Il 22 e 23 febbraio il Teatro Verdi di Pisa ha ospitato il Guglielmo Tell di Gioachino Rossini: una versione fantasiosa e sognante dell’opera capace di far calare il pubblico in un mondo fiabesco.
Il regista Arnaud Bernard non è nuovo a reinterpretazioni anche dell’opera più classiche e amate: questa scelta è stata seguita anche per il Guglielmo Tell ed è stata attuata un’innovazione radicale che ha avvicinato un’opera di carattere storico ad una fiaba. L’atmosfera sognate è sottolineata anche dall’uso delle luci curate da Fiammetta Baldisseri, a partire dal grande lampadario che poi diventato fondamentale nella scena principe dell’intera opera: quella della sfida della mela.

photo credits: Alessia Santambrogio
L’escamotage che unisce fiaba e storia è la fantasia di un bambino di età vittoriana, che leggendo tra le mura della sua casa, riesce ad evadere dal suo mondo ed entrare in quello del Guglielmo Tell diventando così il piccolo Jemmy, figlio del protagonista. Il ruolo di Jemmy, interpretato dalla giovane soprano Barbara Massaro, da marginale e rilegato a poche battute del terzo e quarto atto, diventa così centrale, tanto che in platea alcuni hanno definito questa presenza quasi ingombrate, ma in realtà usata in modo molto efficace.

photo credits: Alessia Santambrogio
Anche Gugliemo, interpretato nella rappresentazione del 23 febbraio dal bravissimo Michele Patti, è un personaggio dal doppio sviluppo: padre poco comprensivo come conviene all’età vittoriana, ma genitore amorevole e coraggioso congiurato quando si tratta del personaggio dell’opera di Rossini. Stesso metodo usato anche per caratterizzare Edwige, moglie di Gugliemo,interpretata da Irene Savignano e il resto dei personaggi.
Interessante nella vicenda vittoriana è anche il triangolo amoroso tra quelli che nella vicenda dell’opera si sono tramutati in Matilde, Clarissa Costanzo, Arnoldo, Matteo Falcier e Gressler, Rocco Cavalluzzi; nell’Ottocento vittoriano Matilde e Gressler sono marito e moglie ma lei nasconde una relazione con Arnoldo, e insieme, nelle vicende del Guglielmo Tell hanno regalato numeri davvero intensi. Molto forte anche l’immagine del ballo tra Matilde e Gressler tra i petali di rosa come se fossero in un carilion: un vago richiamo ai valzer viennesi e alle corti Asburgiche e da cui i due personaggi provengono.
Una nota di merito sicuramente deve andare ai membri del coro: bravissimi, espressivi e hanno regalato anche un finale a sorpresa molto apprezzato dal pubblico. Il coro è la vera forza di questa opera di Rossini. Magistrale anche l’orchestra diretta da Carlo Goldestein: davvero impeccabile.

photo credits: Alessia Santambrogio
La scelta del Teatro Verdi di portare una versione dell Guglielmo Tell adoperando numerosi tagli all’opera e di aver riempito i numeri musicali con scene sempre dinamiche ed energiche, supportate anche dalle scene curate da Virgile Koering, è stata sicuramente vincente, alleggerendo così un’opera di per sé molto prolissa e dai temi importanti.
Sicuramente, il pubblico del Teatro Verdi ha apprezzato il Guglielmo Tell in questa veste dell’opera di Rossini rinnovata e alleggerita.

Autore: Alice Andrea Rappelli
Speaker, archeologa e sognatrice con la valigia in mano. Pensa che la vita sia un musical e ha sempre una colonna sonora mentale per i momenti epici della giornata. In Radioeco dal 2019.