Con il termine inglese Catcalling, si fa riferimento alle molestie verbali che ogni donna ha subito, almeno una volta nella vita. Questo fenomeno comprende tutte quelle frasi, parole o fischi che vengono rivolte alle ragazze, di qualsiasi età, per la strada. Il nome, infatti, deriva dalla pratica di chiamare un gatto per strada per avvicinarlo.
Ma sfortunatamente, qui non si sta parlando di animali, ma di donne, che vengono ferite dai commenti molto spesso volgari, di sconosciuti.
Questo è un fenomeno ormai molto diffuso in Italia e nel resto del mondo. Il problema di questa pratica, è che, nella maggior parte dei casi, finché non sfocia in violenza fisica non viene riconosciuto come reato. Ma questi commenti, detti molto spesso con troppa leggerezza, sono invece visti come lame taglienti da chi li riceve, creando vergogna e paura alle vittime, quella stessa paura che molto spesso condiziona le scelte di molte donne durante la giornata.
Chiedetevi, quanto il catcalling possa condizionare le scelte di una ragazza, che voglia sentirsi sicura nel camminare per strada, senza dover chiamare qualcuno che possa farle compagnia dall’altro lato del telefono, nel dovere tenere le chiavi strette tra le nocche. La sicurezza di indossare ciò che si vuole, senza che questo possa portare ad insinuazioni sessuali, e scegliere di percorrere una strada piuttosto che un’altra, perché più illuminata, o aver paura di tornare tardi a casa dopo aver bevuto un po’.
Ragazze che, imparano a camminare per la strada con le cuffiette nelle orecchie, per non sentire i commenti a sfondo sessuale su una parte del loro corpo, o che devono voltarsi a guardare dietro di sé per capire se, gli stessi ragazzi, hanno deciso di seguirla solo per divertirsi.
Per evitare possibili molestie stradali, il 45% delle donne rinuncia a frequentare da sola luoghi pubblici, il 50% modifica il percorso verso la propria destinazione di viaggio, e il 26% ha scelto una relazione a scopo preventivo di eventuali approcci non graditi.
Nell’80% dei casi infatti sono le donne le vittime di catcalling. Già durante la pubertà una donna su quattro inizia a subire questi episodi, e molti casi hanno come vittime ragazze di soli 12 anni.
Il rischio di stupro, a seguito di questi episodi, è molto alto.

Ai fini di sensibilizzare la gente, nel 2016 la statunitense Sophie Sandberg crea la pagina Instagram catcallsofnyc, dove vengono pubblicati i commenti sessisti, riscritti sull’asfalto. Sono proprio gli utenti a inviare le offese, raccontando così la loro esperienza e partecipando attivamente all’iniziativa. La riproduzione delle molestie verbali sulla strada avviene tramite gessetti colorati, attirando così l’attenzione dei passanti. Questa iniziativa, è stata già riprodotta in molte città italiane. Nel 2018, è stata aperta la prima pagina italiana a Milano, per poi diffondersi a Torino, Palermo, Bari, Napoli.
Infine, proprio per combattere il catcalling, ed evitare questi episodi nel 2016 è nata Wher, un’app frutto delle esperienze delle due creatrici. L’applicazione è il primo navigatore fatto per le donne dalle donne, sono proprio loro che consigliano le strade da percorrere, in base a quanto le considerano sicure, ed anche alle fasce orarie. L’operazione Wher è presente già in 20 città, italiane ed estere.
Ma dovremmo chiederci: è giusto che una donna debba affidarsi ad un’app per potersi sentire più sicura? Il sesso di una persona non può determinare le sue scelte, quando una donna esce, il mondo non dovrebbe essere suo nemico.
Dovremmo imparare a rispettare gli altri essere umani. E forse un giorno, una donna potrà camminare per strada da sola senza avere paura, forse.

Autore: Federica Tumbiolo
Classe 1995, studia Giurisprudenza all’Università di Pisa. Fa parte di Radioeco dal 2019.