Raccontare la vita che scorre è un dono; narrare la propria a volte è un’esigenza. Pedro Almodóvar prende la macchina da presa e con Dolor y Gloria scrive con l’inchiostro della pellicola cinematografica la propria confessione. Una riconciliazione con se stesso, una liberazione dai propri peccati e un perdono dei propri errori. Il dolore di ieri può tramutarsi nella gloria di domani, e così con il suo nuovo film il regista spagnolo realizza una delle sue pellicole più intimiste, e per questo commoventi ed eleganti, della sua intera carriera.
A svolgere il ruolo di alter-ego cinematografico è Antonio Banderas nei panni di Salvador Mallo, regista in piena crisi di ispirazione creativa che vaga tra gli anni perduti e il rapporto conflittuale con la madre (Penélope Cruz), all’amore giovanile per un suo coetaneo, alla dipendenza dall’eroina. Un’Odissea esistenziale, la stessa affrontata anche da un autore come Federico Fellini attraverso il personaggio di Guido in 8 e ½, in cui la mancanza di ispirazione diventa un perfetto espediente per fare i conti con la propria carriera e vita personale. Mettendosi a nudo dinnanzi allo spettatore, non c’è spazio per la retorica o per la facile compassione. Esiste solo una semplice, onesta riflessione sul proprio passato, sul cinema che ha saputo raccontare pellicola dopo pellicola senza reiterarsi mai, ma sempre reinventandosi.

Come un’araba fenice, Almodóvar rinasce dalle ceneri di Dolor y Gloria, lasciandosi alle spalle per un attimo l’ironia, il melodramma (se così Julieta si può definire) e le identità multiple. Chi si presenta dinnanzi alla macchina da presa del regista spagnolo è come è in realtà. Senza maschere, attorno a lui si ergono specchi riflettenti la vita vera filtrata dai ricordi di un uomo che rivendica la propria vecchiaia. Immergendosi nell’acqua della piscina, Salvador rientra nel grembo materno, si avvolge del liquido amniotico per poter rinascere più maturo che mai. Con abilità registica Almodóvar segue i propri protagonisti come se dovesse rincorrere i propri ricordi, veri o mutati che siano.
Banderas e Penélope Cruz sono in stato di grazia, conferendo un elemento prezioso in più a quest’opera perfettamente calibrata e costruita in tutte le sue parti.

Dal mese scorso è inoltre disponibile la versione home-video di Dolor y Gloria grazie a Warner Bros. Italia. In un gioco meta-cinematografico tra il cinema che ripete la vita, e il cinema che registra il cinema in azione, tra i contenuti speciali del dvd troviamo proprio il making-of del film. Un ulteriore tassello imprescindibile per scavare nella mente creativa di Almodovar assistendo alla realizzazione del suo ultimo progetto. Oltre alla versione italiana è disponibile anche quella spagnola, che noi tendiamo a consigliare non perché il doppiaggio sia fatto male (tutt’altro) quanto è nella “s” strascicata, e nella potenza dei loro accenti che si ritrova tutto il dolore e le mille sfumature emozionali di un autore che ci regala la sua pellicola testamentaria. Peccato per la mancanza dei sottotitoli in spagnolo.
Titolo: Dolor y Gloria
Regista: Pedro Almóvar
Cast: Antonio Banderas, Leonardo Sbaraglia, Nora Navas, Julieta Serrano, Penélope Cruz
Durata: 109 minuti.
Elisa Torsiello per Radioeco