Skam è una webserie che parla davvero di adolescenti. Il format è norvegese, arriva in Italia nel 2018, guidato da Ludovico Bessegato per TIMvision, e prodotto da Cross Productions. Con Roma a fare da sfondo, per ogni stagione lo spettatore segue le vicende dal punto di vista di uno dei personaggi: nella prima Eva, nella seconda Martino e nella terza Eleonora e per la prima volta non pensa che siano incoscienti.

“Noi continuiamo a studiare e a spendere i soldi dei nostri genitori, facendo cose senza senso. Cerchiamo di rimanere sempre in giro, ci agitiamo, sudiamo, perché finché ci muoviamo abbiamo l’illusione di non stare fermi, ma in realtà non stiamo andando avanti, stiamo andando indietro. Siamo convinti di saltare verso il cielo e non ci accorgiamo che, in mezzo, c’è il soffitto.” Queste sono le parole che danno inizio a Skam.

Risulterebbe più facile scrivere una recensione tecnica di questo prodotto, spiegarne la storia, le caratteristiche di crossmedialità, la bellezza incredibile della fotografia, la profondità della sceneggiatura e la spontaneità degli attori, che la rende una serie un po’ neorealista. Ogni dettaglio di questa serie lavora per restituire la quotidianità, dal dialetto alle musiche. Tutto questo è il contorno, di cui andare fieri, che spinge per sottolineare il cuore pulsante della serie: gli adolescenti.

Ciò che davvero stupisce di Skam e diventa la sua essenza: è la dinamicità. Una delle poche volte in cui gli adolescenti non sono dipinti come monotematici, non hanno un solo pensiero, non sono stereotipati, non sono solo pronti a contraddire tutto e tutti per il gusto di distinguersi, sono anche altro finalmente, sono persone. Gli adolescenti hanno problemi veri, si sentono soli, hanno dei valori, sbagliano, pensano, si incolpano e hanno paura.

L’essenza dinamica della serie è proprio come il carattere di un adolescente (vale anche per i più grandi): cambia di continuo e ogni volta questo essere umano deve capirsi, aggiustare se stesso e aggiustarsi sugli altri, solitamente l’ordine è inverso. Skam affronta temi importanti e cruciali, non solo amore e amicizia, ci sono disordini alimentari, integrazione, famiglie problematiche, revenge porn. Tutte quelle variabili che nella vita ti cambiano e ti fanno sentire inadeguato e spesso incompreso. Vorrei sottolineare un aspetto particolarmente interessante: ossia la resa dei rapporti umani che non sono fatti solo di paroloni, ma soprattutto di gesti e di silenzi che rendono ancora più automatica l’immedesimazione.

Questi ragazzi non cercano di crescere o di essere superiori, anzi vivono minuto per minuto quello che gli succede, insegnano che tutte le emozioni hanno bisogno prima di tutto di tempo, non devono essere evitate, ognuno trova la propria strada per viverle, nessuna è sbagliata, è solo la propria. Vivere il presente delle emozioni e affrontare con coraggio quello che succede ogni giorno: Skam insegna questo. Questa serie afferma che gli adolescenti non sono pazzi, ma solo persone fragili, che devono definirsi e accettarsi.
Infine vorrei sottolineare un aspetto fondamentale di questa serie: la crossmedialità; infatti per poter rendere la visione più realistica sono stati creati davvero i profili dei personaggi sui social network, di cui lo spettatore ha già visione all’interno della serie. Perciò non solo i personaggi “vivono” nella serie, ma hanno la possibilità di pubblicare foto e video, chiaramente collegati agli eventi narrati, in tempo reale.

Il prossimo 15 maggio uscirà la quarta stagione, che vedrà Sana come protagonista e affronterà il tema della diversità religiosa, tutte le puntate si trovano su Netflix, recuperatele e fatevi un regalo, e scusate i voi adolescenti e ascoltate i voi di adesso anche quando siete incoerenti: non eravate e non siete fuori luogo, siete solo in continuo cambiamento.

Di seguito il link per poter sbirciare la quarta stagione: https://www.youtube.com/watch?v=r5Jbf9YplVQ
Qualche chicca dal backstage, direttamente dall’account instagram del regista e sceneggiatore Ludovico Bessegato (@ludovicobessegato):
Devo infine, ringraziare assolutamente Tommaso Calleri che ha curato l’editing di questo articolo e non voleva prendersene i meriti.

Autore: Sandy Cioni
Fa parte di Radioeco dal 2019. Di se stessa vuole dire che non lo sa.