La rubrica “Sfighe Stellari” nasce con l’intento di raccontare la vita di personaggi di successo.
Non importa se siano pittori, cantanti, scienziati, accoppiatori di calzini spaiati, il comune denominatore deve essere unico: la sfiga.
Sfortuna, destino, fato, in qualsiasi modo vogliate chiamarla, la sfiga è quella forza magica per cui se una cosa può andar male allora andrà malissimo. La storia Marilyn Monroe…
La brutta notizia è che come il suo lato opposto più gradito anche la malasorte è cieca, ma ha sviluppato tutti gli altri sensi e le bastano. Quindi, che siate belli o Maurizio Costanzo, troverà il modo di raggiungervi, un po’ come Despacito.
Siamo tutti sulla stessa barca, ma almeno non è il Titanic.
La soluzione non è crogiolarci nel nostro dolore o in quello degli altri, non siamo mica Barbara D’Urso.
Dobbiamo imparare la lezione da chi, nonostante la sfiga, ha avuto la capacità di esprimere il proprio talento e diventare una star come la canzone dei Finley (se non capisci la citazione sei troppo giovane o troppo vecchio).
L’articolo di apertura è dedicato a Marilyn Monroe, come avrete potuto intuire dal titolo se non eravate troppo distratti dalla foto, ma sarebbe del tutto comprensibile. Il motivo per cui abbiamo scelto un sex symbol come Marilyn è che nell’immaginario comune la cosa più triste che le sia capitata riguarda l’utilizzo delle sue foto nei post con didascalia “le ossa diamole ai cani!!!”, non è così.
Prima di essere una star, Marilyn è stata, oltre che probabile frutto di una violenza, figlia di padre ignoto e madre mentalmente instabile. Passando da un orfanatrofio ad una casa famiglia subisce disattenzioni e violenze, ricordando anche un episodio di molestie sessuali a soli 9 anni.
Ma non può piovere per sempre, infatti può anche iniziare a grandinare con chicchi grandissimi.
Marilyn viene spinta a sposarsi a soli 16 anni abbandonando gli studi e dedicandosi alla vita coniugale. Fortunatamente il matrimonio ha una conclusione pacifica, nel senso che il marito si arruola e parte per il Pacifico, luogo perfetto per andare in guerra a giudicare dal nome.
La Monroe inizia così a lavorare in una fabbrica, dove le viene scattata una foto per cui vincerà il titolo di “Miss Lanciafiamme”, insomma uno scatto super hot.
Viene contattata da alcune case cinematografiche molto note, riuscendo a strappare alcune apparizioni. Terminato il contratto che non le viene rinnovato, è costretta a prostituirsi e a posare nuda per 50 dollari, sicura di essere una ragazza anonima senza alcuna immagine da difendere. Non ci vuole Fabrizio Corona per capire che in seguito sarà ricattata.
Ma la luce è vicina e non quella del flash stavolta. Il produttore Johnny Hyde riesce a procurare a Marilyn un contratto con la Fox e innamorato della diva le chiede di sposarlo… la Monroe rifiuta e Hyde, mentre è in sua compagnia, muore d’infarto.
Da questo momento in poi, è tutto in discesa. Una discesa ripida, con il ghiaccio mentre tu hai i tacchi a spillo e sei ubriaca.
Marilyn viene consacrata come la femme fatale di Hollywood. Sempre sorridente, sempre sexy, sempre svampita mentre vorrebbe interpretare ruoli che rispecchiano la sua vera personalità. Aldilà delle apparenze Marilyn è una donna intelligente ed estremamente sensibile.
Si innamora del drammaturgo Arthur Miller ma il giorno dell’annunciazione del loro matrimonio alla stampa, una giornalista ha un incidente d’auto morendo sotto gli occhi di un’angosciata Marilyn.
Decide di risorgere dalle proprie ceneri, dato che le sopracciglia ad ali di fenice ce le ha già, e buttarsi nello studio dell’arte drammatica regalandoci una delle sue migliori interpretazioni in “Fermata d’autobus”.
I numerosi divorzi, gli abusi di sostanze, ma soprattutto i 13 aborti e la consapevolezza di non poter essere più madre le hanno dato più di “13 reasons why”. Come finisce la storia lo sapete già.
Della donna dietro la diva che cantava “diamonds are a girl’s best friend” ma scriveva “Hollywood è un posto in cui ti pagano mille dollari per un bacio e cinquanta centesi per la tua anima” ci sarebbe molto altro da dire ma nel dubbio ricordatevi che a dormire solo con Chanel n°5 vi viene la febbre.
Erika Branca per RadioEco