In Sala Blu venerdi’ 11 Novembre, primo giorno del Pisa Book Festival, è stato presentato il libro “Un altro posto è possibile”, curato da Edizioni ETS. All’incontro hanno partecipato l’autrice Cristina Pacinotti e lo scrittore ambientale Giulio Milani. La copertina del libro è stata realizzata grazie all’illustrazione di Gipi, fratello di Cristina: essa rappresenta una montagna attraversata da una luce, un’immagine che si lega in maniera forte al significato del libro.
“Un altro posto è possibile” tratta la storia di una comunità situata a Frabosco, una sorta di locus amoenus immerso nel bosco, nella cornice delle Apuane. Questo “villaggio” si trova ad essere sconvolta nella propria tranquillità e armonia a causa della costruzione di un grande Eco-mostro, una grande opera, uno di quei cantieri con cui sempre più spesso il nostro territorio è costretto ad interfacciarsi.
Come sappiamo di abusi edilizi l’Italia è piena: una crescita continua, rinfocolata dalle promesse di sanatorie che non guarda in faccia nessuno, nemmeno una potenza degna di rispetto come la natura. Ogni anno vengono tirate su oltre 20 mila costruzioni completamente fuori legge senza attenzione alcuna alla salvaguardia del paesaggio. Sul mare, nei parchi archeologici, nelle aree protette: sono davvero pochi gli angoli del Belpaese ad essere stati risparmiati, il dato è davvero allarmante.
Questo romanzo indaga le vicende di una famiglia che vuole sopravvivere a questi cambiamenti e salvaguardare il proprio borgo e le proprie origini, il legame con la natura e l’autenticità di una comunità legata alla terra, intimamente basata su rapporti stretti e autentici. La costruzione di una grande opera minaccia la quotidianità di questa comunità mettendone in crisi rapporti e vivibilità.
Con “un altro posto è possibile” Cristina Pacinotti ripropone la necessità di salvaguardare il concetto di Borgo e la necessità di un ritorno a quelli che sono i vecchi caratteri di un paese montano: solidarietà, resistenza, autenticità, legame armonico con la natura, sussistenza, ritorno alla terra. Tutto questo al netto degli elementi negativi che hanno caratterizzato in passato determinati borghi (basti pensare al patriarcato).
In Italia sono sempre più diffusi questi nuclei di resistenza: i cosidetti “ecovillaggi” , realtà che si oppongono all’invasione di campo dei cantieri e delle discariche sempre più permeanti.
L’ecovillaggio è un tipo di comunità basata esplicitamente sulla sostenibilità ambientale.
I principi di questo tipo di comunità, secondo l’ecologo ed agronomo australiano David Holmgren (che ne è uno dei maggiori teorici), sono i seguenti:
1adesione volontaria dei partecipanti e condivisione dei principi fondanti;
2nuclei abitativi progettati per ridurre al minimo l’impatto ambientale;
3uso di energie rinnovabili;
4autosufficienza alimentare basata su permacultura o altre forme di agricoltura biologica.
L’ecovillaggio costituisce un laboratorio di ricerca e sperimentazione verso stili di vita alternativi ai modelli socio-economici più diffusi. L’ecovillaggio tende al massimo dell’autosufficienza, in modo da soddisfare il più possibile, al suo interno, ogni esigenza dei suoi membri (lavoro, svago, espressione di sé, educazione, bisogni affettivi). Un nuovo modello sostenibile a livello economico e sociale.
Segue l’intervista a Cristina Pacinotti, autrice del libro.
Elena Alei