Recensione: La battaglia dei sessi

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Era uno dei film più attesi al London Film Festival, e La battaglia dei sessi si è rivelata all’altezza delle aspettative. Forte di una regia impeccabile e di performance attoriali di altissimo livello (i nomi di Emma Stone e Steve Carell vi dicono nulla?), il film diretto dai registi di Little Miss Sunshine è pronto a imporsi come uno dei film più riusciti dell’anno.

di Elisa TorsielloLa battaglia dei sessi

 

Quando un film è così ben fatto, ben curato, e così ben recitato, il lavoro del critico diventa pressoché inutile. Poco c’è da scrivere dinnanzi a una realizzazione così ineccepibile come quella portata sullo schermo con La Battaglia dei sessi (in originale, Battle of the Sexes). I registi Jonathan Dayton e Valerie Faris vanno al di là del semplice biopic. La loro è una sovrapposizione di più livelli, sostrati tematici e di genere che rendono difficile la semplificazione archivistica del film entro i confini di un’unica categoria cinematografica. Perché Battle of the Sexes, nel suo raccontare la storica sfida tennistica tra Billie Jean King e Bobby Riggs, è certamente un biopic sportivo, ma anche film politico, d’amore, drammatico e comico. Una commistione di generi che i registi riescono a organizzare e maneggiare con maestria ed eleganza, riuscendo nel non facile compito di equilibrare tali tematiche, senza che una arrivi a prevalere sulle altre. Jonathan Dayton e Valerie Faris prelevano dal loro cult precedente, Little Miss Sunshine, non solo una fotografia color pastello – con predominanza di quella tonalità “seppia” che fa molto anni settanta – ma soprattutto la raffinatezza con cui vengono trattati temi delicati, come la scoperta della propria omosessualità, o la diseguaglianza tra uomini e donne. Tematiche e pregiudizi universali, che ancora oggi, a distanza di quarant’anni, rimangono attuali e difficili da abbattere. Allora ci pensa il cinema a far luce su un mondo che denuncia la mancata parità delle donne nei confronti del genere maschile, e sull’incapacità ancora troppo generalizzata di accettare il sesso che si è deciso di amare senza paura, o remore. Nel far ciò i due registi si affidano alla storia di un ex campione di tennis, Bobby Riggs (uno straordinario Steve Carell), figlio di una società misogina e dalla mentalità ancora sessualmente ottusa, che non ha paura di dimostrare la superiorità del sesso maschile su quello femminile, tramite l’organizzazione di una sfida giocata sul campo da tennis, contro quella che non solo si è affermata come una delle più grandi campionesse al mondo, ma anche come portavoce del movimento femminista all’interno della sfera sportiva: Billie Jean King (Emma Stone). A fare da contorno alla realizzazione di questa “battaglia dei sessi”, si giocano le vere battaglie personali dei due protagonisti: quella di Billie Jean, che malgrado l’apparente appagazione per un matrimonio felice e tutto sommato solido, si innamora della bella parrucchiera Marylin (Andrea Riseborough), e quella di Bobby, incapace di far convivere la propria ossessione per le scommesse con un matrimonio ormai agli sgoccioli.

la_battaglia_dei_sessi_steve_carell_emma_stoneFaris and Dayton si rivelano a tal proposito maggiormente interessati a come, psicologicamente più che fisicamente, I due giocatori si presentano sul campo da tennis, enfatizzando di conseguenza l’attenzione dello spettatore sull’ambiente sociale che andrà ad accogliere tale evento e tralasciando la sola componente sportiva. Una regia impeccabile e una sceneggiatura forte e onesta non bastano nella buona riuscita di un film; servono soprattutto performance attoriali all’altezza della parola scritta e capaci di sostenere lo sguardo di una cinepresa. E quelle di Steve Carrell ed Emma Stone sono prove recitative capaci di far ridere e commuovere, instaurando così con il pubblico quel legame empatico capace di coinvolgerlo nella storia e farlo riflettere su quanto trattato nell’opera.

La battaglia dei sessi si fa dunque proiezione visiva di tutte le lotte che noi tutti combattiamo quotidianamente. Sta a noi scegliere se, nell’affrontarle, rivestire i panni di una Billie Jean King, o di un Bobby Riggs. L’importante, comunque, è uscirne vincitori.

Voto: 8 e 1/2