monologo. Quindi, nel senso, arrivateci”
- Tommaso: “Esatto, bravissima. Questo post separa un po’ il marcio dal buono. Pazzesco che le ragazze che si sono indignate non siano nemmeno musulmane. Già trovo oltremodo ipocrita questo scandalizzarsi selettivamente, ma lo accetto sicuramente di più da una ragazza anche lei musulmana. Una donna che giudica un’altra donna, solo per il gusto di spalare letame, mi fa chiudere la vena. Ieri sera mi è venuto un embolo quando l’ho visto e ti assicuro che mi si è disinnescato per la risposta di Ludovico, che, ancora una volta (grande lezione di vita per queste deficienti, che non saranno in grado di cogliere) ci insegna che quando si fanno le cose bene, serenamente, senza sotterfugi, senza doppi sensi, puoi rispondere soltanto in maniera pacata, perchè non hai nulla da nascondere. E’ tutto così lineare, senza ipocrisia, senza retorica, che una risposta del genere basta e avanza. E, come dici bene tu, questa obiezione era pure stata già messa in conto nella sceneggiatura. E’ tutto lì. Non devi andare a polemizzare, a scovare i massoni, i carbonari. Ragazzi, è una delle poche serie dove sta tutto sullo schermo, poi elucubri, rifletti quanto vuoi, benissimo. Ci sono tantissimi spunti a nostra disposizione. Però, la serie, lasciamola lì com’è, che è tanto ben fatta.
- Sandy: “Lui è fortissimo nelle sue convinzioni e sicuro del suo lavoro. Questa polemica è proprio di una pochezza allucinante. Secondo vuol dire non aver capito una sega di quanto detto fino a questo momento. Te mi rifili una polemica così per cosa. E se anche lei si fosse voluta sentire apprezzata, ha anche scelto due ragazzi, che non avrebbero mai provato attrazione fisica verso di lei. E lei di certo non li considera alla stregua di donne o vuole essere offensivo: semplicemente la non eventualità di un’attrazione fisica la spinge a togliersi, per qualche attimo, il velo. Questa polemica è di una tristezza unica. Menomale Ludovico si sente talmente tranquillo, ha gestito tutto con estrema tranquillità e disinvoltura, che ha esposto il proprio punto di vista serenamente, senza dare troppe spiegazioni.
- Tommaso: “Infatti ho apprezzato molto il fatto che sia Filippo a tirare fuori la questione dei gusti sessuali. Non è Sana a dirlo (sarebbe potuto risultare offensivo, come una sorta di sminuimento), ma sono gli altri due i primi a scherzarci: Filippo, prima, e Martino a ruota. Si è voluto mandare anche un messaggio di autoironia, di “autodenuncia” di un modo di essere, in maniera leggera. La cosa che mi spaventa è che, se lui è arrivato a fare un post di replica, significa che queste lamentele non erano sicuramente poche (altrimenti te ne freghi abbastanza, perchè sei un personaggio pubblico e metti in conto che possano arrivare anche le critiche). Ma per dire cose del piffero, non dire nulla, che è meglio”
- Sandy: “Bravissimo, perché dimostri di non aver capito un cazzo di tutte quelle indietro. Una polemica non solo sul niente, proprio non hai guardato: te hai preso una scena, così, e hai detto “Mmm, guarda mi stanno sulle scatole e lo dico”. Cioè la povera Sana, che si fa tutte ste pare, perchè ha fede, e che, nonostante senta una più che umana pulsione ad andare verso i ragazzi, si autoreprime, si controlla, niente, buttata in caciara, perchè una volta si è levata il velo. Ma andate a spigolare!”
- Tommaso: “Ma sicuramente è andata così, per forza! Esatto, bravissima. Questo ti Fa capire la profondità di ragionamento di sta gente eh”
- Sandy: “Voglio dire che si poteva benissimo scegliere di approfondire il rapporto tra Elia e Sana, attraverso, magari, momenti di particolare confidenza, e lei poteva togliersi il velo davanti a lui e, nonostante tutto, lei non avrebbe avuto torto nel farlo: se lo avesse fatto per piacere, cosa ci sarebbe stato di male? E’ questa la cosa triste, sembra che, scelta una via, non puoi più tornare indietro, non si possono più avere ripensamenti. A 18 anni. Amo, ho visto gente a cinquant’anni buttare all’aria la vita, mentre lei, a 18 anni, non se lo può levare un minuto il velo”
- Tommaso: “No ma questi audio sono oro. Assolutamente. Perchè poi chiaramente, queste criticone, che fanno le super pudiche, sono le prime a divertirsi in ogni lago, in ogni luogo (scelta legittima eh), però, se le porti a riflettere sul senso di questo comportamento, attaccano subito con “Ma come ti permetti di giudicare?!” “Non si giudicano le persone dalle azioni” “Può essere stato un momento di debolezza” “Mi sento bene nel farlo”, ma poi, tassello mancante del puzzle, appena vedono un’altra ragazza comportarsi analogamente, elargiscono a piene mani epiteti molto poco lusinghieri. Ipocrite. Che poi, finchè rimani nella tua ipocrisia, non mi interessa nulla (mi fai forse un po’ di tristezza), ma se vai a tacciare chi agisce alla luce del sole, con coerenza, allora mi girano come le pale di un mulino olandese”
E con questa potentissima similitudine, si chiude anche il nostro cammino insieme lungo i dieci episodi di questa quarta stagione di “Skam Italia 4”. E’ stata un’esperienza impegnativa, ma assolutamente gratificante e coinvolgente. Noi vi ringraziamo per averci fatto compagnia, idealmente, in questo percorso e speriamo di avervi regalato momenti di svago, di spensieratezza, ma anche attimi di riflessione e analisi del mondo che ci circonda, che è il mondo che Skam Italia sa raccontare così bene.
Se ve li siete persi, vi lasciamo i link degli altri tre articoli di questa tetralogia:
SKAM ITALIA 4: TRA DUE FUOCHI (EPISODI 1-3)
SKAM ITALIA 4: CREDO DUNQUE ESISTO (EPISODI 4-6)
SKAM ITALIA 4: TABULA RASA (EPISODI 7-9)


Autore: Tommaso Calleri
Nell’era del populismo che dilaga e delle fake news che imperversano, si manifesta la mia essenza di Tommaso apostolo, che “non ci crede finché non ci mette il naso” (altissima citazione dello Zecchino d’Oro edizione 1969). Di un mio celebre omonimo è stato detto: “Voi lo chiamate ‘il bue muto’! Io vi dico che, quando questo bue muggirà, i suoi muggiti si udranno da un’estremità all’altra della terra!”. Quando io parlo al telefono, si gira mezzo autobus, ma è pur sempre un inizio.

Autore: Sandy Cioni
Fa parte di Radioeco dal 2019. Di se stessa vuole dire che non lo sa.