Quale può essere il ruolo di internet nel gestire e raccontare le situazioni di emergenza? Questo il tema del panel “Internet e cambiamento sociale, la gestione delle emergenze – La mobilitazione di attivisti e cittadini in Italia” con Matteo Brunati, Erika Marconato, Valeria Villan, Luca Visone, Viola Bachini, Daniele Fadda e moderato da Donata Columbro, al Centro Congressi “le Benedettine”.
Valeria Villan di Standby Task Force, no-profit americana attiva nel “volontariato digitale” in contesti di emergenze umanitarie, ha esposto il lavoro di “crisis mapping” a partire dal terremoto di Haiti del 2010: “Siamo una task-force di volontari qualificati, che resta in stand-by pronta a essere attivata nel giro di pochissime ore”. Villan ha sottolineato l’importanza dei social media come fonte di informazione durante le situazioni di emergenza, ma anche la difficoltà di districarsi nel flusso continuo di notizie, aggiornamenti, interazioni, “il rumore sui social media”. A proposito di rumore, Luca Visone di “Medici senza frontiere” (MSF) ha presentato il progetto Anti-Slogan: “I social media sono invasi dal tema dei migranti soprattutto in chiave negativa. In particolare, da quando MSF non ha firmato il codice di condotta per le operazioni di soccorso nel Mediterraneo, abbiamo potenziato le persone che si occupano di community management, per rispondere ai commenti che non possono restare senza risposta”. Visone cita alcuni esempi: “Ci portano le malattie”, “vengono trattati meglio degli italiani” “siete dei taxi del mare!”. In questo modo, MSF dà importanza ai propri commentatori e al contempo monitora i propri canali social. Del fenomeno migratorio si sono occupati anche Daniele Fadda e Viola Bachini con il web-doc Demal te niew: il racconto di tre storie “di successo” di altrettanti migranti senegalesi di ritorno, ovvero tornati nel loro Paese di origine dopo un periodo in Italia, avviando un’attività lavorativa. “Le migrazioni circolari – spiegano Fadda e Bachini – sono difficili da quantificare, perciò è necessario un lavoro di ricerca di dati ulteriori rispetto a quelli forniti dagli Stati”, arrivando a spulciare persino dagli elenchi telefonici.
Matteo Brunati ed Erika Marconato, infine, stanno lavorando a un libro sul Civic hacking in Italia: si tratta di avere “informazioni verificate per una persona in emergenza, usando le tecnologie per risolvere i problemi della nostra società”. L’attivismo digitale in Italia ha vissuto, secondo Brunati e Marconato, anni molto difficili: quando la pubblica amministrazione non risponde adeguatamente alle emergenze, si conta sui siti web, la blogosfera, il lavoro giornalistico, “ma non siamo più nel 2005, non si può fingere che non esistiamo”. Un esempio è Terremoto Centro Italia, piattaforma che ha raccolto richieste e offerte di aiuto a seguito delle scosse del 2016, cui hanno collaborato anche Villan e Columbro: “Abbiamo fatto il lavoro che altri non facevano, coordinando le informazioni che arrivavano dai paesi colpiti, ma faticando a parlare con la Protezione Civile”. Nella gestione delle emergenze – e nel rapporto tra macchina dello Stato e l’attivismo su internet – la strada da fare è ancora lunga.
Valentino Liberto per RadioEco