Violenza sulle donne e Coronavirus – Intervista alla criminologa Anna Vagli

violenza sulle donne

“Violenza sulle donne e Coronavirus”, questo è il titolo del mio articolo, due fenomeni che se possono sembrare tanto distanti, nella realtà di tutti i giorni, si intrecciano morbosamente.

Il Coronavirus, come tutti sappiamo, ha cambiato il mondo, portandoci a vivere una vita che non è la nostra, cambiando le nostre abitudini, limitandoci anche per le più piccole cose, costringendoci ad amare dietro un computer, ad avere continuamente la sensazione di perdere tempo, d’ansia, di non controllo, di non sapere quando tutto questo avrà una fine.

Il Coronavirus ha cambiato il mondo e con mondo intendo le persone e per certi versi, se alcuni ritengono che il cambiamento sia sempre qualcosa di bello o innovativo, io ho avuto più incertezza su questo e non è pessimismo, sono due occhi stanchi i miei, due occhi che leggono ogni giorno il numero delle vittime, e non sto parlando solo delle vittime del Coronavirus: parlo delle vittime per quanto riguarda la violenza sulle donne.

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Ebbene sì, il Coronavirus con tutte le sue conseguenze ha anche questa: alimenta paurosamente la violenza sulle donne ed è per questo che bisogna parlarne, mai e mai poi ci dovrà essere silenzio su questo, sulla vita.

Per poter scrivere questo articolo, grazie a Sara Binelli, sono entrata in contatto con Anna Vagli, dottoressa in giurisprudenza con competenza nel campo della criminologia e psicologia investigativa, delle scienze forensi, Criminal Profiling e sopralluogo tecnico sulla scena del crimine. Ed inoltre è specializzata in casi di bullismo, Cyberbullismo e cyberpedofilia.

La collaborazione tra me e la dottoressa Vagli è stata utile, attraverso delle domande e risposte, per poter delineare in maniera ancor più limpida tutto quello che sta succedendo ed in realtà è sempre esistito e come poter agire concretamente per aiutare tutte le donne che si trovano di fronte a delle violenze.

anna vagli
Dottoressa Anna Vagli

L’Intervista ad Anna Vagli

La violenza sulle donne è un fenomeno che è sempre esistito e che ovviamente non è assolutamente possibile ricondurla solo a questo determinato momento storico che stiamo vivendo. Potresti definire la violenza nel suo complesso, in generale, dando un quadro completo?

“La violenza sulle donne, o meglio di genere, è un costrutto complesso. Costrutto che purtroppo presenta molteplici sfaccettature. Violenza non è soltanto quella fisica, ma anche quella psicologica, economica e sessuale. Violenza è anche “quella minigonna è troppo corta”, “quella scollatura troppo profonda”. Violenza è quando un partner non rispetta il lavoro della compagna, quando le dà uno spintone e poi la porta a cena per chiederle scusa, quando penserà che non vale quanto lui. L’abuso fisico è visibile ad occhio nudo ma quello psicologico, seppur impercettibile, è altrettanto devastante.”

In queste ultimi giorni i casi di violenza sulle donne sono notevolmente aumentati come si può vedere dai dati riportati dalla Casa della Donna, per esempio solo nel territorio pisano in sole due settimane ci sono state sessantuno chiamate prettamente da donne dai 30 ai 40 anni e non solo. Potresti spiegare come mai tale aumento?

“L’incremento di cui parli è purtroppo presto spiegato. Restare in casa è ormai divenuto un imperativo per contrastare un nemico invisibile e subdolo chiamato Covid-19. Una richiesta innocua quella di rimanere tra le mura domestiche che diviene una prigione per chi da quella abitazione invece vorrebbe fuggire. Per molte mogli e compagne accompagnare i figli a scuola o il semplice andare a lavoro significa sfuggire anche solo per brevi periodi alle violenze del partner maltrattante e alle situazioni di sudditanza con le quali convivono tutti i giorni. Ma per il momento ciò non è possibile.”

Parlando proprio in merito alla quarantena che stiamo vivendo tutti ormai dal 9 marzo, quali sono le conseguenze per queste donne, non solo fisiche, ma anche psicologiche.

Come accennavo prima, per alcune donne “restare a casa” non è certo l’opzione più sicura.

“Difatti, condividere 24 h su 24 gli spazi familiari con il partner violento sottopone le vittime a lunghe prove di resistenza fisica, mentale e purtroppo anche sessuale. In uno scenario di prossimità col proprio carnefice e la riduzione dei contatti esterni rende molto più difficile  chiedere aiuto. Il taglio drastico dei rapporti sociali non fa altro che aumentare l’isolamento e la paura.”

Cosa si può fare per aiutare queste donne concretamente?

“Sono anni che mi occupo di violenza di genere e che mi batto per promuovere l’informazione e la prevenzione. Purtroppo però non è mai abbastanza. Dobbiamo parlarne.  Non è mai abbastanza perché, come mostra la cronaca, il bollettino di guerra è devastante: stando ai dati del 2019 una donna viene uccisa ogni due giorni di fronte all’impotenza di amici, familiari e purtroppo anche dello Stato. Non c’è “codice rosso” che tenga. Per questo è importante parlarne anche nel complicato momento storico che il nostro Paese sta attraversando. A tale scopo ho lanciato un video di sensibilizzazione per denunciare come per queste categorie di donne le mura domestiche possano rivelarsi peggiori di Guantanamo e che la violenza di genere  è un morbo epidemico, globale e letale al pari del Covid-19. E’ vero, molte strutture di accoglienza sono state costrette a chiudere o a limitare fortemente la loro attività. Tuttavia, è fondamentale rassicurare le vittime: non siete sole!! La rete anti-violenza nazionale resta comunque operativa. È infatti possibile contattare il numero 1522 attivo 7 giorni su 7 24 ore su 24 e in grado di fornire consulenze telefoniche e accoglienza delle donne che versino in condizioni di emergenza. Non si può uscire, ma se necessario occorre fuggire!


#iorestoacasa sì, ma per molte donne è #iononpossostareacasa



Autore: Silvia Santoro

Classe 1996.

I miei unici credi sono il negroni e il femminismo. Iscritta alla facoltà di Lettere moderne all’Università di Pisa. Fa parte di RadioEco dal 2019.

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