Per la rubrica settimanale “Le donne da cui trarre esempio”, oggi vi racconto la storia di Michela Murgia, scrittrice, blogger e drammaturga italiana.

Qualche settimana fa è iniziata la rubrica: “le donne da cui trarre esempio” che non voleva parlare solo di donne che con le loro azioni, poesie, lotte, manifestazioni, ribellioni, si erano già consolidate nel tempo e che tutti conosciamo, ma parlare anche di donne nell’attuale, delle donne che nella nostra società contemporanea contribuiscono a sanare quel divario che c’è sempre stato tra uomo e donna.
Sono donne che vivono nella nostra stessa realtà, che affrontano i problemi che affrontiamo noi tutti i giorni e questo ci fa pensare che non sono così lontane da noi.
Michela Murgia è una di queste donne, una donna dell’attuale, una donna con la quale rispecchiarsi tra le sue parole, le sue interviste, i suoi libri, i suoi pensieri.
Perché ho deciso di partecipare a questa rubrica?
Perché ne abbiamo bisogno. Nel nostro piccolo abbiamo bisogno ancora oggi di definire cosa sia il termine “femminismo” e tutto quello che ne comporta, tutte le lotte, tutti i diritti acquisiti, le storie, le vicende, le cose dette, le cose non dette, le lotte perse, quelle vinte, abbiamo bisogno di dare un volto proprio a questo, al “femminismo”.
Il modo migliore per farlo è parlare delle donne che hanno e che stanno lottando, quelle donne che non sono mai state in silenzio, quelle donne rumorose, fuori dai confini bastardi che hanno costruito intorno al concetto di donna.
Questa rubrica è iniziata con la storia di tre grandi donne: Khalida Jarrar, Emma Gonzàlez e Gianna Martinengo, oggi prosegue con un’altra grande storia, quella di Michela Murgia.
Essere donna non è un difetto, ma un simbolo di libertà e forza. Femminismo non significa supremazia del genere femminile, ma parità di genere e rispetto, perché femminismo è giustizia e solidarietà. Perciò donne e uomini siate femminist* e rompete le catene del passato, onorate chi ha combattuto per voi e chi vi ha permesso di essere, oggi, ciò che volete essere.
Siate liberi.
La storia di Michela Murgia
Michela Murgia nasce a Cabras, un piccolo paesino in provincia di Oristano, il 3 giugno del 1972, sotto il segno dei Gemelli.
Come detto sopra, Michela Murgia è una scrittrice, blogger e drammaturga italiana, autrice del bestseller Accabadora e vincitrice dei premi Campiello, Dessì e SuperMondello e da sempre è stata impegnata, anche politicamente, su temi che riguardano il femminile.
L’educazione religiosa alla ritrosia sessuale ha generato nelle donne una condizione di forte ipocrisia tra il dover dire e il voler fare, condannano alla clandestinità il loro desiderio e imponendo agli uomini una visione distorta del complesso mondo erotico femminile, che a lungo è stato ignorato. Il concedersi o negarsi al desiderio maschile finì per essere l’unica forma di potere permesso alle donne, e i tempi e i modi della contrattazione del consenso al rapporto sessuale divennero il solo spazio per esercitarlo.
Michela Murgia
Michela Murgia, dopo aver svolto diversi lavori a partire dai suoi quattordici anni, per pagarsi gli studi tecnici aziendali, ottiene i primi riconoscimenti come autrice. Nel suo primo libro, Il mondo deve sapere, dapprima concepito e praticato come un blog, ha raccontato satiricamente la realtà degli operatori di telemarketing all’interno del call center di un’importante multinazionale, descrivendo lo sfruttamento economico e la manipolazione psicologica a cui sono sottoposti questi lavoratori precari. Tutto ciò è nato da un’esperienza personale all’interno del telemarketing della Kirby.
Di formazione cattolica è stata educatrice e animatrice nell’Azione Cattolica, nel ruolo di referente regionale del settore giovani. Fra le varie esperienze lavorative precedenti all’attività di scrittrice, ci sono quella di insegnante di religione nelle scuole, venditrice di multiproprietà, di operatrice fiscale, di dirigente amministrativa in una centrale termoelettrica e quella di portiera di notte.
Nel 2008 pubblica per Einaudi Viaggio in Sardegna, con il quale guida il lettore alla scoperta dei luoghi meno conosciuti dell’isola.
Nel 2009 il suo Accabadora si avvicina ai temi dell’eutanasia e dell’adozione. Il romanzo è tradotto in circa 30 lingue. Con quest’opera la Murgia vince la sezione narrativa del Premio Dessì nel 2009 e l’anno seguente il SuperMondello nell’ambito del Premio Mondello.
Sempre nel 2010 è la vincitrice invece del Premio Campiello, nel 2011 pubblica Ave Mary. E la Chiesa inventò la donna. Nel 2012 pubblica L’incontro e nel 2013 il pamphlet contro il femminicidio scritto a quattro mani con Loredana Lipperini L’ho uccisa perché l’amavo: falso!
Nel 2015 pubblica Chirú e nel 2016 il pamphlet Futuro Interiore sui temi del potere e della democrazia.
Partecipa ad alcuni programmi televisivi tra cui Quante storie, su Rai 3 e sulla stessa rete Chakra. Nel 2018 esce il memoir letterario L’inferno è una buona memoria e dopo pochissimo il pamphlet politico Istruzioni per diventare fascisti. Nel 2019 pubblica Noi siamo tempesta con cui si aggiudica il premio Morante e la menzione speciale della giuria del premio Andersen. La Murgia è anche autrice di sceneggiature teatrali.
Michela Murgia con Chiara Tagliaferri pubblicano nel 2019 un libro fuori dalle righe e fuori dai soliti canoni: “Morgana. Storie di ragazze che tua madre non approverebbe.”

In questo libro ci sono donne che la sindrome di Ginger Rogers non l’hanno mai avuta e ai loro traguardi ci sono arrivate lo stesso. Sono mistiche guerrafondaie, fantasmi che si aggirano nella brughiera, bambine ciniche, pornostar col cervello, atlete scorrette, regine del circo della vita, stiliste straccione, estremiste della ferita come arte, architette senza compromessi e icone trasgressive contro tutti i canoni.
Michela Murgia
Controcorrente, strane, pericolose, esagerate, difficili da collocare. E rivoluzionarie. Sono le dieci donne raccontate in questo libro e battezzate da una madrina d’eccezione, la Morgana del ciclo arturiano, sorella potente e pericolosa del ben più rassicurante re dalla spada magica.
Morgana non è un catalogo di donne esemplari; al contrario, sono streghe per le donne stesse, irriducibili anche agli schemi della donna emancipata e femminista che oggi, in piena affermazione del pink power, nessuno ha in fondo più timore a raccontare. Il nemico simbolico di questa antologia è la “sindrome di Ginger Rogers”, l’idea – sofisticatamente misogina – che le donne siano migliori in quanto tali e dunque, per stare sullo stesso palcoscenico degli uomini, debbano sapere fare tutto quello che fanno loro, ma all’indietro e sui tacchi a spillo.In una narrazione simile non c’è posto per la dimensione oscura, aggressiva, vendicativa, caotica ed egoistica che invece appartiene alle donne tanto quanto agli uomini.
Le Morgane di questo libro sono efficaci ciascuna a suo modo nello smontare il pregiudizio della natura gentile e sacrificale del femminile. Le loro storie sono educative, non edificanti, disegnano parabole individuali più che percorsi collettivi, ma finiscono paradossalmente per spostare i margini del possibile anche per tutte le altre donne. Nelle pagine di questo libro è nascosta silenziosamente una speranza: ogni volta che la società ridefinisce i termini della libertà femminile, arriva una Morgana a spostarli ancora e ancora, finché il confine e l’orizzonte non saranno diventati la stessa cosa.
Michela Murgia è tutto questo e anche di più.
A Michela Murgia dobbiamo dire grazie per averci portato in una dimensione che, a tratti, è ancora oscura a tutti, a uomini e donne.
Grazie Michela per questa rivoluzione!

Autore: Silvia Santoro
Classe 1996, dai grandi occhi blu, i miei unici credi sono il femminismo e il negroni. Iscritta alla facoltà di lettere moderne dell’Università di Pisa. Fa parte di RadioEco dal 2019.