“Il nostro Paese ha bisogno in tempi brevi di un governo nella pienezza delle sue funzioni”: annuncia Sergio Mattarella durante la chiusura delle consultazioni, rassicurando che nei prossimi giorni porrà fine alla crisi di governo.
Questa riaffiora negli italiani ricordi datati mille e 27 giorni fa, quando la crisi che si consumava non era quella del governo Renzi, ma di quello Letta. Niente sembra cambiato d’allora. Stesse liturgie delle consultazioni al Quirinale, stesse sfilate delle delegazioni dei gruppi parlamentari; il tutto legittimato dall’ordinamento della Repubblica Italiana e dalla Costituzione, la quale tanto ha occupato i pensieri degli italiani nei giorni scorsi. Sempre più concrete si fanno in queste ore le possibilità di vedere il comando affidato ad un uomo solo, senza pesi e contrappesi, col fine di superare il conflitto tra correnti e gruppi di interessi, ma più in generale superare le guerre fra bande che da decenni intossicano la vita pubblica in Italia. Il capo di Stato potrà dare un incarico pieno ad un altro esponente politico e qualora la situazione si complicasse, potrà scegliere una personalità istituzionalizzata a cui affidare un preincarico o un mandato esplorativo, col fine di sondare le condizioni per formare un governo. Costui dovrà in seguito consultare nuovamente i gruppi parlamentari e la definitiva soluzione potrebbe ricadere in un governo politico, guidato da un leader politico con maggioranza parlamentare; un governo tecnico con un non parlamentare a capo di un direttivo di personalità della società civile; un governo del presidente, affidato ad un individuo al di sopra delle indicazioni dei gruppi parlamentari scelto dal capo dello Stato; un governo istituzionale, il cui premier sarà uno tra il presidente del Senato o della Camera, il governatore della Banca d’Italia, il presidente della Corte Costituzionale. In sostanza, il referendum che doveva cambiare l’Italia, dandole una svolta democratica sia che avesse vinto il SI, con una sorta di legittimazione di un governo non eletto, sia che avesse vinto il NO, con immediate votazioni, si è trasformato in un semplice pretesto per mettere in atto le solite vecchie trame politiche. Il risultato della chiusura delle ultime urne non ha fatto altro che rimarcare il sempre più problematico allontanamento dei cittadini dalle decisioni comuni, accusati di non essere più in grado di scegliere una posizione in maniera razionale e di essere facili prede di populismo e demagogia.
Costantino De Luca per Radioeco