Il futuro… 21 anni fa. L’attualità sconcertante di Matrix

Matrix in inglese si riferisce a uno schema matematico di numeri molto utilizzato in informatica

“È la tua ultima occasione, se rinunci non ne avrai altre. Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più.”

Morpheus in Matrix (1999)

Come dimenticare la celeberrima scena di Morpheus (Laurence Fishburne) che presenta a un ancora ignaro Thomas Anderson/ Neo (Keanu Reeves) la scelta di quale pillola prendere e, metaforicamente, quale verità volere conoscere. Chissà cosa sarebbe accaduto (o meglio dire cosa non sarebbe successo) se Neo non avesse scelto la pillola rossa…

Dopo 21 anni dall’uscita nelle sale del capolavoro delle visionarie sorelle Lana e Lilli Wachowski, ancora oggi la parola di origine latina “matrix” (generatrice/matrice) è ancora perfettamente associata a una delle esperienze visive e artistiche più forti degli ultimi decenni, senza contare l’impatto culturale che ha avuto anche nella visione filosofica del mondo globalizzato contemporaneo.

Ma quali sono stati i segreti di questa pellicola del 1999, costata 63 milioni di dollari e con un incasso superiore ai 460 milioni, che in breve tempo è diventata un cult e pietra angolare della storia cinematografica di oggi?

Tanto per iniziare gioca un ruolo importante l’atmosfera cupa, spaesante e suburbana che si respira nei 136 minuti del film, già vissuta in esperimenti audaci come Blade Runner (1982) ma stavolta non calata in un futuro lontano ma in un presente eccessivamente opprimente e chiuso, come molte inquadrature focalizzate sui personaggi e meno sull’ambiente esterno fanno percepire. Non dimentichiamoci che siamo alle porte di un nuovo millennio, la paura del Millennium Bug è solo una delle tante preoccupazioni di un mondo metropolitano in cui sono la solitudine e la tecnologia a iniziare a dominare le nostre vite.

Dal senso di claustrofobica occlusione del mondo di Matrix ai larghi piani dall’alto delle scene nel mondo “reale” (alternati sagacemente con gli stretti locali della nave Nabucodonosor) tutto il film è in sè un’allegoria del cinema stesso e dell’arte di vedere e di mostrare: la pellicola è un universo fittizio in cui lo spettatore ha piacere nell’immergersi e perdere coscienza di dove si trova, così come gli ignari abitanti di Matrix.

La feroce critica al consumismo capitalistico e al modello di società perfetta di impianto neoliberista è evidente, così come l’appello del film a non credere a tutto ciò che l’universo delle immagini ci propina quotidianamente.

Locandina di Matrix (1999)

L’iconografia del film, divenuta subito un “classico”, ha contribuito con decisione allo stamparsi nell’immaginario culturale occidentale come poche altre opere, dai lunghissimi soprabiti di pelle nera agli immancabili occhiali da sole (anche con la pioggia) fino alle scene più epiche realizzate grazie a effetti speciali straordinari come il bullet time e altre innovative risorse della computer grafica (oggi inflazionata) che hanno aperto la strada al cinema d’azione contemporaneo.

Morpheus: Benvenuto nel mondo vero.

Neo: Sono morto, vero?

Morpheus: Tutto l’opposto

Oltre a essere un godibile film di fantascienza che ha come fulcro narrativo l’eterna lotta tra il Bene e il Male (personificato da un incredibile Hugo Weaving/Agente Smith), tra libertà e prigionia, tra il coraggio di cambiare e la paura che tutto cambi, Matrix ha alle sue spalle un lungo lavoro di storyboard in cui convergono molte allusioni e riferimenti al mondo della filosofia, a partire dal popolare mito della Caverna di Platone (che a sua volta riprende la teoria dell’essere di Parmenide) che allude alla scoperta da parte di un “eletto” del mondo reale delle idee, un fuggitivo dalla famosa caverna che si accorge che quello che ha sempre vissuto è soltanto un’ombra del reale e quando torna ad avvertire i suoi simili viene insultato e ucciso (la figura del disertore Cypher nel film è la chiara esemplificazione di questo atteggiamento ostile verso la verità).

Il mito della caverna presente in Matrix
Il Mito della Caverna presente in Matrix

«Matrix è ovunque. È intorno a noi… È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità.»

Morpheus in Matrix

Non mancano citazioni più o meno palesi ad altre filosofie più recenti come il dubbio totale di Cartesio, secondo il quale è forse un genio maligno a indurci a credere che quello che sentiamo è la vera realtà e noi siamo sicuri solo del fatto di essere creature pensanti, o il Velo di Maya di Schopenhauer, il quale afferma che dietro al mondo delle apparenze c’è solo la crudele e irrazionale Volontà senza un disegno provvidenziale. Interessante anche l’idea dell’assenza di Dio che promana dal film in quanto mai è nominato e mai è invocato un qualche salvatore extra-terreno (“Dio è morto” richiama ovviamente il nichilismo di Nietzsche) ma altrettanto affascinante è il paragone tra la rivolta della massa umana contro le macchine visto come ultimo stadio della rivoluzione proletaria profetizzata da Marx, con l’essere umano che insorge contro i padroni cibernetici che governano il mondo e trasformano l’uomo in semplice forza lavoro e “accessorio della macchina” (citando il Manifesto del Partito Comunista del 1848).

Gli agenti che controllano la regolare vita in Matrix

Per onore di cronaca, nel 2003 sono usciti ben 3 prodotti audiovisivi targati Matrix (due sequel e 9 episodi animati) di buon successo commerciale ma lontani dal sapore unico e indelebile della pellicola madre. Dopo Matrix Reloaded, Matrix Revolutions e, a mio modo di vedere, la non indispensabile serie di Animatrix, è in programma per il 2021 di riportare in auge i protagonisti del ciclo vincente firmato Wachowski. Si teme però un serio slittamento a causa dell’emergenza mondiale del coronavirus che ha di fatto bloccato le riprese.

Autore: Tommaso Lucchesi

Appassionato di un pò di tutto, dal cinema al pallone passando per l’arte e la musica, tento la carriera del ricercatore di Storia in quel di Firenze. A Radioeco dal 2019.

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