Osservatore Televisivo – Scoppia l’affaire Report sui vaccini del papilloma virus, la politica si mobilita per spaventare la libera informazione e sui canali Tv si scatena l’inferno: critiche, bufale e nessuno che fa chiarezza.
“Nessuno mette in discussione l’utilità dei vaccini. Questo non significa che non si possa fare un’inchiesta su un singolo medicinale“, parola di Sigfrido Ranucci. Conduttore di Report, reo – a detta di tutti – di procurato allarme e/o di disinformazione a mezzo pubblico. Lo scandalo della settimana aleggia pericolosamente sulla già scricchiolante Tv pubblica, con Campo Dall’Orto passato dall’essere considerato un filo-renziano a potenziale “dead man walking”. Il cocktail esplosivo è reso ancor più tale dalla tematica analizzata: quella medica dei vaccini, da sempre al centro di mille diatribe politiche e non. Tutti a puntare il dito sull’efficacia di quest’ultimi, messa pericolosamente in dubbio dal programma di mamma Rai, nessuno a mettere in risalto come il servizio fosse improntato sulla “farmaco-vigilanza”: ovvero, di cosa succede quando ti inietti il vaccino e hai una reazione avversa. Vuoto pneumatico tra chi ascolta, come se la televisione fosse fatta solo di immagini e non di contenuti audio. A questo punto – verrebbe da pensare – tanto vale ritornare ai trasferelli, magari conditi da una colonna sonora in midi, modello Carosello.
Il PD “pesta” a più non posso con molti esponenti Dem che chiedono a più riprese di far cadere qualche testa, non esentandosi dal criticare aspramente il M5S e Grillo (subito affiancatosi alla causa della libera informazione). La sensazione è che l’attacco a Report e alla Gabanelli, deus ex machina di RaiTre, sia più un’arma distrazione di massa tesa a delegittimare l’inchiesta sui rapporti tra Pessina-Unità-PD scoperchiati appena nella puntata precedente del format investigativo. Un triangolo magico che Renzi tende a smentire in studio a Matrix, quando una settimana prima si era slanciato in un siparietto costernante ai danni del “Falso Quotidiano”. Proprio intervistato da Porro, l’ex Premier prima incespica: “Che lavoro faccio adesso? Sono candidato alle primarie e ho stretto dei contratti privati”, salvo poi riprendersi (complice anche la “cortesia” usata dal conduttore) nel battagliare: “Con il No al Referendum siamo tornati alla Prima Repubblica. Noi avevamo in mente un sistema Paese differente”. Non ci è dato sapere come saremmo tornati indietro nel tempo di 25 anni, soprattutto mantenendo il tutto intonso, ma tant’è di Legge Elettorale non vi è parvenza nella dialettica renziana se non al momento di indicare ciò che non si può fare: i collegi uninominali avanzati da Fiano.
Dove non arriva la dialettica ci pensa la fantasia a fare il resto, come in studio a Otto e Mezzo dove va in onda una clamorosa bufala a firma Alessandra Moretti. Passata in un anno dalle 230mila preferenze alle Elezioni Europee allo schiaffo delle Regionali in cui racimola appena il 22%, “Ladylike” spiega con intensità a Lilli Gruber come i grillini (sempre e solo loro) siano del tutto impreparati: “Per esempio, siamo a Roma in emergenza sanitaria. Ci sono ratti ovunque. E’ morto un bambino di due anni perché è stato morso da un topo“. Rassicuriamo i nostri lettori: il bambino ha tre anni e mezzo, è stato sì morso da un ratto ma è tutt’ora vivo e vegeto. Si riesce così, in tutti i vari talk, a non parlare di temi importanti che ci riguardano da vicino: dal DEF alle Clausole di Salvaguardia, prima accarezzate da Padoan poi rigettate da Renzi; dall’approvazione della legge elettorale al compromesso tra i vari partiti; per assurdo, del possibile nuovo tra l’UE ed Erdoğan, divenuto plenipotenziario in Turchia, e di come riportare in Italia il documentarista toscano Del Grande. Delle due l’una: o si voleva davvero criticare – in buona fede, sia mai – e scoperchiare scandali mostruosi, oppure ci siamo ritrovati tra le mani le migliori distrazioni possibili (sic).