Non chiamatelo crimine di passione: i media e la violenza di genere al Centro Servizi G. Alessi
Giovedi 6 aprile, in occasione del Festival Internazionale del Giornalismo, si è svolto presso il Centro Servizi G. Alessi di Perugia, il panel “Non chiamatelo crimine di passione: i media e la violenza di genere”, l’incontro è stato moderato da Sofia Lotto Persio di International Business Times Uk ed hanno partecipato le seguenti speaker : Cristiana Bedei giornalista freelance, Salma Haidrani giornalista freelance e scrittrice, Stefania Prandi reporter e fotogiornalista con attive collaborazioni con testate di tutto il mondo e Claudia Torrisi appartenente a Chayn Italia.
La conferenza ha voluto mettere in luce le differenze riscontrabili sull’ uso dei media nella trattazione della tematica della violenza di genere, tra il contesto italiano ,di cui hanno parlato Claudia Torrisi e Stefania Prandi, e quello britannico di cui si sono fatte portavoci Cristiana Bedei e Salma Haidrani.
In Inghilterra è in atto uno studio accurato della legislazione dei media sulla corretta informazione e gestione delle notizie relative alla tematica della violenza di genere. A tal proposito Cristina Bedei ci ha parlato di quanto siano importanti la centralità della donna nella trattazione delle vicende inerenti al tema della violenza di genere e la necessità di aver a che fare con fatti certi, realmente accaduti. La giornalista ha inoltre voluto sottolineare l’ importanza di elaborare anche il contesto a cui appartengono le giovani vittime, dal momento che spesso sembra che le storie non siano raccontate nella loro completezza.
Sul versante italiano Claudia Torrisi ha voluto mettere il focus sul problema dell’inadeguatezza da parte dei media nel trattare le storie di violenza. L’ esponente di Chayn Italia ha mostrato anche delle diapositive ove venivano proposti alcuni titoli di giornali inerenti a fatti di cronaca. Si punta spesso alla sensazionalità della notizia a svantaggio della veridicità della stessa. Inoltre troppo spesso, a suo parere, viene proposta una immagine maschile distorta, per cui l’uomo violento sarebbe tale perchè malato e perciò quasi da capire e giustificare. Stefania Prandi ha infine proposto al pubblico una riflessione sulle immagini che spesso accompagnano notizie di crimini perpetrati contro le donne. Immagini che purtroppo mettono in evidenza una disparità e sudditanza della donna rispetto all’ uomo, fotografie grazie alle quali si accentua la distanza tra chi prova la violenza e chi vede i segni prodotti da essa. Ciò a suo parere farebbe trasparire un senso di impotenza nei confronti della violenza sulle donne, mentre ci sarebbe bisogno di trasmettere positività e di mostrare anche la possibilità reale di poter uscire dal circolo vizioso del male.
Al termine dell’ incontro abbiamo avuto la possibilità di avvicinare Claudia Torrisi ed abbiamo approfittato di tale occasione per poterle rivolgere un paio di domande che potete ascoltare nella seguente intervista audio:
https://soundcloud.com/user-303775577/chiara-torrisi-ijf17
Isabel Viele per RadioEco