Quest’anno al Wired Next Fest si è parlato di confini. Si tratta di una tematica poliedrica, che può invitare al superamento dei limiti che ci vengono imposti (e che, più spesso, ci si autoimpone) oppure può portare all’auto-affermazione e, dunque, alla chiusura. Laura Boldrini, presidente della Camera dei Deputati, ha avuto a che fare, nel corso dei suoi cinque anni di mandato, con entrambi gli atteggiamenti.
La mattina di sabato 30 settembre, appena giunta nello splendido Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, ha rivolto un saluto alle scolaresche tra il pubblico (in particolare agli insegnanti, che ha definito “presidio di legalità laddove ce n’è bisogno”). Per tutta la durata del suo intervento, breve ma incisivo, non ha mai smesso di rivolgersi a loro, i giovani fruitori della rete.
Una delle iniziative portate avanti dalla Boldrini durante il suo mandato, infatti, è stata l’istituzione di una commissione parlamentare sull’uso di internet, che ha coinvolto, oltre che i deputati, gli esperti del settore. Tra di essi, il compianto Stefano Rodotà, che ha dato il suo contributo per la stesura di una Carta dei diritti e dei doveri di Internet in 14 punti. L’idea alla base è che la rete è uno spazio di libertà, ma, proprio per questo, è necessario capire come usarla al meglio, evitando che diventi un “far web”. Il riferimento non è soltanto al cyber-bullismo, che ogni anno continua a mietere vittime, ma alle fake-news, argomento su cui si è focalizzato l’incontro:
“Le fake news sono sempre esistite, ma la rete le rende senza confini e vi aggiunge l’elemento di impunità, perché non sempre si trova l’autore. Non sono burle, ma strategie messe a tavolino per distruggere la reputazione di una persona”
È quello che hanno tentato di fare con la stessa Boldrini, che di recente ha deciso di denunciare gli insulti di chi si nasconde dietro uno schermo: “I cattivi maestri non si stancano, ma fomentano sempre di più l’odio. Non posso abbassare la testa! Lo devo ai ragazzi e alle ragazze a cui chiedo di denunciare i bulli”. Da quando ha preso questa decisione, peraltro, il livello di odio sui suoi social è concretamente diminuito.
Internet resta, comunque, un mezzo. La responsabilità di verificare le informazioni rimane di chi se ne serve. In un mondo in cui il giornalismo è diventato sempre più legato alle visualizzazioni (il che porta aspiranti pubblicisti sottopagati a puntare sulla quantità piuttosto che sulla qualità degli articoli) e le aziende continuano a sponsorizzare i siti di bufale, il problema delle fake news sembra essere di difficile soluzione. In soccorso sembrerebbe arrivare l’iniziativa che verrà lanciata il 31 ottobre: un progetto di educazione civica digitale, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, volto a procurare agli studenti italiani gli strumenti per difendersi dalla falsità e dalla menzogna che popolano la rete, educandoli alla “cultura della verifica”.
Lungi dal voler essere semplicemente “la vestale dell’istituzione”, la Boldrini ha messo in atto il tentativo di rendere la Camera più sobria e più trasparente verso i cittadini. L’evento si è concluso ricordando le numerose battaglie sociali che hanno interessato questi ultimi cinque anni di presidenza: lotte per i diritti delle donne (ancora troppo spesso vittime di misoginia), a favore della riqualificazione delle periferie urbane (come Rosarno o Scampia) e a favore dell’integrazione (è ancora in corso il dibattito sullo Ius Soli). Una bella lezione sul senso dei confini, che possono diventare orizzonti verso cui marciare uniti.