
Non solo Italia tra i paesi che stanno combattendo la diffusione del coronavirus. Era l’11 marzo quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiarava lo stato di pandemia, che letteralmente si riferisce alla pericolosa velocità con cui un virus riesce a dilagare in ampi territori e addirittura continenti, come del resto sta avvenendo nel grande film che stiamo tutti vivendo.
Abbiamo raccolto una serie di testimonianze scritte e orali di persone italiane (e non) a giro per il mondo, capaci di raccontarci l’atmosfera e il “polso” della situazione che si sta respirando in altri stati anche oltre l’Atlantico, senza ovviamente dimenticare di confrontarci con il dramma che la nostra nazione sta subendo da un mese a questa parte.
P.S. Le immagini sono di repertorio e solo a scopo illustrativo.
ARGENTINA

Il primo intervento è dello scultore Gabriele dall’Argentina, precisamente da Cosquìn nella valle di Punilla, che ci racconta esaurientemente cosa si sta vivendo in questi giorni dalle sue parti e quali sono le azioni che il governo ha messo in campo per debellare l’emergenza:
STATI UNITI

Di avviso non proprio identico è Matteo da New York (Stati Uniti) che ci descrive le sue impressioni da oltreoceano sull’Italia e sulla questione in generale:
BOLIVIA

Per rimanere al di là dell’Atlantico, raccontiamo l’esperienza dell’architetto Luciano residente in Bolivia. Ci narra le prime reazioni scomposte di buona parte della popolazione, specialmente nelle fasce più povere e contadine, con opposizioni dure e violente e conseguenti interventi armati della polizia. Tutto il paese è in agitazione e anche le ambasciate sono attualmente nel caos più profondo con ritardi e problemi nelle comunicazioni. Non secondario il problema dell’“italiano all’estero”. “Bisogna stare attenti ora a parlare in certi luoghi l’italiano – ha ammesso Luciano – è sconveniente perchè ancora non è chiaro a tutti da dove sia nato il contagio e l’Italia è sentita come l’incubatrice del virus in Occidente“.
DANIMARCA

In Danimarca è stato adottato un “lockdown medio” (come era da noi la situazione prima del 9 marzo) seppure con la chiusura del classici luoghi di ritrovo nordici come pub e birrerie. Scuole e università chiuse anche da loro ma i test vengono fatti solo ai sintomatici gravi lasciando a casa i sintomatici leggeri. Direttive nazionali di stare a casa rispettate per metà ma soprattutto si rileva una ancora non totale presa di consapevolezza del fenomeno da parte di molti danesi, come ci conferma la studentessa Heidi, che ammette: “Per il momento non è cambiato granchè rispetto alla nostra quotidianità precedente”.
GERMANIA

Dalla Germania ci aggiorna l’informatico Alessandro che stanno iniziando a chiudere gradualmente tutti i Lender tedeschi (gli Stati confederati) allineandosi al governo di Berlino con la Baviera come apripista della chiusura totale.
INGHILTERRA

Da Basingstoke (Hampshire) ci aggiorna Martina: “Attualmente hanno una maggiore consapevolezza rispetto a pochi giorni fa, molte attività hanno chiuso in autonomia, la stragrande maggioranza dei ristoranti e dei supermercati fanno solo takeaway e pagamento solo con carta. Chi può svolgere lavori da remoto lo sta facendo e i medici non fanno più visite di persona ma solo consulenze telefoniche. Le persone sono preoccupate, si esce di meno, iniziamo a vedere in giro persone con la mascherina. C’è una sorta di ansia generalizzata da qualche tempo. Al momento non c’è la quarantena ma ad esempio nel centro commerciale sempre affollatissimo c’è molta meno gente. In radio passa l’annuncio che invita a stare a casa una settimana se tu o un tuo familiare ha tosse, febbre e dintorni. Non mancano numeri speciali da chiamare in caso di sintomi e vige la regola universale di lavarsi le mani (qui ogni 20 minuti e per 20 secondi se lavori al pubblico)”.
SPAGNA

Problemi dalla Spagna ci vengono riferiti da Pierfrancesco che, avendo amici e conoscenze in giro per la penisola iberica, ha una visione d’insieme sul paese piuttosto precisa. “A Tenerife ci sono controlli nelle strade ed è entrato in vigore l’obbligo della chiusura di tutte le attività commerciali e turistiche con danni immaginabili. A Valencia c’è molta preoccupazione e l’ondata di contagi è stata presa veramente in pieno. Per ora la Spagna si è mobilitata in maniera molto simile all’Italia anche per i numeri importanti che sta facendo, come nel focolaio di Madrid“.
RUSSIA

“Corrispondenti” anche dalla Russia con la studentessa Marianna che ci fa un quadro della situazione: “Per ora in Russia ci sono 450 contagi circa (la metà a Mosca) ma per ora nessun morto. Da una settimana scuole e università sono state blindate ma pian piano stanno chiudendo tutto. Il sindaco di Mosca Semenovic Sobjanin ha annunciato che da ora in avanti è vietato per gli anziani uscire di casa. Lo spavento per quello che sta avvenendo in Italia è comunque tanto e gli echi dall’Europa non sono incoraggianti”.
MILANO

Il capoluogo della Lombardia è uno dei centri più colpiti insieme a Bergamo e Brescia con numeri pesanti ogni giorno. Abbiamo recuperato questa testimonianza di uno studente fuori sede, Riccardo, che ci racconta il forte contrasto tra Milano prima e Milano dopo il Covid-19.
BERGAMO

Vogliamo chiudere questa lunga serie di interviste con la testimonianza della studentessa Roberta di Bergamo. Con voce comprensibilmente toccata dalla difficoltà della situazione vi consigliamo di ascoltare le parole di questa ragazza non con retorica pietà ma con presa di consapevolezza adulta del momento drammatico in zone magari lontane da noi e del sacrificio reale che tanti connazionali stanno compiendo per garantire servizi fondamentali.
Qui trovi la seconda parte dell’articolo COVID WORLD: racconti di quarantena in giro per il mondo!
Ascolta anche l’intervista agli italiani che vivono in Cina!

Autore: Tommaso Lucchesi
Appassionato di tutto un pò, dalla musica all’arte passando per il cinema. Adoro la scrittura e tento la strada dello Storico a Firenze, A Radioeco dal 2019.