Australian Open 2017: Federer – Nadal. Ancora loro.

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Ancora una volta Federer – Nadal. Agli Australian Open è andata in scena la finale più sognata. Una sfida con significato più grande dei suoi protagonisti.

É difficile spiegare questo Australian Open che ci ha donato un altro Federer – Nadal. É un mix tennistico esplosivo di appagamento intellettuale ed euforia nostalgica coperto da un velo di tristezza. Un turbinio di emozioni che ha come centro di gravità le favole di risorgimento di Rafael Nadal e Roger Federer. Ancora in finale in uno Slam. Un’ultima volta. La più significativa per una rivalità tra le più rivoluzionarie della storia del tennis. Dovevano essere finiti tante volte. Ci hanno regalato il loro l’apice.

Una brezza di vecchi e gloriosi momenti che ha iniziato a soffiare sulla spinta di altre due favole ai limiti dell’incredibile, quella di Denis Istomin e Mischa Zverev, capaci di eliminare rispettivamente Novak Djokovic al secondo turno e Andy Murray agli ottavi. Dopo queste due imprese – da tramandare ai posteri in stile “Robin Soderling al Roland Garros 2009” – una sorta di scarica elettrica ha percorso tutti gli appassionati dando come la certezza che la finale delle finali si sarebbe giocata. Nessun Dimitrov – talento recuperato e metafisico in semifinale contro Nadal – o Wawrinka o Raonic – deludente al di là delle defezioni fisiche – poteva opporsi a tale scelta. Era nel destino.

Ed è proprio per questa sua natura imprevista e nostalgica che l’ennesima finale Federer – Nadal – capitolo XXXV – si tinge di epicitá come non era mai accaduto in passato. Nessuno – nemmeno gli stessi diretti interessati – avrebbe immaginato di rivederli uno di fronte all’altro nell’ultimo atto di uno Slam. Non dopo i tanti problemi fisici che i due hanno dovuto affrontare negli anni. Ed invece eccoli lì ancora una volta a contrapporre i loro stile opposti ma inevitabilmente attratti l’uno dall’altro. La forza di Nadal contro l’eleganza di Federer. Bastano due scambi per dissolvere dalla memoria dieci anni di tennis e il dominio djokeriano. Come se il tempo non fosse mai trascorso da quelle sfide leggendarie. Come se le carte d’identità non recitassero 35 anni per lo svizzero e 30 per lo spagnolo. La vittoria “anomala” di Federer al quinto – 18° Slam per lo svizzero a quasi 36 anni, il quinto Australian Open – nella sua grandiosità ed immortalità riesce a passare quasi in secondo piano al cospetto di un match che è riuscito ad essere più grande dei suoi protagonisti. Tanto da indurre gli organizzatori a trasformare la Margaret Court Arena – il secondo campo degli Australian Open – in una specie di enorme salotto per gli appassionati. La loro abnegazione è il loro capolavoro e ha saputo, insieme al talento, rendere grazia a questa fase crepuscolare, ispirando l’ultimo atto (?) – in una finale Major – di una delle più grandi rivalità dello sport. Semplicemente un inno al tennis. Un elogio allo sport.

Giacomo Corsetti

@giacomocorsetti