Capossela: la connessione tra l’uomo e la bestia

Capossela

In occasione della visita alla mostra al Museo della Città di Livorno su Modigliani, all’interno del quale si è esibito col proprio brano dedicato a Modì, ho avuto il grande onore di fare qualche domanda all’istrionico cantautore Vinicio Capossela.

Il cantautore, musicista, o più semplicemente Artista, ha rilasciato nel 2019 il concept album “Ballate di Uomini e Bestie” (vincitore della Targa Tenco 2019 come miglior album in assoluto) e, di recente, una sorta di corollario intitolato “Bestiario d’Amore“.

Questo lavoro di Capossela trae ispirazione dai manoscritti duecenteschi dell’erudito francese Richard de Fournival, autore che trattò le fantastiche illustrazioni dei bestiari animali con un’analisi metodologica delle manifestazioni amorose.

Il percorso di Capossela verso il folklore però era iniziato già tre anni prima con “Canzoni della Cupa”, per poi evolversi in qualcosa di più.

Capossela
cover art dell’opera “Ballate per uomini e bestie”

Come l’autore stesso descrive:

Ballate per uomini e bestie” è un’opera di grande forza espressiva che guarda alle pestilenze del nostro presente travolto dalla corruzione del linguaggio, dal neoliberismo, dalla violenza e dal saccheggio della natura. In un’epoca in cui il mondo occidentale sembra affrontare un nuovo medioevo inteso come sfiducia nella cultura e nel sapere e smarrimento del senso del sacro, Capossela sceglie di pubblicare un canzoniere che, evocando un medioevo fantastico fatto di bestie estinte, creature magiche, cavalieri erranti, fate e santi, mette in mostra le similitudini e il senso di attualità che lo legano profondamente alle cronache dell’oggi.

L’intervista:

Ballate di Uomini e Bestie” è l’opera sull’uomo moderno incapace di gestire le proprie sensazioni?

L’uomo è sempre incapace di gestire le proprie sensazioni.

Le mette in atto e, a ritroso, capisce di cosa si tratta. L’azione viene prima della riflessione.

Poi la cultura è una rielaborazione di un’azione che è precedentemente stata; tutto quello che riguarda l’uomo e la bestia, come connessione dell’istinto o il non spiegabile dell’uomo come fatto culturale, ci rimanda a questa prima azione.

Questo è il senso di fare un lavoro che pone in relazione Uomini e Bestie.

L’opera presente un forte richiamo a due stati. Il sacro animale e l’uomo divino, simile al concetto qabbalistico “così in alto, così in basso“. Qual è il punto di contatto, la chiave di volta, fra i due?

È vero l’animale ha sempre rappresentato il sacro.

Il primo brano si intitola proprio Uro e parla delle pitture rupestri che lo rappresentano.

Perché la prima cosa che l’uomo, in maniera coscienziosa, poteva raffigurare era ciò che riteneva sacro, ossia l’animale.

Divino invece è tutto ciò che per l’uomo ha a somiglianza di una divinità che lui stesso ha elaborato.

Siamo nel periodo dell’Uomo/Dio.

E in questo rapporto Io/Dio, in questo egolatrismo, il punto di contatto è il cortocircuito quindi la peste, la pestilenza.

Come negli elettrodi.

Capossela
Vinicio Capossela

La Peste” è un brano che ci ricorda come la virtualità, l’internet sia uno strumento nuovo per l’uomo.

Il mondo virtuale è uno strumento dalle possibilità inedite.

Estremamente capillare come strumento sia di dannazione che salvazione.

Gli istinti più volenti viaggiano più velocemente, essendo gli impulsi naturali dell’uomo.

L’Istinto umano tende verso il basso e ciò fa sì che si perda la possibilità di ampliarsi, di connettersi.

In “Danza Macabra” si legge una frase particolare: “il prete fa la predica ma non parla del morto“. Qual è il messaggio dietro questa frase?

La morte è il taboo della società contemporanea.

Si è perso il rapporto sacrale col la morte, relegando tutto ad una ritualità che non ci coinvolge.

Quando siamo in chiesa ci si rende conto che si afferma una dottrina senza una parola specifica, senza un commiato all’estinto.

Come se la morte stessa sia un occasione per riaffermarsi come dottrina.

Capossela
Coverart di ‘Bestiario D’Amore’ curata dall’illustratrice Elisa Seitzinger.

L’amore è un bestiario che imbestia le ore” è una frase che ricorda un po’ il virgiliano concetto di amore come furor, è così?

Certo che sì.

È la parte che l’uomo un po’ rinnega di sé.

Non accetta di perdere ciò che crede che gli sia più naturale, ovvero la ragione, a scapito dell’istinto animalesco, che invece è proprio dell’uomo.

Concludendo le chiedo tre opere che permettano ai nostri lettori di avvicinarsi alla sua di opera.

Non è una scelta facile (ride n.d.r.)

Direi, essendo circondato da quadri, sicuramente “I Proverbi” di Bruegel il Vecchio, cosi brulicante di umanità.

Come lettura consiglio La Nascita dell’Arte” di Bataille, che tratta delle pitture di Lascaux, ovvero la prima opera umana.

Infine rimanderei ad una pellicola; I Racconti di Canterbury di Pasolini.

Ringraziando infinitamente il maestro per il tempo speso, consiglio vivamente di prestare orecchio al suo lavoro che potrebbe sembrare così lontano da noi, ma che invece parla direttamente ad un ventre ben preciso.

Lascio qui il link, sfaticati!

Spiral out, my friends!

Se ti sei perso l’ultimo articolo, lo trovi qui.

Autore: L. Contorno

Studente, rievocatore storico e musicista. In RadioEco dal 2019

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