IL DON GIOVANNI AL TEATRO VERDI: L’OPERA BUFFA OGGI

Il Teatro Verdi di Pisa il 24 e 26 gennaio è tornato con l’opera buffa di Mozart Don Giovanni con un nuovo allestimento davvero brillante e attuale, degno del 2020. Un susseguirsi di bellezza e modernità: la platea ha premiato con lunghissimi applausi l’audacia.

La regia accattivante di Cristina Pezzoli si colloca benissimo nel rinnovamento del Teatro Verdi che parte dai social network e finisce direttamente sul palcoscenico, regalandoci momenti di qualità altissima e di forte impatto, degni dei più grandi teatri. Ciò è stato possibile grazie anche alla sapiente direzione di Erina Yashima.

Fin dalla prima nota dell’overture, il pubblico è rimasto colpito dalla scelta di introdurre anche il balletto all’interno dell’opera con le coreografie di Arianna Benedetti. I momenti di danza contemporanea sono andati a sottolineare tutti i momenti più carnali e i pensieri più profondi dei personaggi. Durante l’intervallo questo è stato l’argomento più discusso nel foyer del teatro Verdi, dividendosi tra chi, come me, ha apprezzato la scelta, e chi invece l’ha trovata solo una distrazione o al più un riempitivo.

Le atmosfere sono circensi e sognanti, quasi Felliniane, una sorta di Amarcord ambientato in un mondo allo stesso tempo cupo e scintillante, un ossimoro che incarna anche le due anime di Don Giovanni: galantuomo da una parte e seduttore spietato dall’altra. Questo aspetto viene sposato totalmente dai costumi di Giacomo Andrico, che ha curato anche le scene, e dalle luci magiche di Valerio Alfieri.

Le scelte stilistiche adottate ricreano a pieno il clima di opera buffa, che nel 2020, può essere ricreato solo in questo modo: sfruttando il grottesco, tramite il circo nero, e i numerosi espedienti inusuali e soprattutto inaspettati.

Interessante l’idea di usare dei microfoni, rigorosamente spenti, per i dialoghi tra Don Giovanni, con cilindro e corsetto, e il fedele Leporello: i due ai lati opposti del palcoscenico pianificano così le loro malefatte. Grazie a questo espediente è emersa anche la vena comica del bravissimo Nicola Ziccardi, che in un parlato del suo Leporello imita la voce del Ragionier Fantozzi: servilismo di fine Settecento a confronto di quello del Novecento.

Sempre al fantomatico microfono spento, Donna Elvira, interpretata da Raffaella Milanesi, ci ha donato uno dei momenti più intensi dell’intera opera: Donna Elvira, in abiti maschili anni ’30, perfetti per il suo personaggio, esprime tutto il suo dolore per il tradimento; non più opera ma jazz, sembra di lasciare il teatro per qualche istante ed entrare in un cabaret.

L’arrivo dirompente di Zerlina a piedi nudi (Federica Livi), Masetto (Francesco Vultanaggio) e il coro è travolgente grazie anche all’uso dei costumi: non sono più dei semplici contadini ma dei gitani. Anche le lucine dorate sopra la scena sono perfette per incarnare il clima di festa paesana. Le prime parole di Zerlina sono state state scelte anche dal Teatro Verdi per la promozione dell’opera di Mozart.

Giovinette che fate all’amore,

Non lasciate che passi l’età:

Se nel seno vi bulica il core,

Il rimedio vedetelo qua.

ah ah ah,ah ah ah.

Che piacer, che piacer che sarà!

Zerlina, Don Giovanni, Mozart, Da Ponte.

In tutto questo si muovono un ineccepibile Don Ottavio (Diego Godoy) e una splendida Donna Anna (Sonia Ciani), forse l’elemento più dotato vocalmente. I due personaggi però sono quelli che risultano più sbiaditi e meno caratterizzati anche nei costumi e nelle scenografie durante i loro interventi. Ma ciò probabilmente è un retaggio che proviene perfino dal libretto di Da Ponte. Diego Godoy ha comunque guadagnato applausi a scena aperta con Dalla sua pace.

Gli applausi a scena aperta, in realtà, hanno risuonato al Teatro Verdi per tutti gli interpreti del Don Giovanni nel corso dell’opera.

L’esordio del secondo atto è forse quello che ha stupito più di tutti: troviamo un Don Giovanni nelle vesti di pugile, che poi si spoglia in scena per rivestirsi con i panni di Leporello. In tutto ciò Antonio Antonangeli rimane sempre credibile e perfettamente calato nel personaggio del seduttore sicuro di sé, come lo è stato per tutta l’opera.

Anche in questa scena le luci sono magistrali. Meravigliosa la scritta luminosa Don Giovanni misteriosamente al contrario: io personalmente vi ho visto un richiamo alla dannazione finale di Don Giovanni e all’inferno, ma forse sto lavorando troppo di fantasia.

L’uso di un’altalena davanti a questo sfondo, le luci blu come in una lunga notte alternate a quelle intense rosse e il mondo del circo nero, mi riportano al Moulin Rouge di Baz Luhrmann, dove il soggetto tra l’altro era sempre ispirato al mondo dell’opera, La Traviata in quel caso.

La Milanesi cantando sull’altalena incanta anche questa volta con l’interpretazione di Ah taci ingiusto core.

Don Giovanni al Teatro Verdi: Photo credits Imaginarium Creative Studio

Anche la scena del primo incontro tra Don Giovanni e la statua del Commendatore (Paolo Pecchioli) è esemplare: tre croci su sfondo blu, veli, ballerini usati come statue cimiteriali e figure rese cristologiche in una suggestiva Via crucis.

La croce poi durante la cena maledetta si trasforma in tavola da pranzo, con funzione quasi profetica per il destino di Don Giovanni. Per non parlare poi del colpo di scena con l’uso del fuoco che ha spiazzato e lasciato interdetto il pubblico più tradizionalista. Puro divertimento!

Don Giovanni al Teatro Verdi: Photo credits Imaginarium Creative Studio

Il Don Giovanni del Teatro Verdi sicuramente è un’opera che è andata a colpire gli spettatori è verrà ricordata grazie alle atmosfere frizzanti e innovative che l’hanno caratterizzata. Un modo nuovo di vedere l’opera ancora troppo poco presente e poco apprezzato in Italia. C’è l’esigenza di osare nell’opera! Il calore con cui è stato accolto questo allestimento al teatro Verdi di Pisa spero sia un incoraggiamento verso un’opera sempre più coraggiosa, che sappia ancora intrattenere e divertire: nuovamente inclusiva e popolare, nel senso più nobile del termine. Ancora applausi!

Autore: Alice Andrea Rappelli

Speaker, archeologa e sognatrice con la valigia in mano. Pensa che la vita sia un musical e ha sempre una colonna sonora mentale per i momenti epici della giornata. In Radioeco dal 2019.

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