Una settimana in un clic! – Scissioni e Governo pt.1

Nuove e vecchie storie di politica – Parte 1
Una settimana in un clic in edizione speciale per parlare di scissioni e di Governo, di storie comuni della sinistra italiana.

Scissioni e Governo - pt.1

Scissioni e Governo – pt.1

Scissioni, divisioni, minoranze: la storia politica italiana non cambia mai, a sinistra ciclicamente succede, ma cosa sta succedendo e cosa ci sarà adesso? E “Gentiloni che fa”?

Quella che andiamo a raccontare non è una storia inedita né sorprendente.

La sinistra italiana si spacca. In molti diranno: “e qual è la novità?” Non è nuovo di certo il concetto di scissione nella sinistra nostrana ma quello che risulta particolare è il contesto politico e economico in cui questa scissione si sta consumando oggi.

Immaginate una location importante, poniamo il caso sia il Nazareno, la sede del Partito Democratico.

Mettete dentro questa stanza un Emiliano (nel senso di abitante dell’Emilia) di Bettola, un Romano, un Lucano di Potenza e un Toscano di Bientina; tutti accomunati da una storia di militanza, in epoche diverse, con quella sinistra del PCI prima, delle Feste dell’Unità poi ma che nella playlist di Spotify suonano “bella ciao” e “bandiera rossa” senza inserire la sessione privata.

Continuiamo l’esperimento: inserite poi in questa stanza un altro Toscano, di Rignano sull’Arno questa volta, che invece viene dal mondo degli scout, dagli oratori e su Spotify ascolta musica “giovane”: dai Coldplay a Jovanotti.

Poniamo il caso che il giovane di Rignano riesca a conquistare il Nazareno al grido di “rottamiamo bella ciao e bandiera rossa” ed ecco che abbiamo in modo semplice il quadro della situazione del centrosinistra italiano.

La convivenza tra due visioni del mondo opposte che fino ad oggi avevano vissuto nella casa comune del PD, si è spezzata.

La spaccatura è tuttavia solo la punta di un iceberg che pone le sue basi nel momento stesso in cui il giovane di Rignano (Matteo Renzi ndr) è diventato segretario del PD. La sua rottamazione, non tanto anagrafica quanto ideologica, ha portato a una marginalizzazione di quella parte storica del PD che affonda le sue radici nella sinistra del PCI rendendo, di fatto, sempre più difficile il dialogo tra le due parti.

Ma quando tiri a lungo una corda, prima o poi si spezza. È proprio quello che ci troviamo a raccontare: immaginate due squadre che giocano al “tiro alla fune”. Ognuno tira dalla sua parte per conquistare la vittoria e fin quando questo accade, le due parti restano comunque unite dalla corda. Ma se ad un tratto essa si spezzasse? Le due parti cadrebbero all’indietro e si troverebbero divise.

Oggi la fune si è spezzata e da una parte rimane il PD, in piena fase congressuale in cui il 30 aprile le Primarie eleggeranno il nuovo segretario e dall’altra un nuovo movimento, per ora solo un gruppo parlamentare, dal nome “Democratici e Progressisti” (DP) formato proprio da Bersani (l’Emiliano), dal Roberto Speranza (il Lucano) e da Enrico Rossi (il Toscano di Bientina). Qualcuno si interrogherà sul destino del Romano, al secolo Massimo D’Alema, che a sua volta aveva già creato il suo movimento “Consenso” prima della scissione.

Per completare questa avvincente storia, però, manca un ultimo personaggio, un altro Emiliano, solo di cognome e pugliese di origine, che in questo caos ha saputo giocare molto bene le sue carte.

Si tratta di Michele Emiliano, governatore della Puglia e grande animatore del caos scissionista salvo poi invertire la rotta nel momento più importante. Emiliano resterà nel PD e farà la sua battaglia per la segreteria contro Matteo Renzi e Andrea Orlando.

Ogni storia che si rispetti ha sempre una morale anche quando sembra non ci sia.

Ecco, vi ricordate la metafora del “tiro alla fune”?

Adesso le due parti sono divise e la caduta è appena cominciata.

Fabiano Catania e Giammario Spada per Radioeco.