L’Accademia della Crusca è una delle più prestigiose istituzioni linguistiche d’Italia e del mondo che raccoglie studiosi ed esperti di linguistica e filologia della lingua italiana, che insieme all’Istituto Opera del Vocabolario Italiano (OVI), ha sede nella Villa Medicea di Castello, a Firenze.
Vi sarete di certo imbattuti almeno una volta nell’Accademia della Crusca, quando su Internet avete cercato il significato di una parola, di un modo di dire, oppure per qualsiasi dubbio riguardante la lingua italiana.

Perché si chiama Accademia della Crusca? E soprattutto quando è nata?
I primordi dell’Accademia risalgono tra il 1570 e il 1580, quando un gruppo di amici col nome di “brigata dei crusconi” si riunirono differenziandosi dai formalismi dell’Accademia fiorentina, in un clima di vivace confronto, e con un pizzico di impegno culturale.
Vengono tradizionalmente indicati come i fondatori della Crusca Giovan Battista Deti, anche detto il Sollo; Anton Francesco Grazzini, il Lasca; Bernardo Canigiani, il Gramolato; Bernardo Zanchini, il Macerato; Bastiano de’ Rossi, l’Inferigno, e Lionardo Salviati, l’Infarinato.
Lo stesso Salviati dette nuovo significato al nome di Crusca attribuendo all’Accademia lo scopo di separare il fior di farina (la buona lingua) dalla crusca.
Così come la farina buona deve essere separata dalla grezza crusca, anche l’Accademia si riproponeva di applicare lo stesso procedimento alla lingua italiana.
Si arrivò così, dopo varie peripezie, alla cerimonia inaugurale dell’Accademia, ovvero, il 25 marzo del 1585, ben 435 anni fa.
Nel 1590 venne scelto come simbolo dell’Accademia il frullone, lo strumento che si adoperava per separare il fior di farina dalla crusca, e come parola d’ordine il verso “il più bel fior ne coglie” di Petrarca.
Anche tutti gli oggetti dell’Accademia avevano nomi inerenti al grano, alla crusca, al pane, compresi gli stemmi personali degli accademici.
Si pensi che annualmente, in occasione della scadenza delle nomine dei magistrati, veniva indetto dagli accademici uno stravizzo, simposio in cui veniva letta la cicalata, ovvero un’orazione in burla su un argomento futile, potendo muovere accuse contro i magistrati del seggio scaduto. In occasione di questi banchetti venivano servite pietanze ricercatissime e di alcune di queste si conservano ancora le liste dei preparativi.

Le cinque edizioni del Vocabolario degli Accademici
Quello dell’Accademia fu un cammino molto lungo, dal 1583 (anno della sua stabile costituzione) fino ad oggi, attraverso le cinque edizioni del Vocabolario degli Accademici.
I primi autori ad essere spogliati furono Dante nella Divina Commedia, Boccaccio nel Decameron, e Petrarca nel Canzoniere con l’obiettivo di conservare la bellezza del fiorentino trecentesco.
Esistevano al tempo i Deputati per il Vocabolario, una commissione di quattro accademici nominati per facilitare il lavoro di redazione del Vocabolario, di cui la prima edizione uscì nel 1612 a Venezia, suscitando grande scalpore; a molti non piacque, infatti, la matrice di stampo arcaico che si proponeva.
Tutto ciò caratterizzava, comunque, un bene prezioso, quale quello della lingua comune, strumento indispensabile per tutti quelli che volevano scrivere in buon italiano.
La seconda edizione del Vocabolario apparve nel 1623, sempre a Venezia, a cura di Bastiano de’ Rossi. Non ci furono particolari modifiche o aggiunte, tutto rimase compatto sempre in un unico volume.
La terza edizione, invece, uscita nel 1691 e stampata a Firenze, costituì un’opera non solo accresciuta quantitativamente, ma anche rinnovata qualitativamente: alla sua compilazione parteciparono uomini di scienza come Redi e Magalotti.
Apparvero tra le voci del Vocabolario per la prima volta diminutivi, superlativi e accrescitivi.
La quarta edizione del Vocabolario della Crusca fu stampata da Domenico Maria Manni in sei volumi, dal 1729 al 1738 e dedicata a Gian Gastone de’ Medici.
Le polemiche contro la Crusca portarono Pietro Leopoldo, nel 1783, ad accorpare le tre istituzioni della Crusca, della Fiorentina e degli Apatisti, in una sola, detta Accademia Fiorentina, ricostituita poi solo nel 1811.

Il XX secolo
Il 1923 rappresentò l’inizio di grandi cambiamenti: in quell’anno l’allora Ministro della Pubblica Istruzione Giovanni Gentile dispose, con il Regio Decreto dell’11 marzo 1923, il nuovo ordinamento dell’Accademia prevedendo l’interruzione della compilazione della stampa del vocabolario.
I lavori di compilazione ripresero solamente nel 1955, quando in occasione del primo Congresso internazionale di studi italiani riunito a Cambridge, venne chiesto all’Accademia di dedicarsi agli studi preparatori alla pubblicazione di un grande Vocabolario storico della lingua italiana.
E finalmente con l’elezione di Giacomo Devoto a presidente dell’Accademia, iniziò la fruttuosa collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche che permise di avviare l’Opera del Vocabolario.
L’Accademia oggi prosegue la propria attività editoriale, mettendo a disposizione del pubblico una biblioteca specialistica e il proprio archivio, intrattiene rapporti internazionali tra cui l’ASLI (Associazione per la storia della lingua italiana) e il CLIEO (Centro di Linguistica Storica e Teorica: Italiano, Lingue europee, Lingue orientali), organizza incontri, seminari e convegni sull’italiano, svolge un ruolo attivo nel campo della politica linguistica europea, in particolare con il progetto “Firenze, Piazza delle Lingue d’Europa“.

Com’è nato l’aggettivo “petaloso“?
Si leggeva sulle testate giornalistiche circa 4 anni fa, il titolo:
Matteo, 8 anni, inventa il termine “petaloso“. La Crusca: «La tua parola è bella e chiara, può entrare nel vocabolario»
La storia di “petaloso” inizia quando la maestra Margherita Aurora assegna un esercizio a una classe della scuola elementare Marchesi di Copparo, a Ferrara: gli alunni, infatti, dovevano individuare due aggettivi per ogni sostantivo assegnato dalla maestra.
Al momento di correggere i compiti, il piccolo Matteo, uno degli studenti della classe, scrisse di fianco al sostantivo “fiore” due aggettivi: profumato e petaloso.
La parola petaloso non esisteva in italiano e la maestra, dopo aver mostrato alla classe che non si trovava sul vocabolario, segnò in rosso l’errore, considerandolo “un errore bello“, anche se in realtà Matteo aveva applicato una regola grammaticale.
Così la maestra, che decise di assecondare le domande dei suoi studenti, scrisse insieme alla classe una lettera all’Accademia della Crusca, chiedendo di inserire il termine nel vocabolario.
Incredibilmente, l’Accademia non fece cadere la lettera della classe nel vuoto e decise di rispondere.
Il 23 febbraio del 2016 giunse alla classe la lettera di risposta dell’Accademia della Crusca che definì la parola “ben formata” e “bella e chiara“, affermando anche che poteva essere usata in italiano, spiegando allo stesso tempo che l’ingresso dei termini nel vocabolario non erano deciso dall’alto, ma dati dall’utilizzo e dalla diffusione all’interno della società.
La storia, dunque, fece il giro del web e molti si mobilitarono per diffondere il termine, anche con hashtag #petaloso su Twitter.

Dantedì, #lacruscaacasa: oltre 50 tra accademici e studiosi celebreranno il Sommo Poeta

Il primo Dantedì, oggi, mercoledì 25 marzo 2020, data che gli studiosi riconoscono come inizio del viaggio nell’aldilà della Commedia.
L’Accademia della Crusca invita gli italiani a rileggere Dante, proprio oggi, in particolare la Divina Commedia, capolavoro di straordinaria attualità, in questo frangente delicato.
Oltre cinquanta tra accademici, studiosi, collaboratori della Crusca, personalità del mondo della cultura e dello spettacolo hanno accolto l’invito dell’Accademia a registrare un breve video di circa due minuti, che poi sarà disponibile sul web in un’apposita raccolta del canale Youtube, nel segno di una stretta e fattiva collaborazione tra Regione, Comune, Università e Accademia della Crusca.
“Dante è l’unità del Paese, Dante è la lingua italiana, Dante è l’idea stessa di Italia“
Questa raccolta è arricchita da due partecipazioni: quella di Monica Guerritore, che per l’occasione ha regalato un suo video, registrato durante una sua memorabile lettura dantesca in Accademia del 2015, e quella di Virginio Gazzolo, che spesso ha collaborato alla manifestazione del festival Dante 2021 che annualmente si svolge a Ravenna sotto la direzione scientifica dell’Accademia.
Non solo.
Anche l’Ateneo Pisano sarà in diretta a partire dalle 18:15 di quest’oggi, con l’evento “Lo giorno se n’andava..un viaggio virtuale con Dante“, per dei “flash-readings” di 5 minuti, coordinati da Leonardo Canova e Vito Portagnuolo per conto dell’Associazione degli Italianisti (Adi).
L’evento sarà trasmesso in diretta sulla pagina Facebook dell’Ateneo.
Introdotto dal prof. Alberto Casadei, saranno recitati alcuni passi della Commedia di Dante Alighieri, tenuti da studenti, ricercatori e docenti dell’Ateneo pisano. Al termine delle letture Lorenzo Monteforte, del gruppo di musica popolare Plateìa, proporrà una performance dal titolo DanTaranta: la Commedia e le terzine della pizzica salentina.
Potranno partecipare tutti a questa iniziativa, scattando un selfie con la propria edizione di Dante su Facebook e su Twitter, oppure su Instagram, realizzando un video o una storia.
L’Accademia raccoglierà tutte le testimonianze e le conserverà in rete, con la speranza di “riveder le stelle” al più presto.

Autore: Veronica Grasso
Studia Scienze Infermieristiche presso l’Università di Pisa. Fa parte di Radioeco dal 2018.