Carminati e il caveau dei misteri d’Italia – #ijf17

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16 luglio 1999, Massimo Carminati entra nel caveau della banca di Roma e apre 147 cassette. Da quel momento Roma ha un nuovo re. #ijf17

I deboli si assoggettano ai più forti, a patto che questi li proteggano e li aiutino ad assoggettare coloro che sono ancor più deboli di loro. Il potere ha un volto e bisogna farselo amico. Lo si rispetta, lo si loda e si china il capo ai suoi ordini per paura delle conseguenze. Il braccio armato del potere è la coercizione che porta a relegare la propria libertà a chi lo esercita. Ma come si ottiene il potere?

In contesti non legali e col ricatto. Il grande potere del ricatto è che è in grado di ribaltare gli equilibri tra forti e deboli. Basta scoprire un piccolo scheletro rinchiuso in un armadio, ricattare il proprietario, ed ecco che anche il più potente si piega al volere di quello che prima poteva essere il più debole.

Carminati e il Caveau dei misteri d'Italia

Carminati e il Caveau dei misteri d’Italia

E se gli armadi non fossero in legno d’acero e alti 2 metri, ma in latta e di pochi centimetri? E se gli scheletri non fossero d’ossa ma di carta? E se colui che era considerato prima un debole, partisse già da una solida base di forza e fosse un esperto criminale, con un passato tra Banda della Magliana, omicidio Pecorelli e l’attentato alla stazione di Bologna? E se questo fosse Massimo Carminati?
Proprio lui, Massimo Carminati, il “Nero” nella fortunata serie TV “Romanzo Criminale”, è stato il protagonista dell’evento “Carminati e il caveu dei misteri d’Italia”, tenuto dal giornalista de “L’Espresso” Lirio Abbate. Partendo dalla lontana notte del 16 luglio 1999, Abbate ha raccontato quello che può essere considerato uno tra i furti più misteriosi nella storia recente del nostro paese. Presso la Banca di Roma, protetta all’interno del palazzo di giustizia, 5 esperti “cassettari” al servizio del Nero su 900 cassette di sicurezza ne hanno aperte 147. L’aspetto misterioso è che non vengono aperte tutte quelle vicine in sequenza, come avrebbe fatto il Mostro, complice di Carminati, ma alternate a seconda dei numeri indicati da una lista.

Carminati e il Caveau  dei misteri d'Italia

Carminati e il Caveau dei misteri d’Italia

Perché il Nero si interessa solo di determinate cassette di sicurezza e se ne infischia di denaro e argenteria, andando dritto a documenti riservatissimi? Queste domande, ricorda il giornalista, se le sono poste anche i magistrati non ricevendo alcuna risposta, fino a quando in un’udienza di Mafia Capitale, non gli è stato chiesto da dove provenissero le sue risorse economiche. La ribattuta è stata che si è arricchito col furto al caveau e che “tra un documento e l’altro c’erano parecchi soldini”. Con questa dichiarazione Carminati sembra ammettere che l’obiettivo principale del furto fossero i documenti. Perché a distanza di anni si sarebbe fatto scappare questa frase? Dal momento che è tutto meno che ingenuo, Abbate sospetta che l’abbia fatto per avvertire qualcuno che potrebbe essersi dimenticato di lui, che quella lista esiste ancora. In un’udienza successiva, infatti, dice che si trattava di uno scherzo, che sperava che la sua ironia fosse colta dai magistrati e che lui in realtà non si è impossessato di nessun documento. “Sarà mica” – continua Abbate- “che le dichiarazioni di Carminati hanno sortito i propri effetti e che chi si era dimenticato di lui ha incominciato a ricordarsene?”

Costantino De Luca e Farouk Perrone per RadioEco