La fantastica signora Maisel e il “problema” della femminilità

la fantastica signora maisel

Venerdì è uscita la nuova stagione de “La fantastica signora Maisel” , e nei precedenti giorni di febbrile attesa ho ripensato parecchio alla serie.

Tra un desiderio di emulazione stilistica e l’altro mi è tornata in mente una discussione di qualche tempo fa con un mio amico: aveva letto un libro di una delle mie autrici preferite ed ero curiosa di sapere cosa ne pensasse.

Stavamo solo chattando, ma me lo vedo: avrà strizzato gli occhi e fatto spallucce.

«Carino» ha risposto, «ma non mi ha coinvolto più di tanto. Viene approfondita maggiormente la figura femminile; non credo fosse adatto a me. Penso sarebbe più interessante per una ragazza».

Un tempo questa risposta non mi avrebbe sorpreso. Avrei pensato, tante volte ho pensato: ci sta. Per questo mi sono stupita, all’inizio, nel rimanerne sconcertata.

Sconcertata letteralmente, musicalmente, come se la sua risposta equivalesse a una stonatura e si fosse guastato il brano che avevamo sempre condotto così bene. Perché questa persona non era un misogino o un ignorante, ma un caro amico dalle vedute simili alle mie, che certo non aveva mai avuto uscite maschiliste. Eppure aveva risposto così, e in realtà non capivo esattamente perchè mi infastidisse tanto.

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Joel e Midge al Gaslight (La fantastica signora Maisel: “Pilot”)/Amazon

Prima di iniziare una nuova serie tv pondero molti fattori. Il genere, il mood che desidero, la durata, il numero di stagioni, la stagione in cui siamo, il tempo fuori e quante ore di sonno sono disposta a sacrificare; mi scorro tutti i titoli per almeno sette volte, mi sovraccarico, mi stanco e alla fine vado a caso.

Per molto tempo Amazon Video ha insistito a mettermi in evidenza La fantastica signora Maisel, ma qualcosa mi tratteneva sempre dal selezionarla. Non sapevo bene cosa; la curiosità c’era. Ma poi temporeggiavo, scorrevo oltre.

Un giorno mi sono decisa. Uscivo da una serie di comedy che mi erano piaciute molto, volevo continuare a ridere (dopo il modo in cui hanno concluso Game Of Thrones non ci si può mai tirare su abbastanza), e così ho cliccato.

Non sono una binge-watcher, dopo quattro episodi mi si incrociano gli occhi. Non ho nemmeno la forza di volontà di fruirmi le serie come una volta, limitandomi a un episodio a settimana. Sono una per le vie di mezzo, un episodio o due al giorno, tutti i giorni. Pillole di salute.

Ecco, La fantastica signora Maisel è una droga euforizzante.

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Midge e Rose (La fantastica signora Maisel, seconda stagione)/Amazon

È sfarzo, frenesia, commedia pura servita alla velocità della luce. La sceneggiatura è fenomenale, gli attori perfetti e la cinematografia magistrale. Le scenografie ricreano la New York di fine anni ’50 minuziosamente, e i costumi sono favolosi.

L’ho divorata. Era da un pezzo che una serie non mi ammaliava con una tale grandiosità. Come ho potuto aspettare tanto per guardarla?

Lì ho capito. Non volevo prenderle, le pillole della signora Maisel, perché erano rosa, estremamente rosa, stilose e sfavillanti. Femminili. Portentosamente femminili. Una serie evidentemente femminile: era quello che mi aveva disturbato. Il femminile.

Ed era sempre il femminile che aveva impedito al mio amico di apprezzare il libro. Era un maschio: cosa poteva centrare lui con un rapporto madre e figlia? Cosa ne poteva trarre?

Come società abbiamo un problema con il femminile. Lo disprezziamo. Lodiamo le ragazze attribuendogli “le palle”; insultiamo i ragazzi dandogli delle femminucce. I gay attirano più odio delle lesbiche, perché avvicinandosi all’ideale femminile si sviliscono.

Quindi per me è naturale evitare un titolo che fa riferimento ad una “fantastica signora”: non sa forse di piccolo, casalingo, adorabile?

Ed è naturale che il mio amico non si sia saputo immedesimare nella protagonista del libro. Una serie, un libro “femminile” in quanto tale è contemporaneamente considerato meno autorevole e apprezzabile solamente da una specifica fetta di pubblico: le donne.

Gli uomini scrivono per tutti. Le donne solo per le donne.

Ecco cosa mi aveva colpito dell’affermazione del mio amico: la realizzazione che a me il contrario non era mai successo.

Non solo: non ci avevo mai pensato. Non mi era mai passato per la testa che un protagonista maschio, con le sue azioni, pensieri e atteggiamenti da maschio, fosse fuori dai miei interessi. Non ho mai considerato le sue parole come parole da uomo. Erano parole e basta. Quelle delle donne, invece, sono immediatamente, e solamente, “da donne”.

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La fantastica signora Maisel: “Pilot”/Amazon

Midge, la protagonista della serie, all’inizio della storia vive una vita perfetta. E’ benestante, ha un marito e due figli. Ha le stesse misure di quando si è sposata. E’ felice, veramente, assolutamente. Ha tutto quello che deve avere.

Poi quella vita le viene sottratta ed è costretta a mettersi in discussione, letteralmente una discussione, la scoperta e conversazione tra aspetti di lei che non si cancellano, ma sovrappongono: Midge è sia una casalinga che una stand up comedian, è sia tradizionale che eversiva, sia femminile che femminista.

Troppo spesso i media ci propongono personaggi che scelgono, che si schierano da una parte o dall’altra, mentre la verità è che è tutto più sfumato di così.

Midge non sceglie perché non deve: è una persona, non una macchietta: è capace di essere tutto, ed è questo che la rende un personaggio memorabile. Per sfondare, in un mondo prettamente maschile come quello della stand up comedy degli anni ’50, non rinuncia alla sua femminilità, la impugna, la rende il frutto da cui spremere tutto il suo geniale repertorio.

Midge non ce la fa nonostante il femminile; ma grazie ad esso.

E fa ridere. Sia femmine che maschi.

Autore: Alison Haughton

Alison studia Scienze Biologiche all’Università di Pisa e non le dà fastidio se pronunci male il suo nome, ha un quadernino su cui si annota le versioni migliori dal 2005. Fa parte di RadioEco dal 2019.

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