Fermi tutti! Questa non è una semplice sinossi degli episodi della quarta stagione, ripeto, non è una sinossi! Per avere una trattazione asettica e amena degli eventi, vi rimandiamo a una più sobria descrizione su IMDb oppure sull’intramontabile Wikipedia. Qualcuno potrebbe definirle “rece umili”, ma noi non aspiriamo a tanto. La nostra idea è quella di raccogliere le impressioni e gli spunti di riflessione a partire da quello che abbiamo visto sullo schermo. Vuole essere un momento di confronto collettivo, senza pretese e senza risposte giuste o sbagliate, che ci auguriamo susciti in voi pensieri analoghi al nostro, ma anche conclusioni totalmente differenti, perché uno dei grandi punti di forza di questo progetto è di riuscire a lasciare, dopo ogni episodio, qualche elemento su cui meditare.
Lo scorso 15 maggio è uscita la quarta stagione di Skam Italia (co-prodotta da Cross Productions e disponibile su TimVision e su Netflix), per la regia (che si conferma ancora una volta magistrale) di Ludovico Bessegato, anche produttore e sceneggiatore, con il preziosissimo contributo alla sceneggiatura di Sumaya Abdel Qader, autrice e divulgatrice del mondo musulmano in Italia e Europa, con particolare attenzione al tema delle donne e dei giovani. La vicenda narrativa, questa volta, si concentra su Sana, la ragazza islamica del gruppo, la quale si innamora di Malik, amico di suo fratello. Il tema che fa da sfondo alle vicende quotidiane di Sana, è far sposare due anime opposte in una persona, la parte piena di desiderio verso i normali fatti della vita di un adolescente e la parte religiosa e piena di regole, che non proibiscono i desideri, ma tendono a reprimerli. Sana si trova a muoversi tra due fuochi e non si sente capita da nessuno dei due.
Consiglio d’ascolto: “Goldrushed” dei The Royal Concept.
4×01 “Italiana”

Prima scena. Capiamo immediatamente quello che sarà il leitmotiv della quarta stagione: Sana divisa tra l’attrazione fisica e naturale per i ragazzi e la sua religione. Mentre sta guardando alcuni ragazzi giocare a basket, suona la sveglia che le ricorda la preghiera. Lei e le ragazze stanno partendo alla volta di Bracciano per festeggiare i cento giorni alla maturità. Un nuovo ostacolo: l’alcol. Sana non può bere e di conseguenza vive l’esclusione dalla dimensione festaiola dei suoi amici, i quali non percepiscono il suo disagio. Durante la serata a Bracciano, mentre i ragazzi sono intenti a fare uno scherzo a Giovanni che si è allontanato, scende in campo Elia, spettinato, ubriaco e davvero bello che si lancia in una dichiarazione d’amore nei confronti di Sana: “Te l’ho mai detto che ti amo?”. Sana lo allontana con l’arma che sfodererà di continuo durante la stagione: la religione. Infatti spiega a Elia che non possono frequentarsi perché lui non è musulmano. Nonostante la forza di volontà di Elia, che sembra anche pronto a farsi circoncidere per poter uscire con lei, Sana lo allontana definitivamente dicendo che è troppo stupido. Inutile dire che la speranza di vedere Elia pronto a corteggiarla e di conseguenza vederlo in più scene possibile non morirà mai.

Tornata a casa dal festeggiamento dei cento giorni, Sana incontra gli amici di suo fratello, tra cui appunto Malik, per cui mostra subito interesse: galeotto fu il giochino, di cui nessuno ha capito il funzionamento. Per chi ha avuto un fratello maggiore che portava amici a casa, ha sicuramente rivissuto il passato, guardando la scena in cui lei corre in camera a sistemarsi per poter apparire carina ed è estremamente interessante la cura con cui Sana sceglie il velo, è il suo modo di comunicare la sua bellezza.
Successivamente avviene l’incontro tra le amiche di Sana e gli amici di suo fratello Rami. + 100 punti per “Boys” di Lizzo. Alzi la mano chi si è accorto che sullo sfondo c’è un acquedotto romano? Tranquilli potete abbassarla, nessuno vi crede. Inutile dire che l’interesse a mantenere i rapporti sta da entrambe le parti e ogni scusa è buona per poter passare tempo con loro.

Capita infatti che il fratello di Sana inviti le amiche di lei ad una festa. In una cornice perfetta di colori, i ragazzi arrivano a prenderle sul lungotevere con un furgone e Sana boicotta (o meglio, “pacca”) una pesca di beneficenza al centro islamico per andare. Di nuovo avviene il “richiamo”. Infatti, mentre tutti stanno cantando, suona la sveglia della preghiera. Una volta arrivata alla festa, quindi, Sana si allontana per pregare. Una scena davvero iconica: mentre tutti pensano ad altro, lei si isola. Il momento di grande sacralità, però, viene interrotto da una coppia che sta cercando di imparare l’anatomia umana con l’esperienza sul campo.

Strepitoso il gioco di luci: lei illuminata da un neon verdastro (il verde è il colore della speranza e dell’autostima, di chi vuole crescere, affermarsi, comandare, ma è anche il colore dell’invidia), i due amanti infuocati inquadrati da una lampadina a incandescenza, che emana un senso di piacere acceso e promiscuo. Sana torna alla festa e vede Malik baciare Eva. Inutile dire che il suo sguardo perso è stato anche il nostro. Nel momento in cui si era sentita capita nelle sue convinzioni perché erano condivise, le sfuma tutto davanti. Di nuovo la conferma che non riesce a fare parte completamente di nessuno dei due mondi. La religione la allontana dalla possibilità di comportarsi come le altre ragazze, ma allo stesso tempo la sua fede è fortissima e per lei sarebbe un po’ come tradire se stessa se si lasciasse andare.
Un appello a Martino: la poker face sul cassettino poteva essere più convincente, ma d’altronde le testimonianze erano inconfutabili. Almeno ci hai provato.
4×02 “Mykonos”

Sana e le ragazze stanno organizzando un viaggio a Mykonos per la fine della scuola. Se già a condizioni normali per organizzare un viaggio in gruppo, serve l’autocontrollo di Papa Giovanni Paolo II, immaginate cosa può succedere se ci sono delle divergenze di idee non modificabili. Infatti Mykonos sarà motivo di scontri ripetuti e offrirà spunti di riflessione importanti.
Il primo momento in cui viene sollevato un problema riguardante il viaggio è durante una conversazione che Sana ha con il fratello; lui è venuto a conoscenza del viaggio dalle sue amiche e la prega di non portarsi il burkini (costume da bagno che copre interamente il corpo) perché non vuole che la prendano in giro. Chiaramente Sana si offende per questa conversazione, forse perché si aspettava che, condividendo la religione, almeno il fratello la supportasse o forse perché anche Malik è in ascolto. Insomma, Sana si trova di nuovo a dover decidere se rimanere fedele a quello in cui crede o se uniformarsi agli altri. Questa conversazione darà occasione a Malik di inviarle un post su Instagram che ritrae una modella islamica che indossa il burkini in passerella affermando: “Se può farlo lei puoi farlo anche tu”.

Ringraziamo Malik che con questo gesto ha proprio impersonato il classico metodo di corteggiamento che si basa sulla regola: attaccati anche alle parole non dette pur di attaccare bottone. Sana chiaramente non risponde, perché vale la regola di far aspettare un certo tempo prima di rispondere, tuttavia rimane colpita dal messaggio di supporto, si sente spalleggiata e capita. Tanto che durante una festa decide di scoraggiare Eva riguardo a Malik, sostenendo che i ragazzi musulmani non si fidanzerebbero mai con ragazze italiane e che piuttosto le usano per fare un po’ di esperienza prima del matrimonio. In questo momento Sana ha già deciso che Eva è contro di lei, la vede come una rivale, il suo modo di essere categorica nell’affermare che a lui non interesserà mai davvero, è più pungente del solito.

Il secondo spunto di riflessione viene da una conversazione con la madre, è la prima volta che la vediamo. Sana le chiede se potrà effettivamente andare a Mykonos, la madre non si dimostra subito favorevole al viaggio, i suoi sospiri sono proprio gli stessi che abbiamo sentito tutti, e nonostante Sana le faccia notare che il fratello è andato ad Amsterdam quando ha fatto la maturità, per lei sembrano valere regole diverse. Il momento più vero della conversazione è quando la madre dice: “se volete andare al mare ci sono un sacco di posti più tranquilli e più vicini” e quando le chiede perché voglia proprio andare lì lei risponde che è perché ci vanno tutti. Per chi di voi non avesse avuto esperienza di genitori che non mollano l’osso, è proprio così che funziona, a te non sembra di chiedere la luna perché lo fanno tutti e quando loro te lo proibiscono ti senti diverso, senza pretese di giudicare le regole di un genitore in negativo o in positivo. Sana allora cita una frase del Corano che è un inno alla fratellanza delle culture, conquistando la mamma. Rimane il padre da convincere e sembra che un lasciapassare stia nella frequentazione dei campi GMI (giovani musulmani italiani), la presenza di Maryam (la cui identità rimane nascosta durante questi primi episodi, ma che ricorre in più momenti) a questi campi sembra far desistere Sana.

La questione della casa sembra arrivare ad una soluzione perché “quelli di Villa” stanno subaffittando il loro umile maniero a picco sul mare. In un incontro a casa di Chicco Rodi le ragazze iniziano una guerra fredda di sguardi con le ragazze dell’altra quinta (le urticanti UFB, mai acronimo fu più azzeccato) sulle note di MYSS KETA. L’atmosfera è a metà tra quella delle aste da Sotheby’s per aggiudicarsi l’ultima opera di Banksy e quella dei duelli nei film western. “Questa villa megagalattica è troppo piccola per tutte e otto”. In questa guerra di posizione, alla fine le nostre vincono solo perché Sana decide di accettare nonostante il prezzo altissimo pur di non lasciarla alle altre. In questo episodio si percepisce come Sana inizi a sentire il suo essere diversa come un peso ed inizia a chiudersi in se stessa, non cerca il dialogo né sotto forma di scontro e neppure sotto forma di sostegno, gli unici momenti in cui questo suo malessere sembra acquietarsi è quando trascorre tempo con Malik.
La scena finale della puntata vede lei e Malik intenti a cercare la menta al parco e di nuovo Sana torna ad essere dolce e spensierata. Malik vorrebbe che lei andasse ai campi GMI e forse è l’unico momento in cui Sana davvero valuta la possibilità di farlo, perché per lei Malik è la libertà. Con lui potrebbe rimanere fedele alla sua religione e allo stesso tempo provare tutto quello che provano le ragazze della sua età in serenità.
4x 03 “Peccato”

Puntata cruciale. Le ragazze non hanno abbastanza soldi per poter pagare la casa a Mykonos e si trovano costrette a dividerla con le UFB, su iniziativa di Sana, che, in assenza di alternative concrete per racimolare il denaro richiesto di Chicco Rodi, scende a patti con le urticanti UFB, con grande sorpresa di Silvia ed Eva. Si rivelerà un accordo disastroso.

Sana, intanto, sull’onda di questo entusiasmo e di quest’apparente armonia con il mondo, decide di dire alla madre che le piace un ragazzo, “Musulmano?” “Mamma ma certo, ma ti pare”, chiarendo anche il motivo per cui rifiuta Elia. Non c’è possibilità, a livello religioso, che lei possa frequentare un ragazzo non musulmano. E’ controcorrente la scelta di rappresentare un confronto tra genitore e figlia in maniera dialogica e non, come spesso accade, accesa, per non dire infuocata. I toni pacati e concilianti sono ancora più originali perché connotano la conversazione tra due persone, da cui ci aspetteremmo, invece uno scontro tra il volere imposto dalla madre e la strenua opposizione di Sana, se ci affidassimo soltanto alla percezione comune che si ha spesso dei rapporti in una famiglia di religione islamica (anche per lo storytelling che spesso prevale). Così come nelle migliori famiglie occidentali i cocci possono andare in frantumi, anche nelle famiglie musulmane il dialogo può essere invece costruttivo e sincero. Il messaggio è chiaro.
Per far sì che la convivenza con le UFB sia più pacifica possibile Sana decide di invitarle a casa per spiegare anche come aveva intenzione di utilizzare le camere da letto. A mio avviso, questa scena è cruciale. Sana si trova a dover affrontare i pregiudizi sulla sua religione, e anche a dover difendere alcuni punti, come ad esempio il non voler ragazzi in casa perché altrimenti sarebbe sempre costretta a portare il velo. C’è un clima di disagio, di imbarazzo e di sospetto reciproco che non ha nulla da invidiare al famigerato stallo alla messicana, come testimonia questo scambio di messaggi tra di noi fino ad oggi inedito:
- Tommaso: ” Il disagio di loro 8 al tavolo”
- Sandy: “No lì mi sentivo male, te lo giuro. Avrei voluto telefonare lì a casa e dire venite a cena da me”
- Tommaso: “No Sandy, davvero, io sono stra mega a disagio. Davvero salvatele, fate qualcosa”
- Sandy: “Te lo giuro anche io. Comunque posso dire… le ragazze (sedute al tavolo, NdA) sono proprio lesse…”

La situazione, di fatto, non si sblocca, mentre ciascuno di noi si augura che qualcuno tenti di strozzarsi con una delle micidiali palline gusto pizza, che non incontrano esattamente l’appetito delle altre convitate, sempre più esasperate per il protrarsi dell’attesa. Speri con tutto il cuore che arrivi una chiamata, una notifica di Instagram sui loro cellulari, ma un brindisi al sapore di Coca-Cola sfuma perchè non c’è in frigo la versione zero zuccheri. Ci sono tutti gli elementi per avere il quinto atto della tragedia elisabettiana. Il punto di non ritorno? La planimetria con relativa assegnazione delle camere più annessa rotazione che Sana, con piglio manageriale, invita Silvia a distribuire alle partecipanti di questo improvvisato briefing per le vacanze. Insomma, tutti ci aspettavamo un “Al mio via potete girare il foglio e iniziare a leggere la prova”.
- Tommaso: “No, non ho capito il gioco, no, scusate, interrompete“
Le UFB non ci stanno e iniziano ad avanzare richieste a Sana, anche legittime in un contesto vacanziero, ma in tono decisamente provocatorio, con l’obiettivo di farla capitolare o di farla desistere dalla partenza. Sana, con grande consapevolezza e senso di identità, difende le proprie ragioni e spiega che non è assolutamente sua intenzione decidere come le altre ragazze devono viversi il mare (sì, diciamo il mare) greco. In un gioco di ruoli, che, come in altri momenti della serie è di straordinaria resa, ha un chè di paradossale; sembra proprio la ragazza “oppressa” a spiegare, concretamente, cosa significhi essere liberi. Mentre, però, le richieste iniziano a riguardare anche i festeggiamenti della sera stessa, Sana è visibilmente costretta ad accettare il pressing di Carlotta, spalleggiata dalle amiche, sacrificando, forse, un pezzettino di identità, anche perché non si sente affetto supportata da Eva, Federica o Silvia, che si chiudono, va detto, in un mutismo di convenienza, che fa sentire Sana ancora più sola contro il microcosmo in cui si trova immersa in quel momento. Nessuna di loro proferisce parola durante quei secondi interminabili di silenzio e qua è tangibile ed evidente l’assenza di Eleonora (tema ricorrente lungo l’intera stagione), che, in altre occasioni, si era fatta più volte interprete dei bisogni del gruppo (una sorta di guru emotivo) e aveva cercato di alleggerire la tensione o comunque di ristabilire un po’ di serenità nel gruppo, grazie a una sua certa maturità di pensiero, senza per forza indorare la pillola, quando non necessario, sia chiaro. Chiaramente non possiamo dimenticarci che sono ragazze giovani, adolescenti, che temono, forse di esporsi troppo per una questione, l’identità religiosa di Sana, che, realmente, non conoscono e nella cui ottica è difficile penetrare, e che tendono, come chiunque a quell’età, a gestire a fatica le proprie situazioni problematiche, figuriamoci perorare le cause altrui.
Sandy: “Questo, secondo me, è il loro ragionamento: non ti vengo incontro perchè non voglio. Anche io voglio andare a Mykonos e riempirmi di alcol, e non è vero che non lo voglio fare. Anche se te sei mia amica, non ti capisco fino in fondo. Giustamente, hanno 18 anni, è un mondo opposto al nostro.”
E’ il momento in cui la comunicazione salta definitivamente: si apre un abisso di incomprensione, in un primo tempo mascherato dalle parole di circostanza, poi completamente assordante. Da un lato ci sono le tre ragazze, con i loro bisogni e i loro caos, dentro e fuori di loro, che non si accorgono che la loro amica sta combattendo per accettarsi e farsi accettare, dall’altro Sana si apre molto difficilmente e, se lo fa, avviene con un atteggiamento spesso supponente e caustico, e scoraggia ogni tipo di domanda o di indagine, anche sincera, su che cosa significa essere una ragazza musulmana in Italia. Il mix è esplosivo e letale.

Per dimostrare che la sua religione non è un ostacolo permette a tutte di bere alcolici in casa, la situazione inizia a sfuggirle di mano, quando arrivano suo fratello Rami (di tendenze più progressiste, ecco, rispetto alla sorella), allettato da questo parterre femminile di eccezione, e Malik che la aiutano a farle uscire da casa. Malik rimane per la notte.
Sandy: “Mi viene in mente una cosa che dice Sana nella prima stagione, quando vuole aiutare Silvia a conquistare Edoardo: “Seguite delle regole di accoppiamento davvero prevedibili, voi.” Per lei c’è un altro modo di intendere e costruire questo aspetto della vita ed è belissimo vedere come si applica.”

La mattina seguente Sana, in un momento di grande coraggio e di desiderio di affettività, sbircia dallo spiraglio della porta aperta della stanza del fratello, alla ricerca di un contatto visivo adesso sperato, adesso scongiurato, in un momento di attrazione, sempre però molto casto e composto. La scena si sposta in cucina dove lei e Malik hanno una conversazione. Finalmente tutti pensiamo che questa storia possa finalmente spiccare il volo, lei ha le idee chiare, lui è interessato a lei, i pianeti e gli astri tutti sono allineati, quando “Non sono più musulmano, diciamo” distrugge la speranza di Sana che la loro relazione possa funzionare. Un secchio di acqua gelida con dentro i cubetti di ghiaccio è un eufemismo. Sana si sente mancare la terra sotto i piedi, ritorna in camera, mentre il fratello, involontariamente, gira il dito nella piaga: “Ahò, ci stai a prova’ con mia sorella?”. Questi uomini…
- Sandy: “Innamorata di un altro cabròn”
- Tommaso: “Elettra aveva proprio ragione”
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Autore: Tommaso Calleri
Nell’era del populismo che dilaga e delle fake news che imperversano, si manifesta la mia essenza di Tommaso apostolo, che “non ci crede finché non ci mette il naso” (altissima citazione dello Zecchino d’Oro edizione 1969). Di un mio celebre omonimo è stato detto: “Voi lo chiamate ‘il bue muto’! Io vi dico che, quando questo bue muggirà, i suoi muggiti si udranno da un’estremità all’altra della terra!”. Quando io parlo al telefono, si gira mezzo autobus, ma è pur sempre un inizio.

Autore: Sandy Cioni
Fa parte di Radioeco dal 2019. Di se stessa vuole dire che non lo sa.
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