Insegnare la filosofia ai bambini si può? In Irlanda si! Funziona e sempre più scuole elementari partecipano a questo progetto.
Oggi il valore dello spirito si fonda sulle scienze esatte. I nostri maestri non sono Foscolo, Leopardi o Pirandello, bensì Newton, Einstein, Margherita Hack e così discorrendo. Perfino ogni opera d’arte può fondarsi su un programma standardizzato, la cui base è cementata dalla rigorosità della matematica, individuabile nel dissolvimento della coscienza negli elementi e nel conseguente sviluppo di questi. Tutto è sistematicamente collegato con tutto e da ciò trae sviluppo.
Nel 2013 alcuni economisti della Oxford University hanno presagito un futuro in cui il 50% delle attività professionali sarà svolto da dei robot. Nulla di così assurdo se si pensa ad alcune realtà più industrializzate. Tuttavia ci si deve interrogare sul ruolo che il pensiero e l’elaborazione personale ricoprirebbero in questa prospettiva. Settimane dopo questo verdetto, il presidente irlandese Michael Higgins, mentre la crisi economica prendeva sempre più piede nel suo paese, apre un dibattito su come trovare soluzioni alla disoccupazione. Di lì a poco, in via sperimentale, l’insegnamento della Filosofia viene esteso in alcune scuole elementari.
Questa coincidenza di eventi, pone una domanda paradossale: se negli ultimi 30 anni in Irlanda si fosse insegnato filosofia, si sarebbe potuta evitare una così grave crisi economica? Ovviamente questo sarebbe chiedere troppo alla filosofia, sopratutto se si pensa che in Italia la si insegna da decenni e la situazione non è che sia molto diversa. Tuttavia è interessante scoprire che alcuni paesi europei si pongano tale quesito. Nel Regno Unito- 3 anni prima di Higgins- 48 scuole hanno partecipato ad un progetto dell’Education Endowment Foundation. Questo consisteva nell’avvicinare i bambini a semplici rudimenti di logica e strumenti di apprendimento, con l’intento di trasformare la classe in una “comunità di ricerca”, favorendo di fatto lo sviluppo della dinamica di gruppo e di quello socio-affettivo. L’esito per chi ha seguito l’esperimento è stato sorprendente, non tanto perché i voti in matematica siano cresciuti o le capacità di lettura aumentate, ma in generale è stata notevole l’accelerazione media della facoltà di apprendimento delle materie base.
Quello che qualche anno fa era un progetto, un sogno, ora si avvicina a trasformarsi in realtà. Il merito di questa piccola rivoluzione in atto nei paesi anglosassoni è dell’associazione Philosophy for children (P4C), che dagli anni ’70 ad oggi rappresenta una delle più significative esperienze pedagogiche contemporanee. La P4C ha sviluppato un programma di apprendimento che mira ad incoraggiare il dialogo, favorendo il confronto con gli altri, al fine di migliorare le abilità linguistiche, matematiche e logiche, utili ad ampliare la capacità di interagire con gli altri. I bambini imparano ad ascoltare gli altri, a confrontarsi con le proprie opinioni e a sostenere in modo pacifico una discussione, sentendosi liberi di esprimersi. È chiaro che questo approccio sia diverso da quello applicato nei licei italiani, dove si preferisce lo studio di una storia del pensiero filosofico, da Platone, Aristotele per arrivare a Nietzsche, passando per Kant, Hegel e così via. Va tenuto conto che l’obiettivo non è riempire dei contenitori con delle informazioni, ma è quello di creare i contenitori stessi, ovvero di dare a dei bambini mezzi di apprendimento solidi, affinché, quando si imbatteranno in quelle nozioni, saranno in grado di coglierne il vero significato. La filosofia per propria natura stimola a formulare delle opinioni e a riferirle ad un possibile contesto, che se chi le formula non ha gli strumenti per indagarlo, quelle stesse opinioni iniziali diventeranno dei semplici punti di vista, dei semplici accessori, dove non conterà il “che cosa” ma il “come”.
Costantino De Luca per Radioeco