Il Club To Club Festival ha chiuso la sua sedicesima edizione e noi siamo qui a ricordarcelo già con nostalgia e a pensare con crescente aspettativa alla prossima edizione.
È complicato e riduttivo incapsulare l’esperienza del Club To Club nella cavalcata di acts che si riesce a vedere, dovendo spesso scegliere a malincuore tra gli artisti che animano le due sale in contemporanea (per dirne uno il dilemma Dj Shadow o Daphni), ma un breve riassunto è d’obbligo e quindi, andando per ordine, partiamo:
Giovedì 3
La serata di giovedì, presentata in collaborazione con Resident Advisor, vede Forest Swords aprire la sala gialla del lingotto, il producer inglese, munito di chitarra, dilata e piega i suoni creando la perfetta apertura per le sonorità atmosferiche in cui letteralmente ci immerge Tim Hecker: la sala riempita di fumo colorato, in cui era impossibile vedere a più di un plamo di mano, si è fatta bozzolo impalpabile permettendo di perderci nell’ esperienza acustica. Bozzolo prontamente squarciato dal feedback di Arca che come una crisalide alza la voce sopra la violenza sonora e inaspettatamente inizia il suo set con un canto pieno di pathos, per poi buttarsi in un set corposo e spiazzante perfettamente completato dai visual di Jesse Kanda. Per quanto sia uno dei produttori più richiesti, annovera Bjork e Kanye West tra le sue produzioni, vederlo sul palco esprimere la sua anima da performer permette di comprendere molto meglio il discorso culturale e sociale che l’artista porta avanti. Se avete occasione non perdetevelo.
Dopo un fugace ascolto agli Swans di Michael Gira che dal main stage inchiodano il pubblico ci mettiamo in fila per entrare in sala gialla, che per il venerdì e il sabato è curata da Red Bull Music Academy. Permetteteci un piccola chiosa al riguardo: la line up del fine settimana in sala gialla è un gioiello! Senza nulla togliere ai nomi maestosi del main stage, la proposta fresca e interessante che proviene dal palco “piccolo” è delle più appetitose in circolazione e per ogni set si ha la netta sensazione di aver colto l’occasione di spiare cosa succederà nel futuro della musica.
Ma veniamo agli artisti: il primo che riusciamo a vedere è Mura Masa, il ventenne producer, polistrumentista e compositore di cui, date le premesse dell’ EP Someday Somewhere non vediamo l’ora di sentire l’album di debutto, ci delizia con un set in cui pezzi come “What If I Go? “ e “Lovesick“ (già contenuta nell’ ep e nel disco arricchita della collaborazione di A$ap Rocky) fanno cominciare la serata all’ insegna del sorriso e del singalong danzereccio. È la volta di Fatima Yamaha che dalla consolle ci chiede “What’s A Girl To Do” e il pubblico risponde con mani al cielo e piedi che che non stanno fermi, di certo “i’m stuck” non lo abbiamo sentito dire a nessuno in quell’ ora.
Decidiamo di andare a vedere Nick Murphy: dopo averlo incontrato il giorno prima all’ Absolut Symposium, nell’ hotel Head Quarter del Club To Club, e averci scambiato qualche parola siamo curiosi di capire in quale veste si presenterà dopo aver ucciso Chet Faker. A quanto pare Nick è un ragazzo di parola e come annunciato vuole fare festa: il dj set che mette su dice proprio questo, apre con un remix di Talk Is Cheap e a parte una Everything Is In The Right Place che porta alla mente visioni del main stage dello scorso anno, si abbandona in un set tech house che ci prepara per quel signore del dancefloor che è Laurent Garnier. Ci sono delle parole che vengono in mente quando ci si trova davanti a Lauren Garnier e una su tutte è “maestro” ed è presto detto perchè: sei testimone di come deve essere fatto un set. Preciso, potente, competente, impeccabile, divertentissimo, non si sta fermi un attimo e si vorrebbero prendere appunti per un manuale di istruzioni per far capire che: “gente, è così che va fatto”. Tre ore di set che volano e che fanno viaggiare tra le ombre e i colori. Ogni tanto sembra di essere dentro Trainspotting e non per droghe e disagio ma per l’atmosfera elettrica degli anni ’90. Il giorno dopo lo incontriamo per la presentazione di Elettrochoc, nella dedica scrive “enjoy the ride” e noi vorremmo abbracciarlo, ringraziarlo e dirgli che lo abbiamo fatto di gusto.
Lasciamo per un’oretta – e a malincuore- il set del signor Garneir ansiosi di sentire Gaika in sala gialla, che non solo non ci fa pentire di questa scelta, ma che ci innamora completamente: l’energia e la cupezza del sud di londra trovano espressione nel corpo di questo ragazzo di Brixton che domina il palco. Se ancora non lo avete sentito recuperate Spaghetto, l’EP uscito di recente per la Warp Records, e appena avete occasione andatelo a vedere live perchè è eplosivo.
Torniamo davanti al main stage attirati dalla luce limpida che emana il set di Garnier per vederne la fine e siamo di nuovo in sala gialla per Gqom Oh!: Nan Kolè, Dj Lag a cui è affidata la chiusura della sala gialla. Gqom Oh!: Nan Kolè, Dj Lag sono stati tra le più belle scoperte del Club To Club di quest’anno. Il producer romano Nan Kolè apre le due ore di set affidato all’ etichetta di cui è il boss per poi passare la palla a Dj Lag. Entrambi portatori sani dei ritmi ruvidi e aggressivi della gqom (“Gqom è il rumore di una rocca che cade su una piastrella” ) ci hanno ridotto a invasati incapaci di stare fermi. Due ore di musica così coinvolgente che ti impone di muoverti (ndr grazie per avermi fatto ballare come non facevo da anni!).
Sabato 5
Il sabato arriviamo in tempo per Ghali che non sfigura sul main stage imbastendo un dialogo col suo pubblico di giovani che cantano ogni volta che il microfono passa a loro, rimaniamo ancora al main stage per vedere l’inizio di Junun che popola il palco di turbanti turchesi e invade lo spazio della sale grande del lingotto con i suoni del Rajasthan, passiamo poi in sala gialla per il duo canadese dei Junior Boys, seguito dalla bella esibizione di Jesse Lanza, per poi tornare ai piedi del main stage per uno dei live più attesi, quello di Dj Shadow.
Il californiano Josh Davies è arrivato per presentare uno show creato per l’ occasione del ventennale di Entroducing. Durante il live che ripercorre il disco seminale del produttore si inseriscono pezzi dal suo ultimo album “The Mountain Will Fall” ed è scontato dire che appena partono le prime note di “Nobody Speaks” ottiene in risposta un boato da stadio da parte di tutto il pubblico presente. A completare i live da dieci ci sono i visual sui quattro schermi (tre dietro a mo di nicchia e uno trasparente che cala davanti e su cui vengono proiettate immagini geometriche) che avvolgono l’alchimista americano. Ancora sul main stage segue Jon Hopkins che apre il suo set spinto con una Open Eye Signal in grado di metterci subito il sorriso, migriamo poi in sala gialla per l’ energico set di Clams Casino prima di concludere il nostro sabato con le note disco-house con cui Motor City Drum Ensemble ci fa ballare fino al mattino.
Domenica 6
La domenica del Club To Club prende il nome di Dance Salvario e sposta il baricentro musicale da Via Nizza al quartiere di San Salvario: nella cornice colorata e rilassata del mercato di Piazza Madama Cristina le danze vengono aperte dal set etnico di Lafawndah che tra cinguettii , beats e sitar ci fa viaggiare oltre che ballare, per poi lasciare il posto ai ritmi più aggressivi della footwork e della juke di RP Boo.
La settimana del Club To Club offre un sacco di cose inusuali, tipo un tram che si trasforma in discoteca mentre ti porta per un’ora a fare il giro della città, incuriositi saliamo a bordo e ci godiamo il viaggio musicale offerto da TDC Palazzi e Smart Tram. Tornati in piazza ci dirigiamo verso l’Astoria, tappa finale di questo meraviglioso tour de force musicale, e che completa la giornata Warp To Warp con Lorenzo Senni, L-Vis 1990, e i dj dellaWarp Records.
“Scrivere di musica è come ballare di architettura” pare abbia detto il signor Zappa, e raccontare il Club To Club si avvicina molto a questa descrizione: possiamo cercare di narrare tutti gli act fantastici che si susseguono nelle due sale e provare a riassumere tutti i panel interessanti che animano i pomeriggi all’ head quarter, ma è praticamente impossibile rendere l’atmosfera e l’elettricità che si crea durante questo evento, l’eccitazione che si ha nello stare a contatto con chi crea magia, che siano artisti, organizzatori o agitatori di scene, e la sensazione che ti assale quando entri al Lingotto, ovvero quella di stare accanto a un cuore che pulsa, e non è solo per le frequenze che risuonano nei corpi dei presenti, viene proprio dall’ inconscia consapevolezza di essere nel posto giusto al momento giusto e star facendo parte di qualcosa di bello in un momento magico.
Non poteva esser scelto un concept grafico più giusto per descrivere il Club to Club Festival, le tre stelle si sono inverate ogni giorno del festival: gli artisti, Torino, e la gente che popolava il festival stavano in una comunione così armonica che si aiutavano a splendere a vicenda.
Anche quest’anno la scommessa fatta dal Club To Club è vinta, e si conferma il festival mutaforma che è in grado di nascere dall’ elettronica e riplasmarsi ogni anno virando verso l’ avant-garde e il pop, facendoci intuire la direzione in cui possiamo immaginare vorrà fare rotta nei prossimi anni.