GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Ogni anno, il 10 dicembre, viene celebrata la Giornata Mondiale dei Diritti Umani.

Settantuno anni fa l’Assemblea generale delle Nazioni Unite firmava la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. A quel tempo l’ONU era formata da 58 paesi, 48 votarono a favore e firmarono il documento, 2 non erano presenti al voto e 8 si astennero, ma nessuno votò contro.

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani fu redatta dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, con un preambolo e 30 articoli, che sancivano così i diritti universali, civili, politici, economici, sociali e culturali di ogni individuo.

“Potremmo dare tante definizioni di diritti umani, più o meno concettose e altisonanti. Ma preferisco optare per una via molto pragmatica e dire che i diritti umani sono la cosa più importante della nostra vita, ciò che ci permette di dare alla nostra esistenza, all’esistenza di ciascuno di noi, senza alcuna distinzione gerarchica, pienezza di valore e di significato.”

Roberto Fantini.
Giornata mondiale dei diritti umani.

L’obiettivo è proprio quello di evitare il replicarsi delle atrocità della guerra e delle violenze nella tutela di ogni individuo, la tutela dei diritti di ogni essere umano, senza distinzione di razza, sesso, religione, ideologia politica.

I 30 articoli per i Diritti Umani iniziano proprio con un preambolo che sottolinea che la dignità di ciascun membro della “famiglia umana” costituisce la base della libertà, giustizia e pace nel mondo.

Per citare alcuni articoli, come l’articolo 1 e l’articolo 2, sono presenti i concetti di dignità, eguaglianza, libertà e fratellanza.

Successivamente, negli altri articoli, vengono enunciati i diritti di ciascuno, quali il diritto alla vita, la proibizione della schiavitù e della tortura, diritto alla libertà di movimento, di pensiero, di espressione, di coscienza e religione.

Ma soffermandoci proprio sui termini senza distinzionein riferimento a ciò che siamo, a ciò in cui crediamo, questo obiettivo mi sembra più lontano che mai nella nostra società attuale, cominciando perché no, al trattamento riservato ai migranti, alla violenza contro le donne, alla disuguaglianza in termini di ricchezza, al non rispettare tutte le religioni.

Ci si rende conto che il problema è molto più radicato di quanto pensiamo e possiamo dire che la disuguaglianza è figlia di tutte le generazioni, quella dei nostri nonni, dei nostri genitori e la nostra, sempre presente nella nostra quotidianità, come se fosse “il nostro amico da sempre”.

Molte associazioni si attivano affinché i diritti umani di ogni singolo individuo vengano rispettate, restituendo la dignità come essere umano che fin troppe volte è stata negata.

È stata negata nel momento in abbiamo deciso di procedere con l’indifferenza, chiudendo gli occhi e fingendoci sordi davanti a chi implorava aiuto. L’abbiamo negata sì, ma nello stesso tempo con queste non-azioni ci siamo negati il diritto di definirci esseri umani, fatti di pregiudizi, intrappolati nella pigrizia sociale e soprattutto nella perdita della consapevolezza che siamo nati nella parte del mondo in cui ci possiamo definire “fortunati.”

La vera domanda che mi pongo e che vi pongo è: quando abbiamo smesso di lottare? Da quando il resto del mondo non è più affar nostro?

E allora prima del colore della pelle, del sesso, delle nostre ideologie, del nostro status economico, prima delle religioni, dell’istruzione, della cultura, tutti noi abbiamo un unico desiderio comune: essere liberi.

Autore: Silvia Santoro

Classe 1996, dai grandi occhi blu, istintiva, curiosa ed ambiziosa, iscritta alla facoltà di lettere moderne all’Università di Pisa. Fa parte di Radioeco dal 2019.

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