Il Pisa Jazz, la rassegna musicale più importante della toscana, si riconferma promotrice della buona musica.
La seconda serata della manifestazione ha portato nel territorio pisano Piero Gaddi, noto jazzista italiano, incorniciando i suoi ultimi lavori tra le navate del Teatro Sant’Andrea.
Francesco Mariotti, direttore artistico del Pisa Jazz ha introdotto la serata spiegando il punto chiave di questa edizione risoprannominata “follow your line”, anticipando perfettamente quel che avremmo ascoltato di lì a poco.

Il Jazz è fatto di tante linee, e cercando la propria se ne incontrano inevitabilmente altre, che si intrecciano, allontanano, uniscono ma soprattutto arricchiscono le nostre linee guida, plasmando la nostra essenza, la nostra musica, il nostro personale modo di ascoltare e fare jazz.
Piero Gaddi, non ha tardato infatti a spiegarci in musica questo concetto.
La sua formazione classica si intreccia perfettamente a generi disparati, come l’ambient, il progressive, il blues,la popolare pizzica salentina e non ultimo il pop-rock, dimostrando che il jazz può essere una corrente estremamente contaminata dagli altri generi, “svecchiando” anche un po’ il clichè del jazz come musica per vecchi ma soprattutto, per pochi.
I brani, tutti della composizione del maestro Gaddi, a parte un brano di Fabrizio Desideri, hanno trascinato il pubblico in sala in un universo parallelo, fatto di suoni tondi, caldi e dolcissime armonie.
Dalla prima Suite ascoltata,al romantico tema de La Mirò, si ha l’effetto di ritrovarsi in ambientazioni diverse, protagonisti di un film d’amore in cui ogni brano descrive la una scena saliente del film frutto della nostra immaginazione.
Al fianco del maestro Gaddi, dei perfetti studenti della dinamica dei suoni. Impossibile non nominare Fabrizio Desideri, clarinetto e sax, Filippo Pedol al contrabbasso e il giovane Andrea Beninati, batteria e violoncello.

Il quartetto, abile sperimentatore, per la data pisana ha allargato le sue braccia al chitarrista norvegese Bjørn Vidar Solli, amico di Gaddi, che ha arricchito i brani già magnifici con delle note particolarmente blueseggianti.
Per un’eretica del jazz come me, assistere a questo concerto è sembrato idillicamente come avere ospiti a cena i Pink Floyd e Pino Daniele allo stesso tavolo, un mix che possiamo definire popolare ai limiti del mainstream.
Degna di nota anche l’alta quota giovanile presente alla serata: un pubblico concentrato e forse stimolato anche dal prezzo ridotto offerto quest’anno per gli studenti. Pretesto significativo per avvicinare le nuove leve al mondo jazz.
Vi aspettiamo numerosi alla prossima data del festival, il 04/02/2020 al Caracol di Pisa, per il concerto del progetto Xylouris White.

Eleonora Esposito
Classe ’96. Studentessa di Farmacia all’Università di Pisa.